mercoledì 2 luglio 2014

Panem et circenses: lo sport di massa usato come "strategia di distrazione"


Di Salvatore Santoru

Da sempre lo sport è stato considerato come un'attività fondamentale per il benessere e la salute.

Esso è sempre stato visto anche come una sorta di "prova" in cui l'individuo testava i propri limiti, e il suo esercizio spesso aveva anche una forte importanza spirituale.
Inoltre, lo sport costituiva una delle più importanti forme di aggregazione comunitaria e dell'identità e/o coesione di gruppo.


Ma oltre a questo, la diffusione dello sport di massa ha anche avuto precisi scopi di controllo sociale e politico, si pensi ad esempio ai giochi del Colosseo e altre forme di intrattenimento durante l'impero romano, i quali servivano a consolidare il consenso e venivano usati come "arma di distrazione di massa" .


Il poeta e retore Giovenale coniò la famosa locuzione "panem et circenses" , per descrivere questa situazione.

Al giorno d'oggi, lo sport di massa è diventato onnipresente e ha raggiunto una funzione totalizzante all'interno della società.
Sin da bambini e adolescenti, si pianifica l'adesione a questo o quell'altro sport, si acquista una fede in una determinata squadra e nei suoi dogmi, si adorano e si tentano di imitare i vari "idoli", iniziando dal collezionare figurine sino all'abbigliamento o al tentare di personificarli imitando gesti, parlata o altro.


Solitamente la visione dello sport che viene propagandata e introiettata tramite i mass media e non, è quella di un'attività volta al puro agonismo e alla competizione selvaggia, insomma la darwiniana "legge del più forte".

Inoltre a livello sociale e politico, lo sport di massa e in particolare il calcio svolgono come non mai la funzione di vere e proprie armi di distrazione, utili per proiettare gli impulsi creativi dei cittadini verso questi eventi invece di far sì che vengano adoperati ,ad esempio, per il miglioramento della situazione politica e economica.

Questa situazione come ben si sa è tipica del Bel paese, dove se gli italiani usassero anche solo l'1 percento delle energie che spendono per la passione calcistica, ci troveremo sicuramente in una situazione migliore.

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In questo senso si potrebbe leggere anche il fenomeno "ultras", dove determinati individui o gruppi danno sfoggio di quello che potrebbe definirsi come "ribellismo edonista" , che risulta del tutto funzionale alle logiche di controllo sociale adoperate dal potere.


Oggi come non mai,inoltre, lo sport di massa e il calcio su tutti, svolgono la funzione di veri e propri strumenti di propaganda da parte del sistema dominante.

Su ciò basti pensare ai grandi eventi come i Mondiali, usati come vetrina da parte delle multinazionali per moltiplicare i propri già giganteschi profitti, ed accrescere in questo modo la propria influenza e il proprio potere su scala globale.


Essenzialmente lo sport di massa odierno è totalmente basato sulla mercificazione, e su questo punto è illuminante anche la definizione di "calcio mercato", definizione mai più azzeccata per la vendita e l'acquisto di calciatori, o "calcio-merci".


I cosiddetti calciatori non sono altro che degli indiretti "medium" del sistema consumista, e quindi perfetti propagandatori dei modelli e degli stili di vita voluti dal Potere.

Essi hanno ben poco a che fare con lo sport inteso in senso stretto, il loro scopo è semplicemente fare soldi a palate, e al contempo portare maggiore visibilità e profitti ai propri sponsor e alle società ("sportive") per azioni che ne gestiscono il cartellino, e quindi la proprietà.


Ma per fortuna ci sono alcune piccole eccezioni.

Nel 2011 l'ex difensore della squadra spagnola Sporting Gijon,Javi Poves, si è ritirato dal mondo calcistico in quanto “stufo di un mondo professionale dove contano solo denaro e corruzione”.


L'ex calciatore,classe 1986, ha anche affermato che "più conosci il calcio, più ti rendi conto che è tutta una questione di soldi, che è marcio, e questo ti toglie l’entusiasmo".

Bisogna sperare che anche altri calciatori seguano le sue orme, ma sarà molto dura, essendo un mondo estremamente conformista e dove tutto è basato sul dominio dell'ego e la cieca fede nel dio Denaro.

Sarebbe ora che il calcio e in generale lo sport di massa e non, tornino ad essere attività guidate dalla passione basate sull'imprescindibile unione tra prestigio individuale e spirito solidaristico, invece di mere attività propagandistiche usate dal Potere per distrarre le masse e perpetuarsi continuamente.

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