lunedì 10 febbraio 2014

Canarie, pressione fiscale al 20%. Frontiera dell’italiano in fuga

Volendo comparare i sistemi fiscali dell’Italia e delle Canarie non c’è partita: nel “belpaese” governato dalla banda “Letta-Saccomanni” si viaggia introno al 70% (a cui va aggiunto il peso della burocrazia), mentre nelle isole al largo del Marocco, ma spagnole, siamo sotto il 20%.Per aprire una società di capitali, una “SL”, non ci si impiega mai più di 3 settimane e l’aliquota più alta che questa pagherà – qualora il fatturato superasse i 350.000 euro è del 25%. Il fatturato è minore? Allora l’imposta è del 15%. E l’Iva? Beh, quella l’hanno aumentata un anno fa circa, in piena crisi, ed ora è stabilmente al 7%. Inoltre, potete scaricare dal bilancio tutto ciò che riguarda l’attività della vostra azienda. Per altri tipi di società, le ditte individuali ad esempio, si può anche pagare con il “modulo”, sistema forfettario. Fino a 300.000 e rotti euro di fatturato (vado a memoria) le tasse si pagano trimestralmente: meno di 400 euro fissi, meno 1.600 euro all’anno. Ma ricorrendo alla contabilità ordinaria si scuce anche meno.

Se a quanto riportato sopra, aggiungete una burocrazia non ostile, una qualità della vita decisamente alta, una “sanità” di taglio europeo, criminalità quasi nulla, un clima eternamente primaverile, gente sorridente e cordiale capite bene il motivo per cui gli italiani stanno sbarcando a frotte, da un anno a questa parte. Ma… sì c’è ovviamente un ma: “Attenzione – spiega l’avvocato tributarista Michele Paolo Cicconi, che ha un sito molto dettagliato in cui spiega norme e regole - non è tutto oro quel che luccica. Molti pensano di arrivare qui e trovare l’Eldorado, ma non è esattamente così. Da fare c’è, ma sconsiglio di buttarsi in attività in cui non si ha esperienza, pensando che basti aprire un ristorante-pizzeria per cambiare vita”. Per coloro che, invece, scelgono di stabilirsi a queste latitudini per godersi la pensione (tanti, in aumento), prendendo la residenza in una delle 7 isole, se la spasseranno alla grande rispetto all’Italia, considerato che la vita costa mediamente il 30% meno, che l’assegno che recapiterà loro l’INPS sarà lordo e che le imposte che devolveranno al governo locale sono minori di quelle che ti trattengono nella patria di Befera.
Per gli imprenditori, inoltre, c’è la possibilità di accedere al programma speciale pensato dal “Consorzio de la Zona Especial Canaria” (ZEC). Lo slogan è il seguente:“La migliore fiscalità d’Europa”. Per tutta una serie di attività di tipo commerciale-industriale c’è l’opportunità, investendo da 50.000 a 100.000 euro (assumendo da 3 a 5 persone) di avere in cambio un’IRPEG (IRES) pari al 4% sine die! Inoltre, esenzioni al pagamento dell’Iva (che qui si chiama IGIC) e alla tassa sulle successioni patrimoniali. Non bastasse, la ZEC contempla vantaggi fiscali per le società con filiali non residenti in Spagna e sulle imposte dirette per i non residenti. Per chi fosse interessato, è possibile presentare progetti entro e non oltre il 31 dicembre 2014.
La crisi mondiale non ha risparmiato questo arcipelago piazzato nel mezzo dell’Oceano Atlantico, ma la situazione si sta, almeno in parte, invertendo. Quest’anno, ad esempio, il numero di turisti ha fatto segnare un record e, non a caso, i prezzi delle abitazioni sono saliti mediamente del 13%, in controtendenza rispetto al resto della Spagna. Per chi non vuole morire d’Italia… le Canarie sono un’occasione da tenere presente. Con un’avvertimento: i furbetti non sono graditi, hanno una pessima nomea.
 Fonte: http://www.lindipendenza.com/canarie-pressione-fiscale-al-20-ultima-frontiera-dellitaliano-in-fuga/

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