Il capo di stato dell’Uruguay risponde alle domande di Al Jazeera sorseggiando mate nella sua casa di contadino pochi giorni dopo il via libera alla legalizzazione della produzione, vendita e consumo di marijuana. “Un presidente deve servire la sua gente. Per me i poveri sono coloro che hanno bisogno di troppo, perché vivono perennemente nell’insoddisfazione”.
Dimenticate le sale affrescate, le poltrone di velluto, gli abiti firmati e le auto blu. Dimenticate le foto dei rotocalchi sulle vacanze in yacht dei nostri politici, la compagnia di avvenenti signorine e il corteo di guardie del corpo. Provate ora a immaginare un uomo minuto – di fronte a una giornalista internazionale – vestito con un semplice maglione, seduto al tavolo di una casa umile, mentre sorseggia del mate versandolo da un thermos di plastica. E ora pensate che quell’uomo è un capo di Stato. Per l’esattezza José Mujica, il presidente più povero del mondo, balzato negli ultimi giorni all’onore delle cronache di tutto il mondo per aver permesso per la prima volta la legalizzazione totale della marijuana. La legge, approvata alla Camera bassa, dovrebbe arrivare in Senato entro la fine dell’anno: se verrà approvata l’Uruguay diventerà il primo paese al mondo a regolamentare la produzione, vendita e il consumo libero di “erba” tra le persone adulte. Una proposta che funge anche da banco di prove e potrebbe in futuro essere esportata in tutta l’America Latina, dove sono numerosi i governi di sinistra. Dal Brasile al Venezuela, dall’Ecuador all’Argentina.
Mujica risponde alle domande di una giornalista di Al Jazeera, rivendica la sua scelta di liberalizzare il consumo di marijuana e spiega che ogni altra soluzione proibizionista nel mondo si è rivelata fallimentare. Poi non perde l’occasione per denunciare la “leggerezza” dell’Onu, incapace di pacificare vaste aree del pianeta. “Il dio mercato organizza ormai le nostre economie, le scelte politiche, le nostre abitudini di vita e addirittura fissa tariffe anche per la felicità. Sembra che siamo nati esclusivamente per consumare: quando non possiamo più farlo il sentimento che proviamo è di frustrazione”. Per questo di fronte alle telecamere di Al Jazeera Pepe Mujica rivendica ancora la sua scelta di vivere in povertà e rinunciare alle abitazioni lussuose che spettano ai capi di stato uruguayani. “Chi critica la mia scelta è il vero povero. Per me i poveri sono coloro che hanno bisogno di troppo, perché vivono perennemente nell’insoddisfazione”. E infine aggiunge: “Per me un presidente è un uomo al servizio della repubblica. E’ un funzionario, non un re, né un Dio. Come tale deve essere sostituito al termine del suo lavoro. Io sono contrario alla ri-elezione. Non sopporterei di possedere terreni e altri beni di lusso. Credo che un presidente debba vivere come vive la maggioranza della popolazione, che deve servire e anche rappresentare”.
Ma Mujica non si esime dal commentare lo scandalo che sta travolgendo gli Stati Uniti sullo spionaggio degli altri Paesi del mondo. “L’America ha paura, molta paura, perché nella sua storia si è creata molti nemici. Chi ha nemici ha paura. Ma il ventre dell’America Latina sta conquistando anche la società americana. Tutto è destinato a cambiare”.
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