martedì 28 ottobre 2014

La “sceneggiata” alla Leopolda per vendere un Renzi innovatore e contestatore dell’austerità europea.


La “sceneggiata” alla Leopolda per vendere un Renzi innovatore e contestatore dell’austerità europea. Tranquilli, cambia la confezione ma non il prodotto.
di Luciano Lago
Con Domenica 26 Ottobre si sono finalmente chiuse le “sceneggiate” della politica italiana ed in particolare a Firenze, nella dismessa stazione della “Leopolda”, con la “convention” del PD, quello fedele al segretario Matteo Renzi ed a Roma, nella mitica Piazza San Giovanni, con la manifestazione della CGIL della Camusso a cui ha partecipato l’ala dissidente del PD, quella dei Cuperlo, dei Civati e di Fassina.

La manifestazione di San Giovanni non si discostava di molto dalle abituali manifestazioni sindacali della CGL con il loro contorno di convocati mediante pulman, trasporto e pasto gratuito offerto dal sindacato con passeggiata a Roma approfittando della bella giornata di sole della ottobrata romana. Una massa di persone che ha occupato la piazza e bivaccato per Roma offrendo lo spettacolo di un popolo “arrabbiato” che reclama i suoi diritti.
Gli slogans, i cartelli ed il folklore sono stati quelli tipici delle manifestazioni di questo sindacato che da sempre ha rappresentato una colonna portante del sistema politico italiano ed anche stavolta non si discosta dal recitare il ruolo di “quelli che non ci stanno” alle politiche di austerità e di tagli proclamate dal governo e che dicono di non voler accettare la nuova normativa sul lavoro, il “jobs act”, la creatura partorita dal fiorentino per attenersi alle disposizioni della Troika europea in materia di lavoro.
Naturalmente gli italiani, quelli con un pò di senso critico, ricordano bene le posizioni sempre acquiescenti e collaterali del sindacato rispetto alle politiche di soppressione di diritti e di subalternità alle direttive della grande finanza sui governi di centro sinistra ed in particolare molti si chiedono dove erano i sindacalisti della CGIL quando si varavano le leggi come quella della Fornero (governo Monti) o quella precedente sul lavoro (legge Treu ) che ha introdotto il primo precariato sotto il governo di centro sinistra (governo Dini). Ma queste domande scomode alla Camusso non vengono fatte dai giornalisti compiacenti, si preferisce attardarsi sulla stantia polemica con Renzi e l’art. 18.
L’unica variante per la CGIL è stata l’aver fatto affluire un maggior numero di lavoratori in età media (molti extracomunitari,la nuova massa di manodopera per il sindacato) lasciando a casa gli abituali pensionati iscritti al sindacato, nettamente in maggioranza, per evitare di apparire come un sindacato “vecchio” e fuori gioco rispetto alle nuove tematiche sul lavoro.
Lo spettacolo più ghiotto per giornalisti e fotografi è stato indubbiamente quello rappresentato dai “leopoldini” a Firenze, ovvero i partecipanti alla convention della Leopolda che di fatto si è articolata come una grande convention aziendale tipica di manager in carriera che fanno il punto della situazione (politica in questo caso), autocelebrando i propri successi, il raggiungimento del “budget”, gli obiettivi per il prossimo futuro e utilizzando la convention per motivare ed entusiasmare i propri iscritti.
Non poteva che essere questo, nel perfetto stile renziano, lo svolgimento della riunione che ha adottato esattamente i rituali e le procedure che sono abituali negli USA per i convegni del Partito Democratico ed in Gran Bretagna per i convegni del Labour Party. Non per nulla Renzi si è dichiarato un grande ammiratore dell'”abbronzato” presidente Obama e dell’altro noto criminale di guerra, Tony Blair, uno dei corresponsabili (assieme a George W. Bush) della guerra in Iraq e del milione di vittime irachene conseguente a tale conflitto.
Il “budget” e gli obiettivi che Renzi ha proclamato non sono null’altro che quelli che la grande finanza, sponsor e sostenitrice del fiorentino, ha assegnato a governo Renzi: riforme del lavoro per il mercato aperto ed omologato che deve essere attuato in Italia, adeguamento dell’Italia agli standard ed alle politiche neo liberiste, richieste da Washington da un lato e dalla Troika europea dall’altro. In particolare Renzi sarà quello che firmerà il nuovo trattato transatlantico in preparazione, il TTIP, quello che darà il colpo di grazia alle imprese nazionali ed al sistema economico ed agricolo italiano lasciando campo aperto alle grandi multinazionali che potranno imporre il proprio standard rispetto alle normative nazionali. In conseguenza di questo trattato si prevede una invasione di prodotti OGM nei prodotti alimentari, che saranno messi in libera circolazione, grazie al trattato, sugli scaffali dei supermercati in Italia a prezzi competitivi rispetto ai prodotti nazionali, si prevede l’arrivo di società americane che avranno campo libero nelle attività di fracking sul territorio, con enormi danni ambientali, scosse di terremoto provocate artificialmente (effetto del fracking), nonchè l’arrivo dei colossi bancari ed assicurativi che saranno i primi ad attivarsi per la prevista campagna di privatizzazioni, prossima tappa del governo Renzi.
