di Luciano Lago
Il re del Belgio ed alcuni politici di questa nazione, nonchè le autorità giudiziarie belghe, hanno ricevuto minacce di morte da parte di terroristi collegati ai gruppi integralisti che combattono in Siria nelle fila delle milizie salafite.
Tra i politici che hanno ricevuto minacce compare il leader della Nuova Alleanza Fiamminga, Bart De Wever (del partito nazionalista fiammingo)ed il sindaco della città di Vilvoorde, Hans Bonte (socialista).
Le autorità giudiziali confermano che le e- mail contengono minacce di attentati con bombe e minacce di assassinio.
Alcuni di questi messaggi sono stati diretti contro il re Felipe e la famiglia reale Belga.
Non ci sono informazioni che confermino se esiste un collegamento tra queste comunicazioni e le minacce di attentato contro l’Università di Amberes. Lo scorso martedì le strutture dell’università hanno dovuto essere evacuate dopo che era astato inviato un e-mail a tre membri del personale dell’Università nella quale si minacciava di uccidere tutti gli “infedeli”del Belgio.
Bisogna segnalare che dei politici minacciati, Bart De Wever e Hans Bonte, hanno sollecitato azioni al governo dirette a frenare i viaggi verso la Siria di giovani belgi che si recano per combattere nelle file dei gruppi integralisti.
Il Belgio è stato uno dei primi paesi europei a prendere misure per penalizzare i cittadini che si recano in Siria per combattere. Giusto due mesi fa il governo belga ha approvato una legge che priva dei benefici sociali coloro che combattono in Siria e le loro famiglie. Inoltre sono state approvate anche pene detentive per tali estremisti.
Secondo le statistiche, diverse centinaia di giovani estremisti europei stanno attualmente combattendo in Siria contro il governo di questo paese.
Da notare che nella prima fase della guerra in Siria, in Belgio, come in Francia ed in altri paesi europei, tutti i giornali e le TV erano nettamente schierati a favore di quelli che erano definiti “i ribelli” che lottavano per rovesciare il regime tirannico di Assad. A distanza di due anni, la campagna mediatica ha dovuto riconoscere che la realtà era ben diversa da quella descritta, la situazione è cambiata e le autorità iniziano a preoccuparsi per il possibile rientro degli integralisti in patria, ben addestrati e fanatici, che possono costituire un pericolo di terrorismo per le istituzioni del paese.
Già in passato peraltro vi erano state delle avvisaglie della crescita dei gruppi integralisti fra i tanti giovani magrebini immigrati, anche di seconda generazione, con pubblicazione di video e professione di fede islamica integralista ed intollerante verso le regole del paese.
Il fenomeno dell’arruolamento per la guerra in Siria sembra sia stato l’occasione che aspettavano i vari “iman” per mettere alla prova il fanatismo di questi giovani, con la sponsorizzazione dei servizi sauditi che hanno provveduto a finanziare i viaggi e l’arruolamento.
Come sempre succede in questi casi, diventa tardi per rimediare alle falsità diffuse dai media compiacenti.
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