lunedì 24 febbraio 2014

La Terza Guerra Mondiale. E quando arriva?

Nonostante i colloqui di pace e la firma del cessate il fuoco avvenuta ad Addis Abeba il 23 gennaio scorso, la guerra in Sud Sudan continua.
Sembravano finiti i giorni di terrore e di guerriglia tra le fazioni che fanno capo a Salva Kiir, il presidente in carica, e Riek Machar, ex vice-presidente, ma già il 28 febbraio le voci dal fronte sembrano richiamare quelli che si credevano vecchi ricordi.

L’etnia Nuer e i Dinka si scontrano ferocemente in una guerriglia al suo apice questo dicembre. Due etnie contrapposte da decenni, pensiamo all’assedio di Bor del 1991.
Una delle differenze fondamentali tra le due etnie è il credo. I Dinka per il 75 per cento cristiani, mentre i Nuer sono ancora dediti al culto tradizionale. Ma si tratta per lo più di ragioni che ormai sconfinano il semplice fatto culturale diventando irrecuperabili divisioni politiche.
Scontri in sette dei dieci Stati sud-sudanesi, con frequenti assedi e prese delle capitali anche a distanza di pochi giorni che hanno distrutto completamente le città in questione, specialmente nel governatorato di Jonglei, Nilo Superiore.
Il 21 febbraio giungono notizie di un attacco a Leer, la cui popolazione da tre settimane è nascosta nella boscaglia.
Infatti dei combattenti del Darfur, gente specializzata, al fianco degli uomini di Reick erano entrati in città e l’avevano rasa al suolo. Sembrano storie da film ma un manipolo di uomini scappando si è diretto verso Juba al confine con il Sudan del Sud, bollendo l’acqua dei fiumi per dissetarsi. Scappavano e dovevano difendersi da entrambi i fronti. Avere una macchina gli ha permesso di muoversi con velocità in territori che altrimenti, forse, non avrebbero attraversato; ma gli ha attirato l’ostilità di qualunque truppa incontrassero. Percorrevano terreni fuori strada, ma non solo una volta si sono visti sparare addosso come fossero in un film di Tarantino, pur rimanendo illesi. Trovato un telefono satellitare è stata contattata Juba e i fugiaschi sono tornati a Leer in trionfo se così possiamo dire, con le truppe regolari. Un villaggio bruciato e saccheggiato. La fame. Unico frutto stagionale un dattero estremamente duro, solitamente evitato.
Storie di poco conto che si sommano a storie di profughi, a una storia più grande di idee e politica dove difficilmente si può attribuire una etichetta, di bontà o malvagità che sia, a una delle fazioni in lotta. Perché se questa volta i ribelli hanno portato distruzione altre centinaia sono state causate dalle truppe regolari. Non esiste confine tra bene e male in guerra.
E allora? Facciamo scoppiare la terza guerra mondiale. Se non c’è due senza tre, che sia La Buona. Che sia la guerra alle guerre, che sia una guerra pacifica. Che si suggellino queste nozze alchemiche tra Venere e Marte.
Non diciamoci bugie. Non ci sono interessi che valgano il costo che ogni giorno si spende. Non c’è progresso, quando ancora i territori di guerra nel mondo superano la soglia dello zero. Figuriamoci se superano quella del 10.
Giselda Campolo

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