domenica 11 maggio 2014

Perché gli Usa vogliono una nuova guerra fredda

Per Dores, le stesse motivazioni che spinsero George W Bush alla guerra contro l’Iraq, nel 2003, sono oggi alla base della retorica anti cinese del Pentagono. Tanto i banchieri di Wall Street quanto gli amministratori delegati delle grandi aziende a stelle e strisce premono per il conflitto nel mondo al fine di aumentare i loro introiti ed il prezzo delle loro azioni: “il Pentagono si vede costretto a proteggere ed ampliare il suo budget militare, la cui riduzione è prevista per il 2016. I militari vogliono espandere ad est la Nato, con uno stanziamento di truppe nei Paesi dell’ex Unione sovietica. Il complesso militare-industriale statunitense mira ad aumentare le vendite dei propri prodotti nei paesi dell’Europa orientale, in particolare in Ucraina”.

Secondo Dores, il cuore pulsante di questo sistema è Wall Street. Banchieri e politici sanno, infatti, che la guerra internazionale attira fondi verso gli Usa, riducendo il deficit di bilancio. Il rafforzamento del dollaro aiuta le banche statunitensi a divenire il fulcro dell’economia mondiale. Gli analisti di Wall Street prevedono che solo per quest’anno il deflusso di capitali dalla Russia possa toccare quota 150 milioni di dollari. Gli Usa credono che il mondo debba vivere sotto le leggi del capitalismo ma senza le economie di Cina e Russia. Nel sistema dell’economia mondo auspicata da Washington non vi è posto alcuno neanche per varie associazioni e organizzazioni alternative, come l’Unione eurasiatica, la SCO (Shanghai Cooperation Organization), Brics, Alba o l’Unione Africana. “la guerra fredda  non è finita affatto con la caduta dell’Urss poiché essa non era motivata dal solo rifiuto dell’Occidente verso il socialismo ma dalle contraddizioni interne del capitalismo stesso”, conclude Dores. 

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