venerdì 10 aprile 2015

Se ti iscrivi al PD ti scontano il biglietto per l’Expo.Ecco come il PD ingloba sostenitori.La politica è un ideale

Marketing da supermercato targato PD a Milano.Se ti iscrivi ti scontano il biglietto per Expo 2015 da 50 a 25€.Ma la politica non era una scelta,una identità,un’ideale?In questo modo i sostenitori li ottengono corrompendoli….

Non potevo crederci quando, stamani, sulla bacheca Facebook  di una collega ho letto la condivisione di un’offerta che propone il PD Milano Area Metropolitana: “Iscriviti al PD di Milano e acquista il tuo biglietto di EXPO: spendi solo 25€ invece di 50€”.

Per un momento ho pensato alla solita bufala delle 9 del mattino, poi ho cliccato e l’immagine si è aperta nella pagina ufficiale Facebook del PD di Milano.
PD tessera expo 2
Tempestata di commenti tra lo stupefatto e l’incredulo, l’iniziativa viene  apertamente sostenuta dal PD milanese che, a chi afferma “Si poteva fare un agevolazione per tutti non solo per gli iscritti PD” risponde “Ci sarebbe piaciuto molto, ma abbiamo possibilità di erogare i biglietti solo ai nostri iscritti”.
L’operazione di “marketing” da supermercato nasconde nel titolone insidie tipiche delle offertone commerciali; nei commenti a a chi dice che il biglietto di EXPO in prevendita costa 39€ (34€ con data fissa e 33 e per studente se acquistati ad Expo iniziato, mentre 27€ l’adulto e 23€ lo studente con data fissa acquistati prima dell’inizio, vedi listino ufficiale) il PD milanese risponde: “50€ è il costo del biglietto a prezzo pieno una volta iniziato expo più la tessera”. Insomma non è proprio 50€ al costo di 25€ per il biglietto di EXPO + tessera PD, come lascerebbe intendere il titolone ma, considerato il costo della tessera (15€) il benefit reale si aggirerebbe tra i 10 ed i 15 euro.
Ma il problema evidentemente non è quello. Perchè il PD non è il Supermarket e noi non dovremmo essere, per il PD, dei consumatori  da “3×2 “. La tessera di un partito dovrebbe essere il simbolo di una scelta, se non più di una identità o di una ideologia (e dov’è?), almeno di un programma politico, di una comunione di intenti tra partito e tesserato. Almeno per un anno.
E qualcuno potrà dire che una volta le tessere si “vendevano” con le salsicce e la birra, nei vari festival di piazza: forse è vero ma non è la stessa cosa. Chi andava a mangiare quella salsiccia trovava un mondo popolato di persone e di idee, di musica e di discussioni. O semplicemente la salsiccia e la birra. Poteva tranquillamente anche non passare per lo stand del tesseramento.
Non sono moralista, nè integralista o perbenista, ma mi sembra che in questo modo gli oggetti diventino contenitori vuoti, privati di qualsiasi significato. E questo , proprio in politica, sembra  il segno di una decadenza forse irreversibile.
Comunicare, in qualsiasi cultura, analogica o digitale, dovrebbe significare relazionarsi a qualcuno , cercare l’uno tra molti, costruire un dialogo ed un rapporto basati sul senso. L’unico senso che si può trarre da questa iniziativa è un senso di grande vuoto.
Di antonio Rossano

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