Complice la stampa amica, sta riuscendo a vendere per la terza volta i fondi per l’edilizia scolastica: inizialmente erano 3 miliardi, che poi si erano ridotti in una successiva dichiarazione a poco più di 800 milioni e due settimane fa sono saliti ad 1. Se uno si limita a leggere i titoli, senza avere un minimo di memoria storica, rischia di scambiare il “bomba”, come lo chiamavano a Firenze, per un super politico.
Nella realtà è più simile all’imbonitore delle tre carte, proprio per la sua abilità nel “rivendere” più volte la stessa non notizia.
Sorte non diversa pare sia riservata al famoso bonus di 80 euro in busta paga. Come aveva già scritto qualche mese fa questo giornale, ora inizia a girare insistentemente la voce che a dicembre molti dei beneficiari avranno l’amara sorpresa di dover restituire tutto quanto percepito in una sola botta. Motivo? Il bonus è stato calcolato sulle dichiarazioni 2011, per cui è sufficiente uno scatto di anzianità o un aumento salariale avvenuto successivamente per far perdere il diritto.
80 euro, per la cronaca, che non hanno sortito alcuno stimolo all’economia, a differenza di quanto pronosticato e annunciato con toni trionfalistici da Renzi e Padoan.
Difatti, l’unico risultato conseguito VERAMENTE da Renzi è la DEFLAZIONE, come certificato dall’istat nelle principali città. Deflazione significa calo dei prezzi e, quindi, del PIL, che difatti sarà negativo a differenza delle previsioni statali che parlavano di un seppur timido 0,8% di crescita.
In mezzo a questo deserto economico che l’operato di Renzi sta compiendo, arriva la notizia di ieri che il tasso di rendimento dei BTP è inferiore a quello del BOND inglese e che questo consentirà allo stato di risparmiare circa 2 miliardi di euro di interessi.
Premesso che a seguito dell’errore del calcolo del PIL abbiamo un buco di almeno 13 miliardi che dovranno essere recuperati da qualche parte, anche il risparmio sugli interessi annunciati ai quattro venti dal governo è un’emerita panzana e vediamo perché.
Ipotizziamo di prendere 100 euro a debito e di restituirli dopo 2 anni al tasso del 2% annuo semplice. Dopo due anni dovremo restituire 104 euro. Tuttavia, se l’inflazione è all’1%, noi dopo due anni avremo sì restituito 104 euro, ma è come se ne avessimo realmente consegnati 102, in quanto dal tasso dobbiamo togliere l’inflazione, che mi “mangia” potere d’acquisto (in realtà anche il capitale si svaluta, ma semplifichiamo un po’ le cose). Se manteniamo gli stessi parametri, ma consideriamo l’inflazione negativa (deflazione) dell’1%, dopo due anni avremo restituito sempre 104 euro, ma nella realtà sarà come se ne avessimo versati 106 perché i prezzi saranno scesi e quindi a parità di moneta potrò prendere più merci. Nella realtà, quindi, non c’è alcun risparmio sulla spesa per interessi.
Non solo: il tasso d’interesse che stiamo pagando oggi, per quanto basso sia, è decisamente maggiore di quanto pagavamo quando avevamo un tasso d’inflazione positivo, e quindi siamo in presenza dell’ennesima sparata priva di senso del premier non eletto fiorentino e del suo degno compare ministro dell’economia.
Ora, i casi sono due: o questi sono realmente degli incapaci di prima categoria, che ignorano i principi base dell’economia conosciuti sicuramente dalle massaie, oppure mentono sapendo di mentire, cercando di nascondere all’opinione pubblica la realtà dei fatti, ovvero il totale fallimento della loro politica economica che, lungi dal risanare i conti, li ha drammaticamente aggravati (a riprova di quanto stiamo dicendo, il rapporto debito/PIL viaggia oltre il 130%!).
E a poco serve celebrare il calo dello spread rispetto al bund tedesco: esso non deriva dal miglioramento della situazione italiana, ma dal peggioramento di quella tedesca. Un po’ come se un malato di cancro si rallegrasse perché gli è stato diagnosticato anche al compagno di stanza.
Purtroppo, questa è la triste realtà dell’Italia a fine agosto 2014: nulla di quanto annunciato da Renzi è realmente stato fatto e quel poco ha provocato più effetti negativi che positivi, che verranno sicuramente colmati da una sventagliata di nuove tasse e tagli al già misero sistema sociale italiano.
Di quello che realmente avrebbe dovuto fare, ovvero un serio taglio degli sprechi, non si è vista traccia. Eppure sarebbe stato semplice: imporre a tutti i centri di spesa della pubblica amministrazione, l’uso del costo medio delle due regioni più “risparmiose”. Un simile atto, secondo le proiezioni dell’Istituto Bruno Leoni, avrebbe portato ad un risparmio per le casse dello stato di 40 miliardi di euro l’anno, senza dover toccare pensioni, sanità, istruzioni.
Invece di fare una sola cosa e fatta bene, il “bomba” ha preferito lanciarsi nell’unica cosa che sa fare: annunci privi di significato. Peccato che il signor Renzi non sia il protagonista di una fiction, ma il presidente del consiglio (seppur non eletto) di una nazione che merita di essere governata da persone all’altezza e non dal “fonzie” di turno.
Luca Campolongo
www.ilnord.it
Nessun commento:
Posta un commento