mercoledì 7 maggio 2014

BANK OF ENGLAND DICE: LE BANCHE CREANO DENARO A DEBITO QUANDO FANNO PRESTITI

Bank of England
Quando parlo con amici e conoscenti di signoraggio, emissione di denaro a debito, ecc., trovo di solito una certa resistenza che si poggia su due puntelli: il primo, riguardo alla difficoltà di comprensione del fenomeno stesso: essendo stati abituati a credere che il denaro sia una cosa fisica (avete presente il famoso deposito di zio Paperone?), risulta difficile comprendere come ci sia qualcuno che possa creare “dal nulla” questa che noi riteniamo essere una “cosa fisica“.


Ma esiste un altro puntello,  o supporto, alla pigrizia: e questo si chiama “assenza di fonti ufficiali“. “Se fosse come dici tu, perchè non lo dice nessuno?” o ancora meglio: “Se fosse come dici tu, perchè i politici, gli economisti, le fonti ufficiali insomma non lo dicono?” rivelando, sotto sotto, un bisogno intrinseco di omologazione e protezione: siccome è troppo dura avventurarsi da soli (così si crede) in un territorio ostile, meglio stare al riparo, sotto l’ombra rassicurante di una bugia ufficiale. Meglio imbrogliati in compagnia che risvegliati da soli, potremmo sintetizzare.

A smontare questo secondo punto ci è venuto in soccorso il paper della Bank Of England che, senza mezzi termini e senza giri di parole, afferma esplicitamente che le banche creano denaro (meglio: credito o liquidità) a debito nel momento in cui concedono un prestito(in realtà l’aveva detto anche Ben Bernanke della Fed in questo video)

Insomma, l’assioma che le banche prestano quello che hanno ricevuto in deposito viene completamente stravolto: quando vi hanno dato il mutuo per la casa non vi stavano prestando il denaro di qualche pensionato che ha depositato in banca i prestiti di una vita. No, stavano creando quell’importo in quell’esatto momento in cui hanno “acceso” il mutuo. Abbiamo la conferma ufficiale: non siamo noi dei pazzi complottisti che si inventano le cose: è scritto, nero su bianco, da una delle massime autorità mondiali.

Perchè la Bank of England se ne sarebbe uscita con una ammissione tanto chiara e, per certi versi, autolesionista? Non ho la risposta, posso solo immaginare che i tempi siano ormai maturi e la cosa stia diventando talmente di dominio pubblico che continuare a difendere la menzogna, come ho detto qui, sarebbe solo una battaglia di retroguardia destinata a sconfitta sicura. Anche perchè il sistema crollerà inevitabilmente su sè stesso, producendo un debito che non può che crescere all’infinito e che nessuna tassazione o austerity potrà mai sanare.

Le conseguenze di questo sono molteplici ma, in tempo di elezioni, la prima e più importante è che chiunque vi chiede sacrifici e tasse per uscire dalla crisi o non ha capito nulla o è in malafede. E per questo tutti i politici che fino ad ora hanno, consapevolmente o meno, difeso questo sistema, devono andarsene a casa. Non sono adeguati, non hanno capito e se hanno capito sono stati complici.

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Riprendo alcuni passi di un ottimo articolo trovato su libreidee:

Spiacenti, non ci sono più soldi. E quindi: rigore, tagli alla spesa pubblica, spending review. Per colpire, solo e sempre, il settore pubblico: il welfare, la spesa vitale per i cittadini, da cui dipende strettamente la salute dell’economia privata di aziende e famiglie. Stando a politici, tecnocrati e banchieri, è come se il denaro «fosse una risorsa limitata, alla stregua della bauxite o del petrolio». Errore: il denaro è inesauribile, illimitato. Perché può essere creato dal nulla, in qualsiasi momento, a una sola condizione: che venga accettato come  valore di scambio, per acquistare beni e servizi e pagare le tasse. 

Quella che a prima vista può sembrare la scoperta dell’acqua calda, secondo David Graeber del “Guardian” è un’esternazione epocale: perché proviene dalla Banca d’Inghilterra, che ammette ufficialmente che la quantità di denaro circolante – quella in nostro possesso, e a disposizione dei nostri Stati – non dipende assolutamente da un ammontare frutto di risparmi, ma da una semplice decisione politica, attuata dalle banche centrali e dai super-banchieri che le gestiscono.


