Cameron, infatti, è dubbioso sulle "rinegoziazioni" del rapporto di Londra con Bruxelles per modificare in modo sostanziale, verso la quasi completa autonomia, vincoli e relazioni con l'Unione Europea.
Il premier britannico, fa notare il Telegraph, ha sempre sottolineato la volontà di restare in una ''Ue riformata'', determinato a "portare a casa" i cambiamenti necessari nel rapporto con le istituzioni europee.
Adesso però che l'allarme è alto per due defezioni di esponenti Tory verso l'Ukip dell'euroscettico Nigel Farage, e nel timore che ve ne possano essere altre, ogni parola del premier viene analizzata al microscopio: ''Se pensassi che non fosse nell'interesse della Gran Bretagna essere nell'Unione europea non sosterrei che bisogna rimanere'', e' la frase pronunciata da Camaron in un'intervista alla Bbc di ieri.
D'altra parte, con l'economia inglese che va a gonfie vele e la scampata minaccia di un separatismo scozzese uscito sconfitto dal referendum, l'idea che la Gran Bretagna ce la faccia meglio da sola che accompagnata ad una Ue ridotta a brandelli dell'euro e schiacciata dalla fortissima disoccupazione, si sta facendo largo anche tra le file del Partito Conservatore, e non solo nei suoi vertici.
Anche l'elettorato Tory, secondo gli ultimi sondaggi, voterebbe in maggioranza per l'abbandono della "barca europea" che a detta di moltissimi, in Inghilterra, sta affondando.
Redazione Milano.
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