lunedì 9 dicembre 2013

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GOVERNO E PARLAMENTO: TUTTI ILLEGITTIMI DA MANDARE A CASA


di Lupo Alfa

Effetto boomerang, o se preferite autogoal con record incorporato. Infatti la Corte Costituzionale ha impiegato solo 8 anni a scoprire che la legge 270 del 2005, meglio nota come porcellum (porcata) è incostituzionale. Dopo la pronuncia del 4 dicembre 2013 la cuccagna a spese del popolo sovrano è terminata. Questa volta non finirà a tarallucci e vino, come è sempre stato in passato per i "potenti" italidioti. 

A fine gennaio la pronuncia della Consulta sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale, e allora, non più tardi di allora, dovranno sbaraccare tutti, ma proprio a tutti a partire dal reuccio insediatosi per ben due volte illegalmente al Quirinale. Altrimenti il popolo sovrano sarà costretto, guidato anche dal Comitato di Liberazione Nazionale, ad usare le risorse della nonviolenza e ad occupare pacificamente tutte le sedi di potere dello Stato italiano per sloggiare pacificamente gli instrusi abusivi ed usurpatori del potere istituzionale.

Giorgio Napolitano: «Il Parlamento è legittimo». Ha affermato ancora il delegittimato capo dello Stato pro tempore: «Apprezzo molto la risposta di Zagrebelsky oggi e di Onida ieri: gli argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta di chi dice che il Parlamento è delegittimato».   

Ora in un'intervista a Repubblica, Zagrebelsky sostiene che il Parlamento attuale "è delegittimato, ma non annullato” e che "i 148 deputati abusivi  possono sperare". Secondo il costituzionalista, Grillo non ha ragione e lo schiaffo della Consulta non avrà effetti. Insomma, il giurista sostiene che «per il principio di continuità dello Stato: lo Stato è un ente necessario. L’imperativo fondamentale è la sua sopravvivenza, che è la condizione per non cadere nell’anomia e nel caos, nella guerra di tutti contro tutti». 

Eppure, ecco, tra l'altro cosa aveva scritto lo stesso professor Zagrebelsky – che adesso si contraddice clamorosamente - in una sua pubblicazione (La giurisdizione costituzionale, pagine 763-802, in: AA., VV., Manuale di diritto pubblico, Il Mulino, Bologna, 1984) argomentando l’effetto di retroattività di una legge incostituzionale, a maggior ragione se alla base della rappresentanza politica in uno Stato di diritto:

«...L'adozione del sistema di instaurazione incidentale ha reso insomma insostenibile la previsione degli effetti dell'incostituzionalità fatta nell'articolo 136, ponendo le premesse per il riconoscimento di una efficacia retroattiva delle decisioni di incostituzionalità. La formula costituzionale è stata allora modificata nell'articolo 30 della legge numero 87/1953, là dove si dice che dal giorno successivo alla pubblicazione, la legge dichiarata incostituzionale non può più avere applicazione da parte di nessuno. Sulla base di questo meccanismo, la dichiarazione di incostituzionalità, concepita originariamente come una sorta di abrogazione pro futuro, opera invece come annullamento con effetti retroattivi...».

Delle due l'una: o il professor Zagrebelsky soffre di amnesie fulminanti, oppure deve tornare a prendere, ma non ad impartire lezioni di diritto costituzionale.

Qualche giorno fa, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, aveva dichiarato: «Non possiamo vivere senza una legge elettorale, questo è evidente, quindi occorrerebbe che il Parlamento provvedesse ancora prima che escano le motivazioni della sentenza della Consulta, la pronuncia di incostituzionalità colpirà la legge elettorale, non gli atti che hanno condotto alla formazione delle Camere». 

Opposta invece l’opinione di Alberto Capostosti, anch’egli presidente emerito della Consulta che, in una intervista a Qn, ha sostenuto che 

«dal giorno dopo la pubblicazione della sentenza, questo Parlamento è esautorato perché eletto in base a una legge dichiarata incostituzionale. Quindi non potrà più fare niente, e questo è drammatico».

In ultima analisi: a norma di Costituzione repubblicana sono tutti illegittimi e vanno perciò a casa, non possono neanche mettere mano ad una nuova norma elettorale! Prima, tuttavia, dovranno restituire alle casse statali i soldoni pubblici intascati senza averne titolo valido, a partire dal capo dello Stato uscente Giorgio Napolitano che ha bisogno di un ripasso accelerato di giurisprudenza costituzionale. 

L’Italia deve essere uno Stato sociale di diritto, non una repubblichetta delle banane anglo-americane e massoniche, con una casta di crassi politicanti parassiti che hanno incancrenito il corpo delle istituzioni. 

Il popolo sovrano, istituirà una nuova Costituente sulla base della Costituzione repubblicana del 1948, e sarà essa a stabilire le regole democratiche per nuove elezioni. 


Giù la testa ladroni e caporioni. Mò avast': Jatevenn!

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