sabato 6 settembre 2014

SCIOPERO FORZE DELL’ORDINE: SCENARI

forzeordine
Da oggi cominciano le azioni dei sindacati polizia e carabinieri per quello che è considerato un evento fino a ieri inimmaginabile, ossia il primo sciopero generale delle Forze dell’Ordine nella storia della Repubblica Italiana.
Giovedì 4 settembre questo articolo del Sole24ore riportava la posizione espressa dai sindacati di settore in merito al blocco degli stipendi: «Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica siamo costretti, verificata la totale chiusura del Governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro Paese, a dichiarare lo sciopero generale».

Ma evitiamo di liquidare il confronto come una semplice vicenda salariale, al pari di tutte le altre. Le Forze dell’Ordine sono – l’abbiamo detto anche in altre occasioni –  l’elemento di cerniera tra chi governa e chi viene governato.
Tale cerniera è sempre più sollecitata da pressioni di ambo le parti, ed è l’elemento che, a seconda di come si muove, determina scenari totalmente diversi.
Chi viene governato subisce le limitazioni e imposizioni di chi governa indirettamente, poiché il contatto diretto con il potere è sempre, per ovvii motivi stato filtrato e reso inaccessibile.
Le Forze dell’Ordine pertanto, in tempi duri come questi, si trovano da una parte ad interpretare il ruolo del volto odioso del potere, suscitando come è facile pensare, i conseguenti moti d’animo ostili emergenti nella popolazione ogni giorno più vessata dagli effetti della crisi. Dall’altra a subire, a loro volta, l’arroganza di una classe politica incolta e che nulla concede anche a coloro che devono proteggere non solo l’Ordine Costituito, ma i rappresentanti stessi delle Istituzioni.
Facile pensare che prima o poi la storia ci presenti un bivio, uno spartiacque sociale in cui l’ago della bilancia che le Forze dell’Ordine rappresentano, debba ruotare da una parte o un’altra del quadrante.
Ecco, con lo sciopero ripetutamente annunciato e oggi all’inizio della sua celebrazione, siamo arrivati a quel fatidico momento.
E questo lo possiamo capire dal prosequio delle rivendicazioni sindacali: «Qualora nella legge di stabilità sia previsto il rinnovo del blocco del tetto salariale, chiederemo le dimissioni di tutti i capi dei vari Corpi e Dipartimenti, civili e militari, e dei relativi ministri poiché non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l’abnegazione del proprio personale. La frattura che si creerebbe in tale scenario – sottolineano – sarebbe insanabile; o restano loro oppure tutti quelli chi si sacrificano, ogni giorno e in ogni angolo del Paese e dell’intero mondo per garantire sicurezza e difesa».
Il senso profondo dell’essere stati traditi dai rappresentati dello Stato emerge dall’accorata denuncia delle organizzazioni di categoria, che così conclude: «Quando abbiamo scelto di servire il Paese, per garantire Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico – proseguono – eravamo consci di aver intrapreso una missione votata alla totale dedizione alla Patria e ai suoi cittadini con condizioni difficili per mancanza di mezzi e di risorse. Quello che certamente non credevamo è che chi è stato onorato dal popolo italiano a rappresentare le Istituzioni democratiche ai massimi livelli, non avesse nemmeno la riconoscenza per coloro che, per poco più di 1.300 euro al mese, sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese».
Di pochi giorni fa solamente è la scandalosa notizia da noi qui ripresa di come, per rifinanziare copertamente l’operazione Mare Nostrum, che porta disordinatamente nei nostri confini una quantità insostenibile di immigrati, destabilizzando gravemente il tessuto sociale già in crisi, siano stati distratti fondi destinati proprio alle forze armate, rivelando una condotta del governo di una incompetenza tale che, se non è dolosa, ne ha per lo meno tutto l’aspetto.
Ora, sappiamo tutti che coloro che vestono la divisa sono uomini e donne come noi, che fuori dall’orario di servizio hanno gli stessi problemi di tutta la popolazione, e da questo scaturisce il valore drammatico di quanto possiamo leggere sulla pagina della rappresentanza dei Carabinieri:
“Riunione fiume in via vicenza e tutti su una sola strada. Pronti allo sciopero delle forze di polizia e forze armate. È la prima volta nella storia che si arriva ad annunciare un gesto così disperato. I volti di chi ha partecipato oggi a questa storica riunione non erano quelli di chi era orgoglioso di questa scelta, ma di chi per responsabilità ha dovuto annunciare qualcosa che non avrebbe mai sognato di fare. Punto di non ritorno, ora non si guarda piu’ indietro.”
Quali scenari?
Beh, impossibile immaginare che di qui in poi non cambi nulla.
Perché per esempio, se aderiranno allo sciopero anche i corpi che effettuano i servizi scorta agli uomini delle Istituzioni, chi proteggerà costoro dalle garbate critiche della popolazione ormai prossima allo stremo?
Jervé
www.iconicon.it

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