giovedì 7 agosto 2014

La sconfitta morale dell’Europa di fronte al dramma di Gaza e della Palestina

La sconfitta morale dell'Europa di fronte al dramma di Gaza e della Palestina

di Luciano Lago
Quello che è accaduto ultimamente nella Striscia di Gaza, la guerra con il suo carico di strage indiscriminata contro la popolazione civile e le atrocità commesse dalle forze armate israeliane che non hanno esitato a bombardare e colpire ospedali, scuole, centri ONU per rifugiati, moschee, centri per disabili, ambulanze ed incluso a cannoneggiare persino i bambini che giocavano a calcio sulla spiaggia, ha giustamente sollevato una forte indignazione in tutto il mondo civile ed ha suscitato persino proteste ed appelli di alcuni degli stessi cittadini israeliani (esponenti della cultura ) che si sono vergognati del proprio governo dichiarando apertamente il proprio dissenso. Vedi Amira Hass

L’indignazione è stata espressa sia con manifestazioni pubbliche avvenute nelle principali città di tutto il mondo (quasi ignorate dai media europei), sia a livello diplomatico con i molti paesi di tutto il mondo che hanno condannato la politica stragista attuata dall’esercito israeliano ed alcuni di questi stati hanno anche provveduto a richiamare gli ambasciatori “per consultazioni”.
Nel contesto di queste reazioni mondiali è emerso invece, in maniera evidente, l’atteggiamento ipocrita, assente e contraddittorio della quasi totalità dei paesi europei, proprio di quei paesi che in passato si erano arrogati la posizione di difensori dei “diritti umani” e massimi “tutori della democrazia” ponendosi su di un gradino di superiorità tanto da impartire lezioni agli altri sulla “tutela dei diritti umani” come avvenuto nei confronti di quei paesi dove, secondo il giudizio dell’Unione Europea, veniva applicata una scarsa tutela o violazioni palesi di tali diritti (questo è stato il caso recente dell’Iran ed in precedenza della Libia, della Siria, della Turchia o del Venezuela, ecc..).
Protestas en Londres
I governi europei hanno espresso al massimo un ipocrita “invito alla moderazione” al governo Israeliano, unitamente ad una netta condanna alle organizzazioni della resistenza palestinese come Hamas per il lancio dei razzi e missili sul territorio israeliano. Gli stessi governi hanno reiterato più volte il “diritto a difendersi” da parte dello stato di Israele ignorano però lo stesso diritto per quanto riguarda la comunità palestinese. Nessuno dei governi europei ha considerato il blocco di Gaza che dura da oltre 7 anni per quello che è veramente: un atto di guerra permanente ed illegale (sanzionato più volte dall’ONU) dello Stato di Israele contro la comunità palestinese, tanto meno sono state considerate le vere cause della violenza e degli atti di terrorismo, nelle sopraffazioni quotidiane che lo stato occupante di Israele esercita nei confronti dei palestinesi con il blocco dei rifornimenti a Gaza e, in Cisgiordania, con l’arbitraria occupazione delle terre, con le vessazioni quotidiane ai check point, con il muro di cemento che divide le comunità, con l’abbattimento di migliaia di piante di olivo che costituiscono il sostentamento dei contadini palestinesi, con lo spianamento mediante bulldozer delle case palestinesi per fare largo alle nuove colonie dei coloni ebrei venuti, da fuori ad occupare le terre che erano della Palestina.
Niente di tutto questo ma piuttosto un astratto appello “al dialogo ed alla moderazione” che non aveva alcuna possibilità di essere accolto dato lo stato di guerra dichiarato unilateralemte ed in modo sproporzionato da parte del governo israeliano. Ben diverso avrebbe potuto essere il peso dell’Europa se si fossero fatte pressioni sul governo di Tel Aviv minacciano una sospensione degli scambi bilaterali (molto inteso attualmente) e paventando il blocco nella fornitura di materiale di uso militare che Israele riceve in quantità da paesi come Italia, Francia e Germania.
