giovedì 12 dicembre 2013

Il fronte del “politicamente corretto” disprezza le ribellioni popolari non “autorizzate”


Il fronte del “politicamente corretto” disprezza le ribellioni popolari non “autorizzate”

Se dobbiamo analizzare le proteste verificatesi in questi giorni, possiamo affermare che questa volta sono scese in piazza quelle categorie di persone che non si sentono rappresentate né politicamente né sindacalmente.
Trasportatori, piccoli commercianti, imprenditori, artigiani, agricoltori, disoccupati, ex lavoratori con partita IVA, giovani senza lavoro, ecc.. si tratta di una massa di persone che non credono più alle promesse del tipo “la ripresa è dietro l’angolo” oppure “vediamo la luce in fondo al tunnel”, gente che vive la crisi sulla propria pelle con l’impossibilità di poter lavorare stretti nella tenaglia delle super imposizione fiscale, dei costi del gasolio, del cappio dell’usura praticata dalle banche e da Equitalia. Sono persone esasperate che non capiscono più il linguaggio della politica distante anni luce dai loro problemi, quella politica che si è baloccata ipocritamente per mesi a discutere di IMU si ed IMU no, di decadenza, di primarie e di assetti di potere. Sono scesi in piazza questa volta ed hanno fatto i blocchi ai caselli ed occupato i binari. In una parola si sono resi “visibili” loro che dal sistema erano considerati semplicemente “invisibili” quando non inesistenti. Questo consentiva al governo, quando necessario, di aumentare la tassazione su queste categorie visto che non avevano possibilità di protestare non essendo rappresentate.
Quando c’era da trovare altri contributi INPS per pareggiare il deficit, era la soluzione più facile aumentare quelli delle Partite IVA ed artigiani, tanto non avranno modo di reclamare, pensavano. Per fargli pagare le tasse poi l’Agenzia delle Entrate aveva trovato un sistema molto efficiente quanto vessatorio: se dichiari poco fatturato (ricavi) ma mi presenti alte spese, vuole dire che non sei “congruo”, stai occultando delle fatture quindi sei un evasore, si presume, ed allora devi pagare, subito ed in anticipo, quello che io fisco calcolo che sia il valore evaso, poi potrai fare ricorso, se hai i denari per pagare le parcelle all’avvocato ed ai commercialisti.
Così puntualmente, invertito l’onere della prova, arrivavano le cartelle di Equitalia con interessi da usura e pignoramenti sui capannoni, sulla stalla e sui beni del piccolo imprenditore o dell’artigiano. Un sistema diabolico che ha portato alla rovina di alcune migliaia di aziende ed anche al suicidio di molti piccoli imprenditori ed artigiani.
Una volta avuta l’occasione sono scesi in piazza e, confortati dal fatto di essere gruppo, di poter gridare la propria rabbia, come avviene in questi casi, si sono fatti coraggio e la rivolta ha iniziato a farsi sentire in tutta Italia.

Allora è iniziata la reazione dei “giornaloni” del sistema e delle TV che fino al giorno prima avevano ignorato il fenomeno ed oscurato il programma delle proteste.
La Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera e l’Unità in testa hanno iniziato a chiedersi “ma chi sono questi, chi glielo da il diritto a questa protesta populista di bloccare il paese”, mica sono la CGL, mica sono i metalmeccanici sindacalizzati o i dipendenti dei trasporti pubblici, quelli si che possono bloccare ad oltranza ( come avvenuto a Genova ultimamente) senza che nessuno si scandalizzi. Saranno mica fascisti, sobillati da Forza Nuova, Casa Pound, magari dalla mafia, questi sono “brutti sporchi e cattivi” e non hanno diritto di parola e ci mancherebbe altro, siamo o non siamo una Repubblica nata dalla resistenza? Tutti i commentatori del “politicamente corretto” hanno subito manifestato il loro disprezzo. “ Guai a loro se osano bloccare il paese” ha tuonato Alfano, ministro dell’interno e leader del nuovo centro destra. Ai populisti non bisogna lasciare il campo, ha detto Letta, lasciano solo macerie. Sono seguiti subito i commenti di disprezzo e di condanna dei vari Ezio Mauro, Giannini, Gramellini, Gad Lerner, ecc.. Fassino, il sindaco di Torino ha dato l’ultimatum ai manifestanti: “ora basta, hanno sconvolto la vita della città”. Idem il messaggio di condanna del “conte rosso” di Genova, l’aristocratico Marco Doria, anche perché non si tratta di camalli a stipendio pubblico o ferrotranvieri che possono paralizzare la città. Tutti sostenitori del politicamente corretto e alfieri della “difesa delle Istituzioni democratiche”.

Queste manifestazioni di protesta fatte da queste persone, fuori dagli schemi sindacali, nelle varie città italiane, danno fastidio agli opinionisti ed intellettuali della sinistra perché non sono inquadrate dai sindacati, non sono neppure sfilate tipo “Gay Pride”, quelle si che sono autorizzate a sfilare ed a fare anche gesti osceni, non sono neanche le “Femen” che possono esibirsi anche con le tette di fuori, per fare notizia.
Sono invece rozzi camionisti, artigiani, imprenditori e disoccupati con facce rabbiose, non gradevoli e che disturbano con i loro schiamazzi e peggio ancora portano il tricolore invece dei drappi rossi abituali. Grave scandalo per la sinistra che si trova affiancata nella dura condanna dalla stesa Confindustria, quella dei “padroni”, degli industriali come i Benetton ed i Tronchetti Provera, quelli che intrallazzano con il potere politico per fare affari. Strano destino per la sinistra: doveva difendere gli operai ed adesso si trova a fianco con i padroni e con l’aristocrazia dei Doria e dei Tronchetti.
Peggio ancora poi quando si sentono slogan come “tutti a casa i politici”, chiudere Equitalia ed “uscire dall’euro”, allora davvero si è passato il segno ed insorgono i benpensanti, pronti ad accusare di “qualunquismo e populismo” gli autori delle proteste i quali, non solo sono collusi con i fascisti ma per di più “non hanno un programma” perché quelle che dicono sono soltanto bestemmie. “Questa è gente che ha perso il lavoro, non ha cassa integrazione ed è strozzata dai debiti, non sa come andare avanti, sostiene un manifestante, “che si iscrivano al sindacato” il giornalista (di Repubblica o dell’Unità) consiglia accigliato, “che non si facciano strumentalizzare dai fascisti”.
Questo è l’atteggiamento dei progressisti i quali non hanno percepito che il paese reale non ha superato il grado massimo di sopportazione e potrebbe dare altri segnali molto gravi per chi sappia coglierli.
I protagonisti della protesta dovranno però essere molto cauti: chi dispone delle leve del potere politico, per disinnescare la ribellione, potrebbe essere tentato dal predisporre un’altra fase di “strategia della tensione”, come già avvenuto nella storia del paese negli anni ’70, magari infiltrando provocatori all’interno dei cortei o peggio creando degli atti di sovversione e terrorismo per attribuirne poi la responsabilità agli organizzatori delle proteste. Sarebbe un copione già visto, questa volta con la regia di chissà quali centrali internazionali e con finalità di “stabilizzare” la situazione italiana per attuare quelle espropriazioni del patrimonio pubblico e quella omologazione del mercato italiano che tanto interessa la “elite finanziaria” dominante .

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