Tutto questo appare sottinteso, nel contesto della Leopolda, di un ambiente di giovani politici rampanti che circondano Renzi, vestiti casual ed american style, con ragazze di bell’aspetto a svolgere il ruolo di “veline” ed altre a presentarsi come ministre, nel mezzo di un “minestrone” di proclami per la modernizzazione del paese (“il futuro è solo l’inizio”), per la “nuova frontiera del partito democratico”, per la lotta del “nuovo contro la vecchia politica” ed il ripudio di quest’ultima paragonata ad un vecchio gettone telefonico.
Alla Leopolda si è ascoltata l’ esaltazione del nuovo ” Jobs Act” come sistema di normativa sul lavoro “moderno ed adeguato” ai tempi. Basta con l’art. 18 e con l’intromissione dei giudici nei rapporti di lavoro fra lavoratori ed impresa, sottinteso affidare tutto al mercato, il supremo regolatore per tutti i sostenitori del neoliberismo come Renzi ed i suoi sodali. Non potevano mancare i finanzieri come Serra ed i consulenti di marketing che hanno attentamente consigliato Renzi a come svolgere la convention con attenzione ai gesti, all’abbigliamento di lui e delle ministre.
Si è ascoltato anche (e non poteva mancare) il richiamo all’Europa, intesa in una prospettiva nuova di sviluppo e di rinascita, in contrasto con le vecchie politiche di austerità, come se Renzi abbia recepito una certa rivalsa prevalente nell’opinione pubblica contro le politiche europee di austerità verso cui esiste ormai una certa ripulsa generale. Il fiorentino cavalca astutamente questa stanchezza verso le politiche europee, facendo credere di essere in polemica ed in opposizione nei confronti di Barroso, della Merkel e dei commissari europei. Un atteggiamento che sembra condiviso da buona parte dell’opinione pubblica ma che appare sostanzialmente per quello che è: una recita delle parti.
In effetti Renzi non ha neppure provato a contestare neanche uno dei parametri e dei vincoli europei imposti all’Italia: dal Fiscal Compact al MES ed i miliardi che l’Italia deve versare a Bruxelles per il fondo di stabilità, per non parlare delle imposizioni europee che danneggiano gravemente l’agricoltura italiana. Al contrario Renzi era arrivato ad affermare che l’Italia deve rispettare il “Fiscal Compact” per fare bella figura davanti all’Europa. In precedenza aveva parlato della necessità di fare “i compiti a casa” richiesti dall’Europa.
Adesso l’atteggiamento è cambiato: più comodo e produttivo farsi credere in polemica apparente con l’Europa. D’altra parte non è più possibile affermare (come facevano abitualmente Letta e Monti) “ce lo chiede l’Europa”, senza ricevere pernacchie e fischi.
Non si può dimenticare che Renzi è stato, nella sua qualità di presidente di turno della UE, quello che ha approvato prima di tutti le sanzioni contro la Russia ( imposte da Washington) che stanno producendo alcuni miliardi di danni al sistema delle imprese italiane e di conseguenza all’occupazione. Se il fiorentino avesse avuto una qualsiasi forma di autonomia dalle imposizioni europee, questa sarebbe stata la migliore occasione per dimostrarlo, come invece hanno fatto Orban (leader dell’Ungheria) ed il presidente della Repubblica Ceka, Milos Zeman.
Non si capisce quindi in cosa sia la sua “difformità” rispetto alla Comissione Europea ed alle direttive di questa ma, si sa che il pubblico non entra molto nei dettagli, e Renzi lascia credere di essere un “contestatore” delle vecchie politiche dell’Unione Europea quando ne è invece un fedele esecutore.
La posizione di apparente contestazione, di quello che fa la faccia dura con Barroso, paga in termini di consenso con la sua base ed il fiorentino la cavalca benissimo. Un abile presentatore di “sceneggiate” come fin dall’inizio lo avevamo catalogato ed i fatti ci stanno dando ragione. Cambia la confezione ma non il prodotto.
http://www.controinformazione.info/la-sceneggiata-alla-leopolda-per-vendere-un-renzi-innovatore-e-contestatore-dellausterita-europea/

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