Le Regioni che in termini assoluti hanno perso il maggior numero di imprese artigiane sono state la Lombardia (-11.939), l'Emilia Romagna (-10.126), il Piemonte (-10.071) e il Veneto (-9.934).
In termini percentuali, invece, i territori piu' colpiti sono stati la Sardegna (-12,2%), il Molise (-9,7%) e l'Abruzzo (-9,4%).
Le statistiche sono state elaborate dall'Ufficio studi della CGIA su dati camerali. Costruzioni (-17,4%), trasporti (-13,5%) e attivita' di natura artistica (-11%) sono stati i settori che in termini percentuali hanno subito i contraccolpi piu' pesanti.
In termini assoluti, invece, sono stati gli impiantisti (elettricisti, idraulici, manutentori, etc.) a subire la contrazione assoluta piu' importante: - 27.502 unita'.
Pesante anche la situazione registrata nell'edilizia (- 23.824) e nell'autotrasporto (-13.863).
Le attivita' che, invece, hanno "battuto" la crisi sono state le imprese di pulizia (edifici/impianti) e il giardinaggio (+9.477 imprese), il settore alimentare (rosticcerie, friggitorie, pasticcerie, gelaterie, etc.), con + 3.527 imprese e il settore della produzione di software (+1.762 unita'). Ma è una ben magra consolazione, specialmente in termini di fatturato.
Difficile anche la situazione dell'artigianato produttivo: con 10.633 chiusure le officine di lavorazione del ferro, sono state le piu' penalizzate a cui si aggiungono le falegnamerie (-6.757 unita') e le attivita' del Tac (tessile, abbigliamento e calzature), con 5.409 aziende in meno.
"Oltre il 54% della contrazione complessiva delle imprese artigiane - fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi - riguarda attivita' legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, elettricisti, idraulici, manutentori caldaie, etc. stanno vivendo anni difficili e molti sono stati costretti a chiudere definitivamente la saracinesca della propria attivita'. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Oltre a cio', ci preoccupa anche lo stato di salute di alcune professioni storiche dell'artigianato che ormai stanno scomparendo. Vuoi per le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo o per il fatto che i giovani non si avvicinano piu' a questi mestieri: come i barbieri, i calzolai, i fotografi, i rilegatori o le ricamatrici che con le loro botteghe hanno caratterizzato la vita quotidiana di tanti paesi e citta'. Senza dimenticare i norcini e i casari che hanno contribuito a sviluppare una cultura agroalimentare che, in loro assenza, rischiamo di perdere."
In sostanza, un disastro di dimensioni epocali. L'euro e la Ue con le sue folli politiche recessive hanno disintegrato il tessuto produttivo di base dell'Italia. Aderire all'euro è stata la scelta più stupida che si potesse fare.
Redazione Milano.
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