Qual è uno degli aspetti più importati della politica estera Usa? Come ci ha insegnato il caso Datagate recentemente, la risposta è facile: sorvegliare
Da Washington l’attenzione morbosa – spesso esagerata – per quello che succede tutto intorno (ma anche internamente) al continente americano è quasi un marchio di fabbrica. Eppure, sostiene il Pentagono, c’è un risvolto del programma di sorveglianza Usa (al di la di quanto scoperchiato da Snowden e dalle sue rivelazioni)che fa acqua da tutte le parti. Secondo uno studio del Defense Science Board, infatti, le varie agenzie di intelligence presenti negli Stati Uniti (16 in tutto) “non sono ancora organizzate o completamente attrezzate” per rilevare lo sviluppo di armi o programmi nucleari delle potenze straniere (nel report non si accenna a nessun Paese specifico, ma come scrive il New York Times non è assolutamente un segreto che gli Usa spendono risorse, anche ingenti, per monitorare l’attività di Russia, Israele, Cina, Pakistan, India e Corea del Nord).
Affermazioni simili, che non sono altro che il riassunto di un rapporto di oltre 100 pagine, frutto di un lavoro durato tre anni, riportano alla mente le fantomatiche armi di distruzione di massa dell’Iraq di Saddam Hussein, episodio della recente storia americana (scaturita dal post 11 settembre, l’attentato alle Twin Tower usato spesso come ‘asta’ dove far sventolare la bandiera dell’antiterrorismo) che il NyTchiama paradossalmente “il più famoso fallimento dell’intelligence negli ultimi dieci anni”. Più che un fallimento, però, quello della ricerca delle ‘terribili’ armi in Iraq è stato soltanto un pretesto – nonostante non ci siano prove ufficiali, ma solo una forte puzza di bruciato – per dare il via ad un conflitto che celava ben altri obiettivi e interessi.
Ma al di la dell’esempio iracheno, ce ne sono altri dove effettivamente il ritardo Usa è più che provato: uno riguarda il reattore nucleare che era in costruzione in Siria, su volere di Bashar al Assad con l’aiuto e la complicità della Corea del Nord, scovato e distrutto nel 2007 dagli israeliani, tanto che fu proprio il Mossad (gli 007 di Tel Aviv) ad avvertire Washington di quanto stava succedendo a Damasco. Più recentemente, invece, è venuto alla luce che Kim Jong-un aveva dato il via alla costruzione di un impianto per l’arricchimento dell’uranio, scenario completamenteignorato dagli Stati Uniti fino a quando lo stesso giovane dittatore nordcoreano lo mostrò ad un professore in visita da Stanford. Secondo lo studio del Defense Science Board, in buona sostanza, questi sono due casi in cui si evince che le capacità Usa di individuare “strutture non dichiarate e operazioni segrete” sono del tutto inadeguate o, “più spesso, non esistono”.
Una sorta di campanello d’allarme che viene fatto suonare, qualcuno potrebbe dire in modo quantomeno sospetto, proprio mentre i 5+1 e l’Iran sembrano essere sulla buona strada – ma ancora lunga – per un prossimo accordo rispetto al programma nucleare di Teheran e a due mesi dal terzo vertice che si terrà, a marzo, all’Aia. Secondo il rapporto, che non sembra assolutamente in linea con chi ritiene gli sforzi diplomatici di Obama con Rouhani una buona cosa, “il monitoraggio e il controllo di eventuali proliferazioni di armamenti nucleari in Paesi stranieri dovrebbe essere un obiettivo prioritario della sicurezza nazionale”, soprattutto perché il numero di stati che potenzialmente potrebbero prendere la via del nucleare sta toccando picchi che “non si vedevano fin dai primi giorni della Guerra Fredda“. La nazione, si legge nelle conclusioni dello studio, “non è ancora assolutamente organizzata o attrezzata” per questo tipo di sorveglianza, perciò il Pentagono mette le mani avanti e, sull’onda delle (scarse) riforme sull’Nsa annunciate qualche giorno fa dal presidenteBarack Obama, chiede al governo di non smantellare in toto i programmi informatici sviluppati dall’Nsa, i quali potrebbero essere utilizzati per scovare eventuali proliferazioni nascoste di armamenti nucleari.
Questo sarà reso decisamente più facile, sostiene ancora il report anche se all’intelligence Usa verrà lasciata la possibilità di intercettare chiamate ed e-mail, aspetto su cui potrebbe anche arrivare un’intesa con la Casa Bianca.
Fonte: http://it.ibtimes.com/articles/61725/20140124/usa-proliferazione-nucleare-intercettazioni-nsa.htm
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