venerdì 5 settembre 2014

LA POLVERIERA UCRAINA POTREBBE FAR SCOPPIARE LA TERZA GUERRA MONDIALE

LA POLVERIERA UCRAINA POTREBBE FAR SCOPPIARE LA TERZA GUERRA MONDIALE

Di Justin Raimondo
Mentre si avvicina il summit della NATO, e la spietata guerra dell’Ucraina contro le sue province orientali ha messo in moto l’esodo di quasi un milione di rifugiati verso la Russia, in Occidente l’isteria bellica sta raggiungendo proporzioni epiche. Gli esperti sono sul piede di guerra: irritati dal fatto che la tanto attesa invasione russa non si è materializzata, ora dichiarano che “è successa comunque” (è un’invasione “invisibile”, ovvero del tipo che vedono solo i neocon).
Ci *deve* essere un’invasione russa, perché, dopotutto, gli ucraini stanno perdendo, e non può essere perché i loro soldati stanno disertando a frotte o dandosela a gambe alla prospettiva di dover sparare ai loro connazionali.
Il senatore democratico Bob Menendez, il quale non si rende conto che perfino le stime più alte sul numero dei russi che stanno combattendo in Ucraina li danno ad appena 1.000, dice che si tratta di un’”invasione diretta” in cui “migliaia” di russi si stanno riversando sul posto. Vuole che armiamo gli ucraini con armi “difensive”, sebbene la sovreccitata affermazione di Anne Applebaum, secondo cui Mosca starebbe pianificando di bombardare Kiev con le atomiche, lo faccia sembrare un taccagno. L’amazzone Applebaum pretende la “guerra totale”.
Apparentemente in risposta a tali isterie, Putin ha detto all’euro-commissario Jose Manuel Barroso “Se lo volessi, potrei prendere Kiev in due settimane”, il che ha indotto il chiacchierone Barroso a guaire presso i media internazionali che Putin è in marcia. Ovviamente le parole chiave sono “Se volessi”, perché Putin chiaramente può, e altrettanto chiaramente non vuole. Di fatto, il leader russo ha fermamente rifiutato di riconoscere l’autoproclamata “Repubblica Popolare di Donetsk” e ha pubblicamente sollecitato i suoi rappresentanti a negoziare con Kiev. I ribelli, da parte loro, su questo hanno ascoltato Putin, lasciando cadere le loro precedenti richieste di indipendenza completa e chiedendo ora solo l’autonomia.
Kiev, tuttavia, non è interessata al dialogo per la pace: l’obiettivo della sua operazione “anti-terrorismo” in Ucraina orientale è stato di eliminare la ribellione il più velocemente possibile, e le sue tattiche hanno rispecchiato questa urgenza. Gli attacchi aerei contro i centri popolati da civili sono stati una caratteristica chiave della guerra civile ucraina, e le stime dell’ONU parlano di almeno 2.200 morti (in realtà più vicini a 2.600). Il resoconto dell’ONU, tuttavia, non ne incolpa le autorità di Kiev, ma, incredibilmente, i ribelli, accusati di sparare dal loro stesso territorio. In breve, l’ONU giustifica il massacro di massa dei civili nello stesso  modo in cui gli israeliani razionalizzano il loro massacro a Gaza.
La foga di Kiev nello schiacciare i ribelli è dovuta ai costi elevati dell’offensiva militare, costi sia finanziari che politici. L’Ucraina è fallita e si sta preparando per imporre un severo regime di austerità che renderà il governo ancora più impopolare di quanto lo sia già. E l’imposizione della leva obbligatoria ha provocato manifestazioni molto partecipate contro la leva e contro la guerra, manifestazioni che rappresentano una minaccia diretta alla legittimità del governo. Per il regime appoggiato dagli USA, questi due fattori combinati potrebbero costituire un grosso problema nelle prossime elezioni parlamentari: pare che l’ultra-nazionalista e apertamente fascista Partito Radicale stia facendo passi da gigante nei sondaggi.
Il leader dei radicali è un certo Oleg Lyashko, un membro della Rada (parlamento) che guida un gruppo di vigilantes che rapisce e tortura le persone sospettate di simpatie per i ribelli dell’Ucraina orientale. Lyashko filma lo spettacolo raccapricciante e pubblica i video sul suo spaventoso sito web.
Già: questi sono i combattenti per la “democrazia” in Ucraina sponsorizzati dagli USA.
Gli ufficiali ucraini dicono di non potersi permettere di rinunciare a Lyashko e ai suoi vigilantes: dopo tutto, secondo il ministro della difesa Valeriy Heletey, “Una grande guerra è giunta alla nostra soglia, come l’Europa non vedeva dalla seconda guerra mondiale.” Se l’iperbole è uno strumento retorico cui spesso ricorrono i politici messi nell’angolo, il governo ucraino l’ha portata a tutto un altro livello.
