venerdì 16 gennaio 2015

Arabia Saudita: Raif Badawi – il blogger frustato. Come mai nessuno si indigna?


Come mai Obama e la Casa Bianca tacciono sullo scandalo di un blogger saudita condannato a mille frustate e a 266mila dollari di multa, solo per avere aperto un sito dove veniva ospitato un libero dibattito sulla religione musulmana? Raif Badawi, questo è il suo nome, rischiava anche di essere ucciso, impiaccato con l’accusa di apostasia, cioè l’abbandono formale e volontario della propria religione, di solito in seguito a una critica.
Poi, per un gioco di rimbalzo di corti giuridiche di vario livello, è stato condannato in prima istanza, nel 2013, a 7 anni e 600 frustate (e alla chiusura del blog). E in sede d’appello, tanto per non smentirsi mai, la pena è stata inasprita: 10 anni di prigione e 1000 frustate, da somministrarsi in comode rate da 50 frustate a settimana per 20 settimane. Taeg e Tan a norma di legge. L’accusa? Avere aperto un internet forum che “viola i valori musulmani e propaga un pensiero liberale”. 
Eppure l’articolo 18 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita: «Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti». Perché l’Arabia Saudita può tranquillamente fottersene, senza che noi esportatori di democrazia alziamo un solo sopracciglio? Non sarà forse perché sono i maggiori produttori di petrolio, con circa 270 miliardi di barili di riserve ancora disponibili? Sarà per questo che “Gli interessi strategici degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita restano “allineati””, come ha assicurato Barack Obama al re saudita Abdullah, subito dopo il loro incontro del 28 marzo scorso?

Raif Badawi è sposato con Ansaf Haidar ed è padre di tre bambine. Nelle immediatezze della prima condanna, la sua famiglia è emigrata nel Quebec, in Canada. Sapete com’è, quando papà critica il potente clero del regno, che segue una stretta interpretazione conservativa dell’Islam conosciuta come “Wahhabismo“, e viene accusato di ridicolizzare la morale di regime, forse è meglio andare a scuola a qualche isolato di distanza. Anche perché da quelle parti le donne già non se la passano bene di loro: non solo non possono guidare una macchina, ma adesso il regno vorrebbe impedire loro perfino di postare su Twitter.

La moglie e i tre figli di Raif Badawi

E mentre in Europa si sono moltiplicate le manifestazioni a sostegno della liberazione di Raif Badawi, dalla Norvegia all’Austria, dalla Spagna alla Germania e così via (sulla sua pagina Facebook trovate notizie più o meno aggiornate, ma perché non c’è l’Italia?), due giorni fa Raif è stato portato nella pubblica piazza per l’inflizione della prima rata di 50 frustate, davanti a una folla di curiosi che si scambiavano frasi come “Parlava di Dio e del suo profeta (Maometto)“, “Avrebbe dovuto essere decapitato!“, “Sì, avrebbe dovuto!“, “La maledizione di Dio su di lui!“, mentre la polizia, con i megafoni, continuava a ripetere che era vietato riprendere con i telefoni cellulari. Ma perché lo fustigano in una piazza pubblica, quindi per mostrare a tutti cosa succede a sfidare il regno, ma poi non ti lasciano riprendere? Di cosa hanno paura? Ma qualcosa, su internet, è trapelato. Potete vederlo nel video in cima al post.

In America non tutti però se ne stanno zitti. Il Washington Post chiede una commissione di inchiesta internazionale. Suggerisco a senatori e deputati del Movimento 5 Stelle di creare un gruppo di pressione sul Governo italiano affinchè prenda una posizione chiara ed eserciti tutte le possibili forme di pressione sull’Arabia Saudita per uscire da questa barbarie medioevale e dare un’occhiata al calendario. Se la rete non la difendono loro, non so davvero chi mai potrebbe occuparsene.

fonte: http://www.byoblu.com/post/2015/01/11/raif-badawi-il-blogger-frustato-come-mai-nessuno-si-indigna.aspx#more-33788 

Nessun commento:

Posta un commento