Sempre a proposito della Spagna, prosegue De Nardis, "è bastato che, dopo un triennio di arretramento dell'economia, ci fosse un po' di ripresa del mercato interno per indebolire le vendite iberiche all'estero; se ci fosse stato un guadagno competitivo non sarebbe dovuto succedere".
Per il capo economista Nomisma "ancor più significativo è il segnale che proviene dalla bilancia delle partite correnti: la Spagna, come gli altri periferici, era riuscita ad azzerare il suo ampio disavanzo, grazie alla recessione, nella prima parte del 2013. Cosa è successo con la ripresa? Le partite correnti spagnole sono tornate notevolmente in passivo nel primo semestre del 2014 per oltre il 2% del Pil; quelle dell'Italia, che non ha avuto ripresa, si mantengono in attivo per circa l'1% del Pil".
"E' dunque questo il paese che sta godendo i frutti delle sue riforme strutturali? E' troppo chiedere meno ideologia e più coerenza analitica dalle istituzioni europee, Bce e Commissione, da cui dipendono le scelte dei governi e, quindi, il tenore di vita dei cittadini? La situazione del riequilibrio europeo resta molto complessa. Le riforme strutturali non modificano il nodo di fondo di questo problema: se c'è un paese da riequilibrare in modo prioritario non è sulle sponde Sud dell'Europa. Questo paese è la Germania", conclude De Nardis.
Redazione Milano
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