domenica 31 agosto 2014

La schiavitù moderna



Di Salvatore Santoru

Lo scrittore tedesco Goethe disse che :"nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo".
Indubbiamente, questo è il caso dell'individuo medio nella società contemporanea.
Difatti, egli crede che questo determinato periodo storico sia indiscutibilmente il più libero e l'unico possibile, e basa tale credenza sul fatto che teoricamente ha tutto quello che desidera e gli è concessa ogni cosa.
A quanto pare tranne una : pensare e riflettere.
Infatti, la riflessione e il pensiero sono costantemente delegati dall'individuo medio, in quanto c'è già chi pensa e riflette per lui, ovvero i cosiddetti "esperti".
Per la "cultura" di massa dominante, il pensiero e la riflessione rappresentano qualcosa di disfunzionale, obsoleto e sicuramente un'ostacolo ai non-valori che costituiscono la nostra società.

Ciò che è considerato utile e funzionale in tale società, è : vivere di mode, accettare tutto ciò che viene promosso dalla cultura di massa, adorare e imitare i propri idoli e/o Vip di turno, se possibile lavorare e fare tutto ciò che ci va, ma mai pensare e riflettere.

Anche la scuola e l'università, che in teoria dovrebbero essere "palestre del sapere", seguono questo moderno comandamento, tanto che assomigliano sempre di più a centri di condizionamento, piuttosto che di acculturamento.

Non importa cosa si studia, non importa riflettere e discutere su ciò, l'unica questione veramente fondamentale è considerata l'introiettare acriticamente determinate nozioni utili ai fini di conformarsi, nel modo più naturale possibile, ai dogmi che costituiscono la società contemporanea.

Non a caso le discipline umanistiche, le quali sono indissolubilmente legate al concetto di "persona", sono sempre più in crisi e screditate, al contrario di quelle cosiddette "scientifiche", chiaramente maggiormente conformi a una società sempre più meccanizzata, e sempre meno umana.

Anche lo stesso concetto di "persona" è in crisi, in quanto tale concezione presuppone l'esistenza di diritti inviolabili e sopratutto la capacità di pensare e riflettere, una caratteristica costantemente screditata e obsoleta.

La stessa concezione di diritti e dignità della persona è in crisi, ed è stata sostituita da degli apparentemente illimitati "diritti dell'individuo", i quali sembrano costituire l'essenza della post-società moderna.

Oggi è considerato assolutamente normale,necessario e auspicabile accettare qualunque lavoro, pur umiliante che sia, degradare completamente sé stessi a fini di immagine e così via, nel nome del pensiero dominante che vede l'essere umano non più come una "persona", ma come un mero individuo-consumatore, una sorta di macchina insaziabile a cui tutto è concesso, meno che emanciparsi mentalmente e avere coscienza di una propria intrinseca dignità.

Oggi abbiamo tutto, siamo liberi di fare ciò che ci va, ma sopratutto siamo stati liberati dal faticoso processo di ragionare,riflettere e pensare, che in passato ha contraddistinto la nostra storia.

Per pensare e riflettere al nostro posto, c'è la tv, ci sono i social network,  abbiamo le opinioni rassicuranti e apparentemente disinteressate degli "esperti", e così via.

Tutto ciò che riguarda gli aspetti "umanistici" viene costantemente deriso e screditato, o al massimo considerato una noiosa perdita di tempo, nella nostra epoca nichilista del "fare"e dell'apparire a tutti i costi.

Si dà il caso, che storicamente tale tipo di (non)pensiero dominante è sempre stato agli antipodi della libertà.

Ad esempio, è cosa nota che per legittimare la schiavitù, è sempre stata concessa un'ampia libertà individuale.

Un'esempio sono i giochi del Colosseo romani, e tutte quelle forme di intrattenimento che appasionavano e coinvolgevano i sudditi romani, i quali in cambio di tali "libertà", non mettevano in discussione il regime.

Il poeta Giovenale coniò la famosa locuzione "panem et circenses" per descrivere tale situazione.

Al popolino era dato tutto quello che voleva, e in cambio il popolino non metteva in discussione il regime.

Difatti, era assicurato il divertimento, i diritti individuali, cosa volevano di più dalla vita?...



La stessa situazione, seppur in modo più subdolo e radicale, l'abbiamo oggi.
Abbiamo sport,gossip,divertimento,Tv,social network, un'infinita gamma di opzioni che costituiscono la nostra "libertà" attuale.

La voglia di cambiare e migliorare la nostra e altrui situazione, però non esiste più, in quanto c'è sempre chi afferma di farlo al nostro posto.

Tutte le energie utili per realizzare un serio e consapevole miglioramento politico e sociale, sono sublimate negativamente e sprecate nelle miliardi di valvole di sfogo che il potere ha "gentilmente" concesso, pur di non mettere in discussione il suo dominio.

In definitiva, siamo schiavi, e lo siamo a tal punto che scambiamo le nostre piacevoli e infinite gabbie dorate come libertà, al punto che siamo completamente identificati con questa situazione, e crediamo non vi sia nessuna via d'uscita, nè la cerchiamo.

La nostra schiavitù è talmente forte che non solo non facciamo nulla per metterla in discussione, ma vogliamo essere ancora più schiavi, in una sorta di patologico circolo vizioso.

Il poco tempo libero che abbiamo, è raro che venga usato per riflettere, capire e migliorare sé stessi e la società, ma quasi sempre per scaricare l'insoddisfazione verso le più svariate forme di intrattenimento e frivolezza di ogni genere, come il potere ha programmato e deciso.

La nostra schiavitù è talmente radicata dentro di noi, che ormai è diventata parte integrante di ciò che crediamo di essere.

In fin dei conti la nostra è una schiavitù volontaria, e risulta in molti casi peggiore, in quanto più subdola, di quella classica.

Non solo non aneliamo a nient'altro che non sia tale, ma accettiamo, difendiamo e ci convinciamo che tale stato sia la libertà.

Non ci poniamo più nessun dubbio, il nostro spirito critico è completamente atrofizzato, la nostra coscienza troppo narcotizzata per dire basta e voltare pagina.

Accettiamo nel nome del progresso e della novità, ogni attacco alla nostra reale libertà e ogni degenerazione culturale e sociale, in quanto siamo abituati a fare così, e se non lo facessimo vivremmo di sensi di colpa in quanto considerati "out", non al passo dei tempi e altre sciocchezze.

Possiamo avere e comprare tutto, fare tutto ciò che ci va senza scrupoli etici di alcun tipo, fare qualunque tipo di lavoro, ma non possiamo " perdere tempo " a riflettere e pensare, sia mai che ci sia una presa di coscienza della reale situazione, e ci rendessimo conto che quella che ci hanno venduto e propagandato come "libertà" è la riproposizione, in chiave moderna, più subdola ma anche estremizzata, di tutto ciò che un tempo veniva chiamato schiavitù.


http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/08/la-schiavitu-moderna.html

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