giovedì 13 febbraio 2014

GIORGIO NAPOLITANO HA TRADITO L’ITALIA E CALPESTATO LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

NAPOLITANO & KISSINGER
di Gianni Lannes

L’abusivo capo pro tempore dello Stato tricolore, eletto ben due volte da parlamentari illegittimi (in base alla legge elettorale 270/2005, dichiarata incostituzionale della Consulta), deve soltanto dimettersi ed essere processato senza sconti per i crimini che ha commesso a danno del nostro Paese e della legalità. 

Dopo aver firmato per anni trattati internazionali, soprattutto europei senza uno straccio di mandato popolare, le più alte cariche di questo Stato palesemente eterodiretto, si accingono a manomettere definitivamente la Costituzione.

A suo tempo nel 1947, temendo a ragion veduta manipolazioni e colpi di mano dittatoriali, i nostri Padri Costituenti crearono una Costituzione semi-rigida. La sua rigidità impedisce al legislatore di modificare le basi del nostro diritto senza una sostanziosa approvazione in entrambe le camere  (2/3 dei voti) o senza l’approvazione con referendum popolare. Questo importante principio è sancito dall’articolo 138 della Costituzione che oggi modificheranno in barba alla democrazia. Una costituzione flessibile in un Paese il cui potere legislativo non appartiene più al Parlamento (ormai esautorato), ma ad un Governo che può essere nominato dal Presidente della Repubblica in base al volere della Commissione Europea - i cui membri non sono eletti dal popolo - come è accaduto con un golpe nel novembre 2011 per Mario Monti.
Il 2014 segna il punto di non ritorno per una democrazia morente in un paese di cittadine e cittadini lobotomizzati dalla propaganda televisiva. Oggi chi si oppone all’instaurazione di un regime viene screditato e definito “eversivo”.  

«I mali, che affliggono l'Italia, non dipendono dalla Costituzione del 1948, ma dagli intrighi di potere, dai tentativi golpisti, dallo stragismo impunito, dalle associazioni criminali, coperte da oscure complicità, dalla corruzione dilagante, dallo spreco selvaggio e dall'appropriazioni delle istituzioni da parte degli apparati di alcuni partiti». Parole indelebili pronunciate nel 1991 dall'allora Presidente della Consulta, Ettore Gallo.

Per dirla con Gaber: "la libertà non è uno spazio libero, ma è partecipazione". La democrazia va conquistata con la lotta. Coraggio: su la testa!



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