lunedì 30 giugno 2014

I costi delle guerre imperialiste USA e i suoi beneficiari




Di James Petras*


Ci sono due principali beneficiari delle grandi guerre lanciate dal governo degli Stati Uniti: uno interno e uno esterno. I tre principali produttori di armi nazionali, Lockheed Martin (LMT), Northrop Grumman (NOG) e Raytheon (RTN) hanno consegnato rendimenti record ai loro investitori, ad amministratori delegati e banche d'investimento negli ultimi dieci anni e mezzo.
Il regime israeliano è il schiacciante beneficiario estero delle guerre, grazie alle quali ha allargato il suo territorio attraverso la spoliazione dei palestinesi e posizionandosi come potenza egemone regionale. Israele ha beneficiato dall'invasione statunitense che ha distrutto l'Iraq, un importante alleato dei palestinesi; l'invasione ha fornito copertura per l'espansione massiccia dei coloni israeliani nei territori palestinesi occupati. Nel corso della sua invasione e occupazione, Washington ha sistematicamente distrutto le infrastrutture civili e militari, la società e lo Stato iracheno. In questo modo, l'occupazione statunitense ha rimosso uno dei principali rivali regionali di Israele.





In termini di costo per gli Stati Uniti, centinaia di migliaia di soldati che avevano prestato servizio nelle zone di guerra hanno subito danni fisici e mentali gravi, mentre migliaia sono morti direttamente o indirettamente attraverso un' epidemia di suicidi soldati. L'invasione e l'occupazione dell'Iraq è costata migliaia di miliardi di dollari per gli Stati Uniti. Nonostante gli enormi costi per popolo statunitense, il complesso militare-industriale e la configurazione di potere pro-Israele continuano a mantenere il governo degli Stati Uniti su una economia di guerra - minando la rete nazionale di sicurezza sociale e il tenore di vita di molti milioni di persone.
Nessuna pacifica attività economica può arrivare agli immensi profitti di cui gode il complesso militare-industriale in guerra.





Questa potente lobby continua a premere per nuove guerre per sostenere l'enorme budget del Pentagono. Per quanto riguarda la configurazione del potere pro-Israele, eventuali negoziati di pace in Medio Oriente avrebbero fatto terminare gli accaparramenti di terre, ridotto o limitato nuovi trasferimenti di armi e minato i pretesti per sanzionare o attaccare paesi, come l'Iran, che risulta come ostacolo della "Grande Israele", senza eguali nella regione.
I costi di quasi 15 anni di guerra pesano fortemente sul Tesoro e sull'elettorato statunitense.





Le guerre sono state tristi fallimenti, se non vere e proprie sconfitte. Nuovi conflitti settari sono emersi in Siria, Iraq e, ora, Ucraina - opportunità per l'industria delle armi degli Stati Uniti e la lobby sionista per rendere ancora maggiori profitti e ottenere più potere.
Il continuo prolungarsi delle guerre e dei loro costi, rendono il lancio di nuovi interventi militari più difficile per i militaristi statunitensi e israeliani. L'opinione pubblica statunitense esprime un diffuso malcontento per il peso delle recenti guerre passate e dimostra ancora meno stomaco per nuove guerre di profitto del complesso militare-industriale e per rafforzare ulteriormente Israele.


* James Petras, professore emerito di sociologia all’università Binghamton di New York, è autore di numerosi libri incentrati principalmente sulle questioni politiche dell'America Latina e del Medio Oriente, e sulla politica internazionale in generale.


Traduzione di Salvatore Santoru


Articolo completo qua: http://www.globalresearch.ca/the-soaring-profits-of-the-military-industrial-complex-the-soaring-costs-of-military-casualties/5388393

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