A un certo punto, quando stavano cercando di convincere il mondo (e se stessi) che i ribelli fossero al lumicino, affermarono di aver ucciso 1.000 insorti in due battaglie nel giro di pochi giorni. Quando non ne emerse alcuna prova cambiarono registro e, invece di parlare dei ribelli, cominciarono a concentrarsi sui russi, affermando che quattro soldati ucraini erano rimasti uccisi dall’attacco di un elicottero russo. La maggior parte dei media occidentali, notevolmente tolleranti nel riportare queste storie irrealistiche seriamente, hanno da allora rimosso la notizia dai loro siti web.
La cosa particolarmente allarmante della crescente retorica e della situazione militare intorno alla guerra civile ucraina è che, ogni volta che Kiev fa una dichiarazione esagerata, il segretario generale della NATO Anders Rasmussen la ripete parola per parola poche ore dopo. Insieme, l’asse dell’iperbole Rasmussen-Kiev-Washington sta alimentando le fiamme di una “grande guerra” le cui conseguenze sarebbero del tipo che non abbiamo più considerato dai vecchi tempi della guerra fredda, quando gli scolari americani di ruotine si accucciavano sotto i banchi durante le esercitazioni aeree.
Manco a dirlo, i media occidentali si sono gettati con entusiasmo a far salire la temperatura di una guerra che già sta sfuggendo al controllo: per esempio, quando Putin ha paragonato le richieste di autonomia dei ribelli alla forma di “stato”, per garantire alle province orientali gli stessi diritti che Washington accorda agli stati dell’Unione, i media vi si sono tuffati, affermando che i russi stavano organizzando un’altra Crimea. E mentre il ministero degli esteri russo fu veloce nell’emettere una correzione, gli stenografi giornalistici di Washington continuano a riportare il loro “errore” per vero.
I ribelli, galvanizzati dagli orribili attacchi aerei ucraini sui civili, e più popolari che mai, stanno rispondendo all’operazione “anti-terrorismo” di Kiev, e sembra stiano vincendo, almeno per il momento. Il grande timore del governo è che prendano il porto di Mariupol, che permetterebbe di collegare la Crimea alla Repubblica di Donetsk. Di fronte a diserzioni debilitanti (qualcosa come 750.000 cittadini ucraini, molti dei quali ex soldati, sono passati alla Russia negli ultimi mesi) e alla crescente agitazione a Kiev, le autorità hanno cercato di trasformare una guerra civile in un confronto con la Russia. Il loro scopo è di ottenere il supporto militare occidentale.
I leader occidentali sono entusiasti di partecipare, e il summit NATO che si terrà questa settimana promette di essere la rampa di lancio di una nuova iniziativa militare. I “NATO-crati” stanno già annunciando la formazione di una forza di reazione rapida “punta di lancia”, formata da migliaia di soldati, per contrastare l’”invasione invisibile” della Russia.
Questo significa che le “forze di mantenimento della pace” statunitensi potrebbero finire a combattere i ribelli a pochi chilometri di distanza dal confine russo, e ciò potrebbe succedere prima che nessuno si aspetti. La prossima volta che Kiev pronuncerà una delle sue scandalose bugie affermando che ci sia un intervento diretto russo, saremo a un incidente di confine di distanza da un confronto con la potenza nucleare russa.
L’intero episodio di Guerra Fredda II è stato una farsa fin dall’inizio: lungi dall’essere un’”aggressione russa”, la destabilizzazione dell’Ucraina e il conseguente colpo di stato contro il governo democraticamente eletto del presidente Yanukovich sono stati finanziati da Washington, che ha riversato milioni sulle ONG ucraine e ha fatto di tutto per incoraggiare la violenza che finì con il rovesciamento di Yanukovich. Quando la Crimea si è sollevata contro Kiev, l’Occidente ha dipinto l’evento come un’”invasione” russa, mentre erano gli americani, di concerto con i loro partner minori europei, ad essere i veri invasori.
La NATO avrebbe dovuto essere seppellita alla fine della guerra fredda; invece i NATO-crati andarono all’offensiva (rompendo l’accordo raggiunto dai leader occidentali con l’allora presidente russo Mikhail Gorbachev) ed espansero l’alleanza in gran parte dell’Europa orientale. George Kennan lo descrisse come la più grande tragedia dell’era post- guerra fredda, e la sua visione assolutamente realistica delle questioni mondiali ora viene confermata, con Obama diretto in Estonia a fare la sua migliore imitazione di John F. Kennedy (“Icht bin ein Ukrainians!”) Si stanno piantando i semi per la terza guerra mondiale, come ha indicato niente meno che Lech Walesa. E non è certo a causa del “riscaldamento globale” che potrebbero germogliare prima di quanto si pensi.
Traduzione: Anacronista

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