venerdì 22 agosto 2014

UN PREMIER FINTO TONTO: IL SALTO NEL BUIO

UN PREMIER FINTO TONTO: IL SALTO NEL BUIO
di Marco Della Luna
Dopo aver scritto l’articolo Renzi parla inglese, abbiamo visionato, non senza imbarazzo, disagio e vergogna, questi video: vedi:  Three Interview with Matteo Renzi  – Renzi parla inglese con John Kerry
e in cui il premier parla il suo inglese maccheronico e inverecondamente inventato nientemeno che con il segretario di Stato americano Kerry (che lo guarda strabiliato e divertito) e con una giornalista britannica (che pure mostra divertimento e stupore). In queste due circostanze, Renzi trasmette veramente l’impressione dell’incoscienza-irresponsabilità patologica, che non si rende nemmeno conto dei propri limiti, e dà quindi seriamente da pensare.
Fare il matto, il guascone, il facilone, col pubblico italiano può servire a costruire un’immagine simpatica, con cui l’uomo comune possa identificarsi, nel senso che avevamo già spiegato.
Il primo video sopra linkato mostra che, in passato, Renzi parlava l’inglese molto meglio di ora. Quindi adesso sta recitando, fa il finto tonto. Ma perché mai ostentare crassa ignoranza e incoscienza della propria inadeguatezza col segretario di Stato americano in una conferenza stampa, per giunta? Perché discreditare il governo, la sua politica, l’immagine dell’Italia (quel che ne resta)? Che senso ha? Oppure, se credete che Renzi non reciti, ma abbia effettivamente un problema psicopatologico in uno dei due sensi ipotizzati nel nostro precedente articolo, la domanda diventa: a che scopo mettere un simile squilibrato a fare quelle figure nella sua veste di presidente del Consiglio dei Ministri italiano in sede internazionale, col governo statunitense e davanti ha un pubblico mondiale? A che scopo far apparire che l’Italia sia guidata da un incosciente?
Crediamo che la risposta ad ambedue le domande possa essere nei seguenti termini. L’Italia si è venuta a trovare in una situazione socioeconomica instabile ed è davanti a un bivio ineludibile che imporrà l’assunzione di qualche decisione “grossa” già in autunno, al momento della legge di bilancio, o poco dopo. Dovranno esser presi provvedimenti duri, impopolari, incostituzionali, quindi li si fa prendere a un (finto) tonto, a una testa di legno, per poi subito sostituirlo, lavarsi pilatescamente le mani e dichiararsi non responsabili di ciò che ha fatto, e poter così continuare a governare. E rubare. E tradire la nazione.
Che Renzi e il suo governo di ragazzotti e ragazzotte siano un team assolutamente incapace di affrontare la “crisi” (incluso Padoan) e di immagine (escluso Padoan), messo su per tirare avanti e fare qualche riforma in senso autocratico – un governo per prendere tempo, un materiale di consumo a rapida usura – è ormai evidente anche ai meno svegli tra quelli che lo hanno votato. Come ultimamente dimostra con dati inoppugnabili questo recentissimo articolo di Pritchard sul Telegraph,
per molti elementi del suo assetto economico l’Italia non è messa male, ha un buon potenziale di ripresa. I fattori contrari sono soprattutto l’euro e la cosiddetta
austerità, ossia il modello socioeconomico europeo, che da molti anni incessantemente causano recessione, disoccupazione, continuo aumento del debito pubblico, senza prospettiva di miglioramento. Il quotidiano britannico evidenzia come sempre, negli scorsi quarant’anni, quando la Lira è stata fissata come cambio al Marco tedesco, il risultato è stato la recessione, e questo per ben tre volte. Quindi anche i cretini ormai capiscono che fissare il cambio della Lira al Marco è un suicidio; idem affermare che l’euro è irreversibile. I tre governi Napolitano hanno tutti confermato che l’Euro è irreversibile e promesso la pelle dell’orso, ossia un allentamento del principio di austerità da parte di chi in Europa comanda, cioè Berlino. Nei primi tempi di Renzi si faceva credere in una alleanza con Francia, Spagna, Portogallo, Grecia per imporre una diversa linea finanziaria a Berlino, di sviluppo anziché rigore, ma questa alleanza si è dissolta prima di nascere.
