mercoledì 19 marzo 2014

MARE ADRIATICO: DOVE LA NATO HA AFFONDATO BOMBE, MISSILI E MINE ANTIUOMO

 Gargano: area di rilascio ordigni Nato - foto Gianni Lannes


di Gianni Lannes


Nel 1999 c'era la guerra accanto a noi, anzi decollava e atterrava quotidiamente nello Stivale. Gli unici a rendersene conto perché colpiti direttamente, sono stati i pescatori da Grado a Santa Maria di Leuca. I cacciabombardieri dell'Alleanza atlantica hanno sganciato a gran profusione missili, bombe e mine antiuomo (bomblet/cluster). Tali ordigni non sono mai stati effettivamente recuperati, nonostante le altisonanti promesse televisive di Solana e D'Alema.

Allora la Nato aveva ufficialmente comunicato che le aree di sganciamento era soltanto sei. Già 15 anni fa avevo scoperto e documentato che le zone marine di inabissamento erano almeno 24. Nel 2007 sul settimanale Left ho pubblicato ulteriori prove. I conti non tornano. La mappa ufficiale, tuttavia evidenzia almeno 8 aree solo per il Basso Adriatico: una, addirittura in acque nazionali, dentro la batimetrica degli 80 metri, prossima al Gargano. I governi tricolore da mister D'Alema in poi sapevano tutto, ma hanno taciuto. Evidentemente la salute di cittadine e cittadini italiani, bambini compresi conta meno di zero, proprio come il mare.

Aree di affondamento di ordigni Nato nel 1999 - fonte Guardia Costiera


I cosiddetti "Alleati" anglo-americani dal 1943 ai giorni nostri hanno trasformato il nostro Paese in una discarica bellica, e al contempo in una portaerei nucleare. Nessuno ha ancora calcolato i danni ambientali del territorio e quelli sanitari della popolazione italiana. A Mattinata, un paese che vive di turismo e pesca, dove non vi è mai stata alcuna presenza industriale, qualche anno fa i medici locali hanno segnalato numerosi casi di cancro. Oltretutto, nessun Governo tricolore ha fornito risposta ai molteplici atti parlamentari. Come in questo caso con l'interrogazione a risposta scritta numero 4/21715 del 9 gennaio 2001:

  




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