Di fronte all’inazione ed alla passività dei paesi europei, è apparsa come un gigante ed una vera statista la Cristina Kirchner, presidente dell’Argentina, che ha minacciato il governo israeliano di “serie conseguenze nei rapporti bilaterali” fra i due paesi, nel caso che Israele non avesse garantito l’incolumità fisica di un suo sacerdote e della sua comunità,il missionario, padre Jorge Hernandez, il quale si trova a Gaza, in una Chiesa Cattolica, per assistere una comunità di rifugiati molti dei quali bambini disabili. (Vedi: avvertimento della presidente Kirchner )
La decisione di ritiro degli ambasciatori e la decisa condanna di Israele da parte di buona parte dei paesi Latino americani, suona come un forte “schiaffo morale” dato alla pavida e servile Europa, incapace di esprimersi.
Protestas masivas
L’Europa è apparsa come un continente disarticolato, privo di peso politico, totalmente subordinato alla politica statunitense, incapace di parlare con voce propria e massimamente ipocrita nell’applicare una politica di “doppio standard” alle azioni palesi di violazione dei diritti umani quando queste vengono commesse da paesi che rientrano nella propria cerchia di alleanze, ostinata nel voler chiudere gli occhi di fronte a quello che da tutti gli altri Stati, a partire dal Brasile, passando per l’Argentina, il Venezuela, il Cile, l’Ecuador, la Bolivia, il Salvador fino all’India o all’Iran è stato visto come una azione di genocidio contro la popolazione civile, ben altro che “diritto a difendersi di Israele”.
Persino negli uffici di quel baraccone ormai inutile ed ininfluente che è da tempo l’ONU, il pavido segretario Banki Moon, lo stesso che non ha mai pronunciato condanna sulle aggressioni contro paesi sovrani perpetuate dagli USA negli ultimi anni, ha avuto uno scatto di dignità nel condannare il bombardamento della scuola dell’ONU di Gaza e le azioni belliche israeliane come “crimini di guerra ed oltraggio morale”.
Nessuna risposta dalle cancellerie di Parigi, Londra, Berlino e le altri capitali. I governi europei, in specie quello italiano, che sempre si appella all’ONU come “supremo regolatore dei conflitti”, questa volta trattandosi di Israele, hanno fatto finta di non sentire, erano troppo impegnati e concentrati nel ricevere le direttive da Washingon.
D’altra parte è la stessa politica di subordinazione dell’Europa agli interessi degli Stati Uniti ed alla loro politica bellicista, quella che, nello stesso continente europeo, impedisce ai governanti europei di vedere le azioni di sopraffazione e di pulizia etnica messe in opera dal governo di Kiev, fresco alleato dell’Europa, degli USA e sostenuto dalla NATO, nei confronti della popolazione civile di etnia russa dell’Est Ucraina, anche lì con bombardamenti indiscriminati sulle zone civili ed azioni di repressione violenta.
La pulizia etnica per l’Unione Europea si può stigmatizzare e condannare quando questa avviene nel Ruanda, nello Zambia o nel Tibet, ma quando questa riguarda paesi con interessi comuni dei governi europei, allora tale pulizia etnica risulta “inesistente o irrilevante” per i governi asserviti all’egemonia statunitense. Esiste sempre il giusto pretesto: “Israele si deve difendere” oppure “il governo di Kiev ha il diritto di ristabilire la propria autorità” (con qualsiasi mezzo in entrambi i casi).
A causa di questo atteggiamento bivalente del doppio standard di giudizio, la perdita di prestigio e di autorità politica e morale dei paesi europei è senza precedenti nella Storia del vecchio continente. Si rende evidente che le classi politiche dei paesi europei sono ormai, oltre che subordinate alle politiche di Washington, totalmente assoggettate alle lobby economiche sovranazionali che dettano le direttive nella priorità degli interessi economici da salvaguardare e che piuttosto vedono, nella tutela dei diritti umani, un ostacolo alla realizzazione dei loro profitti.
Questi fattori non sono estranei ma connaturati al processo di decadenza economica e politica che inesorabilmente sta corrodendo l’intero continente europeo di fronte ai grandi mutamenti geopolitici che si stanno verificando a livello mondiale.
Per la sua subalternità e per la passività politica, è facile prevedere che l’Europa sarà destinata a subire, presto o tardi, come sempre accade nella Storia, tutte le funeste conseguenze.
Nelle foto: Immagini delle proteste popolari contro Israele a Parigi e Londra

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