Intanto la disoccupazione, la recessione e il fabbisogno di cassa peggiorano. Soprattutto con una deflazione persistente, il contribuente non è in grado di risanare le finanze pubbliche e il sistema bancario. A questo punto, qualcosa necessariamente sta per succedere, qualcosa di serio. La situazione è insostenibile, l’equilibrio è sul punto di rompersi.
Noi riteniamo che si stia costruendo l’immagine di Renzi premier incosciente per fargli compiere un qualche passo che può essere perdonato e digerito (dentro o fuori il Paese) solo se lo si fa fare appunto a un premier “pazzo”, che si prenda la responsabilità del suo atto e poi si tolga di mezzo. Che cosa si potrebbe far fare al premier “pazzo” così costruito?
Se si vuole aiutare il Paese, gli si potrebbe far decidere l’uscita dell’Italia dal sistema dell’Euro e della BCE, il ritorno alla Lira e al controllo del governo sulla banca centrale nazionale, più il controllo sui movimenti di capitali per evitare facili acquisti sottocosto delle migliori risorse del paese, e la conversione in Lire dei debiti denominati in Euro. Renzi potrebbe denunciare la violazione sistematica e ultradecennale da parte della Banca centrale europea e della Germania, quindi anche della Commissione europea, dei trattati europei che prescrivono di bilanciare gli attivi esuberanti delle bilance dei pagamenti, di puntare a un’inflazione monetaria intorno al 2%, di presentare bilanci e conti pubblici chiari e veritieri. Il FMI da tempo invita Berlino a fare pubblici investimenti (entro il tetto del 3%) per dare ossigeno ai partners, ma Berlino rifiuta, va contro gli interessi comunitari e contro l’integrazione: non vuole integrazione, ma colonizzazione. Queste sarebbero le scelte nel interesse del Paese.
Contrariamente, al servizio degli interessi stranieri, Renzi potrebbe chiamare in Italia la Troika, ossia sottomettere il Paese al governo e comando di Banca centrale europea, Commissione europea, Fondo monetario internazionale, condannando la popolazione al massacro sociale già sofferto dalla Grecia, e aggravato dal fatto che in Italia la Troika si aggiungerebbe alla partitocrazia che la fa venire, quindi dovrebbe assicurare innanzitutto le rendite parassitarie di questa. Oppure Renzi potrebbe fare una tassa patrimoniale con prelievo dai conti correnti, per tirare avanti ancora qualche tempo, al prezzo di aggravare la recessione e il crollo della domanda interna. Il ricavato di quest’operazione verrebbe probabilmente spartito tra le forze politiche complici. Entrambe le mosse possono essere abbinate a una ristrutturazione del debito pubblico, cioè a un default controllato, e ad ulteriori cessioni di assets strategici agli stranieri, come la recente cessione di 1/3 della Cassa Depositi e Prestiti ai cinesi. Possono anche essere abbinate a una legge che, a garanzia dei nuovi prestiti della BCE allo Stato, iscriva un’ipoteca forzata sugli immobili degli italiani. Dopo aver fatto simili colpi di mano ai danni della nazione, Renzi (che ultimamente ha detto che è già iniziata anche la sua rottamazione) verrebbe sostituito con un personaggio dall’immagine paterna e bonaria di curato di campagna come il Mortadella, che, con un nuovo ministro dell’economia (si mormora Lucrezia Reichlin), lavorerebbe alla riconciliazione sociale, negoziando con i padroni stranieri una onorevole sottomissione all’italiana.
La terza ipotesi, la più difficile a realizzarsi, è che, di fronte al fallimento conclamato del modello monetario e finanziario dell’Eurozona (cambi fissi, austerità, ciascuno per sè, Berlino al di sopra delle regole), si decida una federalizzazione dell’UE sul modello USA, debiti pubblici inclusi, e con prescrizione statutaria alla BCE di perseguire non la stabilità del potere d’acquisto dell’unità monetaria (cioè l’interesse dei creditori finanziari) ma la piena occupazione dei fattori produttivi (cioè l’interesse collettivo). Ma l’opposizione a questa svolta oggi appare invincibile.
Marco Della Luna e Paolo Cioni

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