domenica 15 dicembre 2013

RIMBORSI ELETTORALI AI PARTITI: LA TRUFFA DEL GOVERNO LETTA


A cura di Kollettivo 1


Ingrassano da decenni a spese della collettività e non lavorano per il bene comune. Allora, vanno licenziati in tronco per giusta causa. Il sistema dei magna magna italidioti: cambiare tutto per non cambiare niente. Come muta il finanziamento ai partiti. Non abolito, bensì riformato il sistema con cui i partiti rubano soldi ai contribuenti. Due per mille, tetti e detrazioni, ma a partire dal 2017. Per tagliare le pensioni sociali di miseria a milioni di italiani hanno impiegato appena 4 minuti netti. I parassiti che hanno occupato abusivamente lo Stato fanno ancora i furbi, mentre 4 milioni di italiane ed italiani muoiono di fame.

Con un "cinguettio" il premier abusivo - in scadenza appena sarà pubblicata la sentenza della Corte costituzionale che delegittima il presidente della repubblica, il governo e il parlamento, votati con la legge incostituzionale 270/2005 (gennaio 2014) - Enrico Letta ha annunciato l'abolizione dei finanziamenti ai partiti. La notizia infatti è trapelata via Twitter, mentre il Consiglio dei ministri era ancora in svolgimento. Ma non è così.

Il decreto legge approvato in prima lettura alla Camera e ora all'esame del Senato affida alla scelta dei cittadini di destinare il due per mille dell'Irpef al partito di riferimento e introduce gli sconti fiscali per la contribuzione volontaria.

L'eventuale e possibile scelta inespressa del contribuente (l'inoptato) porterà la quota del 2 per mille allo Stato. Rimane da chiarire se la quota dell'inoptato sarà destinata comunque ai partiti, come si legge nel testo di legge  "in proporzione delle scelte espresse", sul modello del già controverso otto per mille.

E nel caso, a quanto potrà corrispondere l'ammontare della quota di risorse che verrà individuata "nei limiti di cui al comma 4". Ovvero, quale cifra sostituirà le incognite della bozza del ddl, ove si legge "Per le finalità di cui al presente articolo è autorizzata la spesa nel limite massimo di XXX milioni di euro a decorrere dal 2014".

In base al testo approvato, un privato che vorrà sostenere un partito politico non potrà donare più di 300mila euro l'anno (che diventano 200mila per soggetti diversi da persone fisiche) e godrà di detrazioni al 37% tra i 30 euro e i 20mila euro e al 26% tra i 20mila e i 70mila euro. Le spese per l'iscrizione a scuole o corsi di formazione politica saranno detraibili al 75% fino a un massimo di 750 euro l'anno. I partiti potranno raccogliere fondi anche con gli sms o con altre applicazioni da telefoni. E' inoltre prevista anche una penalizzazione sui contributi per i partiti che non promuovono le quote rosa nelle loro liste.
Ma siccome il taglio dei finanziamenti ai partiti è un cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, la reazione di Grillo è stata netta: "Per rinunciare ai finanziamenti pubblici è sufficiente non prenderli come ha fatto il M5s", ha scritto il comicante genovese, che ha intimato al premier di restituire ora "45 milioni di euro di rimborsi elettorali del Pd a iniziare da quelli di luglio". Insomma, "il decreto legge di Letta è l'ennesima presa per il culo". Ma il decreto, seppure per ragioni opposte, non convince nemmeno Forza Italia: è "un grave errore" secondo Altero Matteoli, una iniziativa dei "furbetti del governino" per il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, addirittura un provvedimento "contra personam", cioè contro Silvio Berlusconi, secondo Sandro Bondi, perché "pone dei limiti al finanziamento volontario da patte dei cittadini". Soddisfatto, invece, il senatore del Pd Andrea Marcucci, renziano di ferro, che attribuisce il merito della scelta del Governo al neo segretario del Pd Matteo Renzi, "che ha impresso anche all'esecutivo il ritmo giusto".

Ma facciamo un passo indietro. Nel 1993 con un referendum il cosiddetto “popolo sovrano” aveva abolito il finanziamento ai partiti. E allora, i politicanti hanno inventato il rimborso elettorale per eludere la volontà popolare, pur di sgraffignare ancora soldoni pubblici senza far niente di utile per l’Italia e non avendone diritto.

Il 26 luglio 2013: finanziamento ai partiti, la Camera rimborsa 56,3 milioni. Ecco la ripartizione. Via libera al piano di spartizione della 'torta' dei rimborsi elettorali ai partiti. Una tranche da oltre 56 milioni di euro. Intanto la Camera rinvia l'approvazione del ddl che dovrebbe abolire il finanziamento diretto alle forze politiche.

La Camera ha approvato il piano di ripartizione dei rimborsi ai partiti per le elezioni 2013. Con il voto contrario dei tre rappresentanti del Movimento 5 stelle (che rinuncia a 4 milioni 189mila euro), è stata decisa l'assegnazione di una cifra complessiva di 56,3 milioni di euro, che spettano ai partiti per le elezioni politiche e per le regionali in Sicilia, Lazio, Lombardia, Molise, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta. La cifra tiene conto delle penalizzazioni previste dalla legge e dell'aumento dei contributi privati.

Se si esclude il Senato, limitatamente ai gruppi parlamentari rappresentati a Montecitorio, la cifra complessiva è di 48 milioni 665mila euro, così suddivisi:

Pdl    18.674.106,66
Pd    18.074.055,84
Lega    5.479.071,41
Udc    3.111.184,39
Scelta Civica        1.351.895,46
Sinistra ecologia e libertà    1.123.912,23
Fratelli d'Italia          442.868,49

Oltre che sulla effettiva necessità di tali rimborsi e sulla validità legge che regola le erogazioni statali, i cittadini si interrogano anche sulle modalità di utilizzo di tali fondi da parte delle segreterie e dei tesorieri. Dal 1974, anno in cui venne introdotto, a oggi si sono susseguite diverse normative preposte a regolare i meccanismi del finanziamento pubblico... nessuna delle quali efficace nel prevenire scandali e malversazioni.

Quando a fine gennaio 2014 l'intera casta dovrà sbaraccare dai palazzi di governo e del parlamento, al contempoi dovrà anche restituire tutti i quattrini pubblici intascati illegalmente. 
La resa dei conti è vicina: gennaio 2014.

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