
Dimmi da dove vieni e ti dirò cosa sei.
«Nein!»
Senti Kartoffel, perché non vuoi accettare l’etichettatura
degli alimenti, come latte, pollame, carne bovina, olio extravergine d’oliva,
passata di pomodoro?
«Nein!»
Certo che no: il crucco si guarda bene di subire leggi e
regolamenti che legherebbero le sue di mani, invece che degli altri!
Gli italiani, oltre al mandolino, hanno anche la pizza…
pasta, conserve alimentari, salumi, formaggi, vini e tanto d’eccellenza, in
campo agro-alimentare.
Un mercato che, come per la patatina, tira!
Ma ai nostalgici del "Deutschland über alles",
tanta grazia costerebbe, se la dovessero importare.
Meglio taroccare.
Cerco e trovo:
Prisecco, Parmesan, Regianito, Parma Ham, Daniele Prosciutto
& Company, Cambozola e Tinboonzola, Truffle Pecorino…
Gli scaffali delle botteghe dei “Kameraden” abbondano di
pappette fatte in casa e spacciate per prodotti italiani, ben migliori di
quelli di casa loro!
Come abili prestigiatori, giocano sull’inganno: sfruttano
suono e immagine, che richiami il Bel Paese e il meglio della qualità che sa
dare, diversamente dall’equivalente prodotto locale.
L’”Italian sounding” funziona: Ecco la pizza “da Marco” o
“da Salvatore”, con l’immagine di un paffuto pizzaiolo con baffetti alla
napoletana e l’immancabile striscia di colori bianco, rosso e verde.
Anche l’immagine conta, dal tricolore italiano alla
confezione, con il tipico ambiente italiano: paesaggi e scene “bella Napoli”,
con mandolino, Vesuvio o golfo, gondola, Colosseo e simili.
La bella stampigliatura “autentico italiano”, chiude la
cornice.
Nulla, a confronto all’imbroglio vero e proprio, quando
siamo alla falsa denominazione di origine (Italia al posto di altro luogo) o
alla falsa ricetta “italiana”!
Che la parte del leone poi la faccia la Cina, dove ogni
scrupolo cade e spandano merda in tutto il mondo, siamo d’accordo;
come per il prosciutto di Parma, il Grana Padano e il
Parmigiano Reggiano prodotti in Argentina o in Australia, ma almeno vorrei che
la pugnalata non arrivasse proprio da un paese dell’”unione” Europea, per altri
versi maestrina e moralizzatore in tanti altri campi!
L’unica arma di difesa per il consumatore è l’etichettatura
degli alimenti, obbligatoria da noi.
Meglio sarebbe se estesa a tracciabilità e provenienza, per
tutti i trasformati.
Come per altre cose, è indispensabile un coordinamento e la
collaborazione di tutta l’Unione Europea, una rete anticontraffazione per
fermare tanta schifezza, pericolosa per la salute quando in campo alimentare o
farmaceutico.
«Nein, Nein!»
Certo che anche l’etichetta si potrebbe falsificare, ma con
la tracciabilità, si farebbe presto ad arrivare alla fonte e sapere se è farina
del suo sacco o no, risalendo al processo produttivo.
Nel caso della carne, ad esempio: la razza e l’età
dell’animale, il mangime utilizzato, tutte le fasi dell’allevamento, dal punto
di vendita al macello.
Leggo:
“[…] da sempre l’Italia, paese a economia agricola di alta
qualità e manifatturiera di pregio, si batte per la tracciabilità di tutti
questi prodotti, cioè per le indicazioni di origine e provenienza. Da sempre si
trova contro i paesi del Nord Europa, GERMANIA IN TESTA”!
Risposta lapidaria:
“Sarebbe una misura sproporzionata, che non offre nessun
valore aggiunto alla sicurezza dei prodotti”.
In nome della libera concorrenza e della parità di accesso
al mercato si faccia catenaccio, per non favorire le merci italiane!
Analisi e sintesi:
“[…] loro non producono scarpe, abbigliamento, mobili, alimenti
di qualità e altro. Li importano, magari contraffatti e a buon mercato, dai
paesi asiatici, verso i quali esportano macchinari e prodotti ad alta
tecnologia: perché mettere in crisi questo schema di scambi commerciali con la
Cina con un regolamento che conviene a paesi manifatturieri come l’Italia”?
Della serie:
“In tutti i paesi europei esistono sistemi di etichettatura
volontaria. Riteniamo illegale l’imposizione di un sistema obbligatorio”.
Che lavorino per il “Pro domo loro”, un esempio valido per
tutto:
l’Italia propose di aumentare la percentuale di prodotto
base per aranciata e limonata, che ora è ferma alla miserabile quantità di
dodici parti per cento.
Ma ci avrebbe permesso di aumentare la vendita di arance
siciliane di 200 milioni di chili e non meno per i limoni!
«Nein, Nein, Nein!»
Ai Kartoffel non ne sarebbe venuto in tasca nulla; che il
consumatore paghi il meno possibile, avendo quantità a scapito della qualità!
«Nein!»
L’Italia - come fecero per la Grecia - deve essere in condizioni
di essere presa per i coglioni, che la “Kulona” Merkel possa strizzare alla
bisogna e quando voglia.
Deutschland
über alles, über alles in der Welt!
Hanno perso la seconda, ma vinceranno la terza Guerra
mondiale!
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