mercoledì 14 gennaio 2015

Sinistri rumori di guerra in Europa mentre i leaders occidentali si attardano in marce dimostrative e sceneggiate di dubbia efficacia


Mentre il presidente Poroshenko partecipava anche lui alla marcia di Parigi, le sue truppe bombardavano la popolazione civile della Novorussia
Je suis Charlie” gridava alto e forte anche il presidente ucraino Poroshenko durante la marcia di Parigi, in solidarietà con le vittime del terrorismo, nel frattempo però, attraverso il suo telefono satellitare, ordinava al comando dell’Esercito di Kiev di iniziare l’offensiva contro i separatisti del Donbass con il bombardamento indiscriminato delle abitazioni civili, delle scuole, degli ospedali di Donetsk.

Tuttavia queste azioni, per lui e gli strateghi della NATO che lo sostengono, non si devono considerare terrorismo ma “operazione di sicurezza”, i “terroristi” , secondo Poroshenko, sono gli altri, gli ucraini di etnia russa che difendono la loro terra, le loro famiglie dall’aggressione dell’Esercito di Kiev e dalla pulizia etnica iniziata dalle formazioni paramilitari come il “battaglione Azov” costituito da elementi neo nazisti con tanto di simboli e croci uncinate ( fotografati e documentati ma oscurati dalla stampa e dai media filo atlantisti perché non si deve sapere chi sono in realtà gli “impresentabili” alleati della NATO in Ucraina).
Questa è la svolta drammatica che avviene proprio in questi giorni in Europa, nell’Est dell’Ucraina con la rottura della tregua esistente, dove sono arrivate truppe fresche ed armamenti NATO dalla Polonia, dalla Lituania, generosamente forniti dagli USA a sostegno del suo governo fantoccio dell’Ucraina. Situazione tanto grave che il presidente della Repubblica Popolare di Donetsk (RPD), Alexander Zakharchenko, ha dichiarato con urgenza che, a seguito del bombardamento sulle zone civili della città, la tregua è stata di fatto annullata unilateralmente da parte del governo di Kiev ed il conflitto si riaccende, con tutte le conseguenze.
Le forze della RPD sono state in grado di rispondere adeguatamente all’aggressione, il bollettino di guerra parla di 20 postazioni dell’Esercito ucraino distrutte su 40 esistenti attorno a Donetsk assediata. Inoltre si parla di perdite inflitte al nemico per 200 effettivi tra morti e feriti, inclusi quelli dell’Aeroporto di Donetsk riconquistato dai separatisti. Al momento si è interrotto anche lo scambio di prigionieri concordato in precedenza e le forze della RPD rispondono al fuoco.
Nella zona dei distretti di Donetsk e nella città di Gorlovka, tra la fine della settimana ed il Lunedì, si sono svolte sanguinose battaglie fra i separatisti e le truppe di Kiev, l’artiglieria ucraina ha bombardato ininterrottamente e si contano molte vittime tra i civili e distruzioni di abitazioni e scuole. Anche 390 minatori sono rimasti bloccati nella miniera di “Aleksandr Zasyadko”, bombardata dall’artiglieria,  e sono stati messi in salvo con molte difficoltà. Anche un autobus civile è stato colpito da una granata con un tragico bilancio di 10 vittime fra i civili che rientravano alle loro case.   Per queste vittime non sono tuttavia previste marce della solidarietà ne’ a Parigi ne’ altrove.
In realtà sembra che il presidente Poroshenko non sia più neanche in grado di controllare la situazione che si sta sviluppando nel Donbass in quanto sia i battaglioni di volontari, sia l’Esercito ucraino non rispondono più ai suoi ordini.
Nel frattempo è stata sospesa l’erogazione dell’energia elettrica in varie parti della regione per effetto dei bombardamenti e la popolazione civile è tornata nei rifugi per sfuggire alle bombe ed all’artiglieria che martella le zone civili.
Battallon Azov
Il piano del governo di Kiev, con tutta evidenza, è quello di ripulire la zona terrorizzando e costringendo la popolazione civile di etnia russa a fuggire e riparare in Russia, un piano di pulizia etnica simile a quello attuato nel Kossowo albanese.
Il governo di Kiev, sostenuto dalla UE e dagli USA, non ha però fatto i conti con la resistenza delle forze della RPD che sono già state in grado, nei mesi scorsi, di infliggere dure perdite all’Esercito di Kiev e di costringerlo ad una umiliante ritirata. Se la situazione peggiora non si può escludere un intervento della Russia che ha già dichiarato di non aver alcuna intenzione di assistere passivamente allo sterminio della popolazione russa dell’Est Ucraina.
Una situazione esplosiva che viene resa ancora più tesa dalle bellicose dichiarazioni del segretario della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, di recente nomina, il quale aveva affermato che “la NATO deve essere disposta all’utilizzo della forza militare per fare fronte alla minaccia russa in Ucraina”.
Non a caso il ministro degli esteri russo, Serguei Lavrov, ha affermato l’altro ieri che, secondo diverse informative in suo possesso, le autorità militari dell’Ucraina stanno pianificando una azione di forza del conflitto nel Donbass, “cosa che sarebbe un disastro”, ha dichiarato il rappresentante russo.
Nel corso di una conversazione con il Ministro degli Esteri della Lettonia, Edgar Rinkevics, il cancelliere russo Lavrov ha affermato che “non è possibile pensare di isolare la Russia ed ha ricordato che il suo paese dispone di vari alleati, ha riferito l’agenzia Tass.
L’Occidente si è dimenticato dell’indagine circa la caduta del Boeing in Ucraina,: Mosca incita a pubblicare per lo meno i risultati preliminari, ha aggiunto Lavrov. In quanto alle sanzioni anti russe imposte dall’Occidente, il ministro ha affermato che Mosca non vorrà discutere del loro annullamento visto che sono del tutto illegali.
Traduzione e sintesi: Luciano Lago
Nella foto in alto: civili fuggono dalle zone bombardate
Nella foto al centro: il battaglione Azov con simboli NATO  e bandiera nazista

Nessun commento:

Posta un commento