giovedì 21 novembre 2013

L’Europa in mille pezzi

Europa in pezzi
Esplode una nuova “questione meridionale” ma stavolta non si tratta della secolare, irrisolta divisione del bel paese di cui tanto abbiamo letto sui libri di scuola. Il dirompente, attualissimo problema, di portata continentale, interessa l’unione Europea e può provocarne l’imminente implosione. La questione è tanto semplice quanto preoccupante: i parametri esterni imposti ai paesi del Sud Europa, per entrare nell’area della moneta comune, piuttosto che migliorare le loro economie le hanno affossate. La crisi economica del 2008 ha esacerbato, con esiti socialmente drammatici, questa tendenza in atto. Ciò è potuto accadere per l’assenza di collante e controllo politico all’interno dell’Ue che infatti preferisce autoregolarsi attraverso l’azione dei mercati e l’iniziativa delle banche e di quegli organismi sovranazionali di natura finanziaria esenti, quindi, da qualsivoglia forma di controllo politico. Mercati senza regole tendono ad accentuare e non certo a ridurre le sperequazioni tra i soggetti coinvolti ed i paesi del Nord e Sud del Vecchio Continente non hanno fatto certo eccezione. A tal proposito, ha recentemente affermato l’economista Emiliano Brancaccio:

La ‘mezzogiornificazione’ è tuttora in atto. La nascita della moneta unica europea l’ha accentuata e la crisi iniziata nel 2008 le ha impresso un’ulteriore accelerazione. Basti guardare la forbice che si è venuta a creare tra gli andamenti dell’occupazione: mentre l’Italia, la Spagna, l’Irlanda, il Portogallo e la Grecia negli ultimi cinque anni hanno perso oltre 6 milioni di posti di lavoro, la Germania ha visto crescere l’occupazione di un milione emezzo di unità. Lo stesso dicasi per le insolvenze delle imprese: tra il 2008 e il 2012 sono aumentate in Spagna del 200 per cento e in Italia del 90, mentre in Germania sono addirittura diminuite del 3 per cento. Si tratta di divergenze colossali, che dal Dopoguerra non hanno precedenti storici.
Il continuo calo di occupazione, in assenza di correttivi politici alla deriva finanziaria dell’Europa, rischia di condurre alla distruzione dell’unità europea.

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