Herman Van Rompuy, custode del rigore Ue
Il sistema continua dirci che «semplicemente non c’è abbastanza denaro per finanziare lo stato sociale», e preferisce «parlare dell’immoralità del debito pubblico o di una spesa pubblica che “svuota le tasche” al settore privato»? Tutto falso. «Il sistema della riserva frazionaria permette alle banche di prestare somme considerevolmente superiori a quelle che detengono nelle riserve».

 E, se i risparmi dei correntisti non bastano, «le banche possono farsi prestare altro denaro dalla banca centrale», la quale «può stampare tutto il denaro che vuole», riassume Graeber, citando il documento intitolato “La creazione della moneta nell’economia moderna”, redatto da tre economisti del dipartimento di analisi monetaria della Bank of England. «Non c’è davvero alcun limite alla quantità di denaro che una banca può creare, a patto che trovi persone che vogliano prendere in prestito quel denaro. Non rischieranno mai di finire senza soldi, per il semplice motivo che, in genere, i loro mutuatari non prenderanno mai il denaro per metterlo sotto al materasso: alla fine, tutto il denaro che una banca presta tornerà indietro in qualche modo in qualche altra banca».


Le banche, sottolineano gli analisti della banca centrale britannica, non ricevono i risparmi dai privati per poi successivamente prestarli. Al contrario: «Sono i prestiti delle banche a creare i depositi», attraverso la banca centrale. «E la moneta della banca centrale non è nemmeno “moltiplicata” sotto forma di prestiti e depositi», perché viene semplicemente creata dal nulla. 

«Nel caso le banche avessero bisogno di prelevare denaro dalla banca centrale – scrive Graeber – possono prenderne in prestito quanto ne vogliono; tutto ciò che fa quest’ultima è determinare il tasso di interesse, il costo del denaro, non la sua quantità». Per questo, «non c’è alcuna spesa pubblica che “svuoti le tasche” al settore privato. E’ esattamente l’opposto»: è la finanza a chiudere i rubinetti, a costringere intere nazioni a tirare la cinghia. «Perché, così all’improvviso, la Banca d’Inghilterra ammette tutto ciò?».

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Fin dall’inizio della recessione, scrive il “Guardian”, le banche centrali degli Usa e della Gran Bretagna hanno ridotto quasi a zero il costo del denaro: attraverso il “quantitative easing”, cioè l’alleggerimento quantitativo, «hanno pompato quanto più denaro potevano nelle banche, senza produrre alcun effetto inflattivo». Il significato di tutto questo? «Il tetto dell’ammontare della moneta in circolazione non è dato da quanto le banche centrali siano disposte a prestare, ma da quanto denaro siano disposti a prendere in prestito governi, aziende, e cittadini ordinari». 

La questione è politica: «La spesa dei governi ha il ruolo principale in tutto ciò». E lo stesso documento della Bank of England «ammette, leggendolo con attenzione, che alla fine le banche centrali forniscono denaro ai governi». Certo, le banche centrali degli Stati con moneta sovrana – quindi non i paesi dell’Eurozona.


«Storicamente – rileva Graeber – la Banca d’Inghilterra tende a essere un precursore, esternando quelle che possono sembrare posizioni radicali ma che poi finiscono per diventare la nuova ortodossia». E’ come se gli analisti inglesi avesso detto, chiaro e tondo, che bisogna bocciare la Bce e tutte le politiche restrittive dell’Unione Europea. 

 Non è vero che “non ci sono più soldi” per gli Stati. E’ vero il contrario: Bruxelles ha deciso che gli Stati, e i loro cittadini, devono soffrire. Solo degradando le condizioni generali di vita, abolendo diritti sociali e diritti del lavoro, l’élite può sperare di disporre di “sudditi” docili, disposti a tutto per un salario schiavistico. Il paradiso in terra per i monopolisti della moneta ex-sovrana, super-tecnocrati al servizio degli oligarchi planetari, i grandi privatizzatori del nostro futuro.

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