mercoledì 23 ottobre 2013

Nein!

Nein!
Dimmi da dove vieni e ti dirò cosa sei.

«Nein!»

Senti Kartoffel, perché non vuoi accettare l’etichettatura degli alimenti, come latte, pollame, carne bovina, olio extravergine d’oliva, passata di pomodoro?

«Nein!»

Certo che no: il crucco si guarda bene di subire leggi e regolamenti che legherebbero le sue di mani, invece che degli altri!
Gli italiani, oltre al mandolino, hanno anche la pizza… pasta, conserve alimentari, salumi, formaggi, vini e tanto d’eccellenza, in campo agro-alimentare.
Un mercato che, come per la patatina, tira!
Ma ai nostalgici del "Deutschland über alles", tanta grazia costerebbe, se la dovessero importare.
Meglio taroccare.
Cerco e trovo:
Prisecco, Parmesan, Regianito, Parma Ham, Daniele Prosciutto & Company, Cambozola e Tinboonzola, Truffle Pecorino…
Gli scaffali delle botteghe dei “Kameraden” abbondano di pappette fatte in casa e spacciate per prodotti italiani, ben migliori di quelli di casa loro!
Come abili prestigiatori, giocano sull’inganno: sfruttano suono e immagine, che richiami il Bel Paese e il meglio della qualità che sa dare, diversamente dall’equivalente prodotto locale.
L’”Italian sounding” funziona: Ecco la pizza “da Marco” o “da Salvatore”, con l’immagine di un paffuto pizzaiolo con baffetti alla napoletana e l’immancabile striscia di colori bianco, rosso e verde.


Anche l’immagine conta, dal tricolore italiano alla confezione, con il tipico ambiente italiano: paesaggi e scene “bella Napoli”, con mandolino, Vesuvio o golfo, gondola, Colosseo e simili.
La bella stampigliatura “autentico italiano”, chiude la cornice.
Nulla, a confronto all’imbroglio vero e proprio, quando siamo alla falsa denominazione di origine (Italia al posto di altro luogo) o alla falsa ricetta “italiana”!

Che la parte del leone poi la faccia la Cina, dove ogni scrupolo cade e spandano merda in tutto il mondo, siamo d’accordo;
come per il prosciutto di Parma, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano prodotti in Argentina o in Australia, ma almeno vorrei che la pugnalata non arrivasse proprio da un paese dell’”unione” Europea, per altri versi maestrina e moralizzatore in tanti altri campi!

L’unica arma di difesa per il consumatore è l’etichettatura degli alimenti, obbligatoria da noi.
Meglio sarebbe se estesa a tracciabilità e provenienza, per tutti i trasformati.
Come per altre cose, è indispensabile un coordinamento e la collaborazione di tutta l’Unione Europea, una rete anticontraffazione per fermare tanta schifezza, pericolosa per la salute quando in campo alimentare o farmaceutico.

«Nein, Nein!»

Certo che anche l’etichetta si potrebbe falsificare, ma con la tracciabilità, si farebbe presto ad arrivare alla fonte e sapere se è farina del suo sacco o no, risalendo al processo produttivo.
Nel caso della carne, ad esempio: la razza e l’età dell’animale, il mangime utilizzato, tutte le fasi dell’allevamento, dal punto di vendita al macello.

Leggo:
“[…] da sempre l’Italia, paese a economia agricola di alta qualità e manifatturiera di pregio, si batte per la tracciabilità di tutti questi prodotti, cioè per le indicazioni di origine e provenienza. Da sempre si trova contro i paesi del Nord Europa, GERMANIA IN TESTA”!

Risposta lapidaria:
“Sarebbe una misura sproporzionata, che non offre nessun valore aggiunto alla sicurezza dei prodotti”.

In nome della libera concorrenza e della parità di accesso al mercato si faccia catenaccio, per non favorire le merci italiane!

Analisi e sintesi:
“[…] loro non producono scarpe, abbigliamento, mobili, alimenti di qualità e altro. Li importano, magari contraffatti e a buon mercato, dai paesi asiatici, verso i quali esportano macchinari e prodotti ad alta tecnologia: perché mettere in crisi questo schema di scambi commerciali con la Cina con un regolamento che conviene a paesi manifatturieri come l’Italia”?
Della serie:
“In tutti i paesi europei esistono sistemi di etichettatura volontaria. Riteniamo illegale l’imposizione di un sistema obbligatorio”.

Che lavorino per il “Pro domo loro”, un esempio valido per tutto:
l’Italia propose di aumentare la percentuale di prodotto base per aranciata e limonata, che ora è ferma alla miserabile quantità di dodici parti per cento.
Ma ci avrebbe permesso di aumentare la vendita di arance siciliane di 200 milioni di chili e non meno per i limoni!

«Nein, Nein, Nein!»

Ai Kartoffel non ne sarebbe venuto in tasca nulla; che il consumatore paghi il meno possibile, avendo quantità a scapito della qualità!

«Nein!»

L’Italia - come fecero per la Grecia - deve essere in condizioni di essere presa per i coglioni, che la “Kulona” Merkel possa strizzare alla bisogna e quando voglia.

Deutschland über alles, über alles in der Welt!


Hanno perso la seconda, ma vinceranno la terza Guerra mondiale!

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