martedì 15 ottobre 2013

Le Coop sono diventate banche d’affari. La legge lo vieta ma ovviamente nessuno indaga

banca ottobreHanno una banca clandestina ma tutti lo sanno. E nessuno dice nulla. Chiunque, infatti, può entrare in un supermercato Coop e diventare socio  per depositare i propri risparmi. Le nove grandi cooperative del consumo, come riporta Il Fatto,  raccolgono ben 10,4 miliardi di euro. Sarebbe vietato:  non si può aprire una banca da un giorno all’altro e  farsi affidare i risparmi dei passanti. La Coop infatti lo chiama “prestito soci”, senza però spiegare al popolo che il prestito soci è un capitale messo a rischio nell’impresa che, sia essa una coop o una società di capitali, lo usa per la sua attività, come aprire un supermercato.
Le Coop, tra l’altro, utilizzano i risparmi dei loro soci non per mettere scaffali nuovi, ma per dedicarsi alla speculazione finanziaria. Esempio: l’Unicoop Firenze, la maggiore per fatturato (ben 3 miliardi di euro), ha in bilancio immobilizzazioni tecniche (ciò che serve per funzionare) per 2 miliardi e debiti verso i soci per 2,3 miliardi. Ma il debito complessivo è di 3 miliardi. Unicoop Firenze ha in bilancio 644 milioni di immobilizzazioni finanziarie: una vera merchant bank.
Queste banche d’affari a marchio Coop non sono sottoposte ad alcuna vigilanza. La Banca d’Italia controlla le banche propriamente dette, ma le Coop non se le fila nessuno, punto e basta. Negli ultimi anni, complice la crisi e nella disattenzione generale, si sono messe nei guai. L’anno scorso le “nove sorelle” (oltre 12 miliardi di fatturato, con 50 mila dipendenti e sette milioni di soci in tutto) hanno chiuso i loro bilanci in rosso per complessivi 135 milioni di euro, e proprio per colpa della finanza.
Ma nessuno indaga. Ovviamente. Gli affari sinistri, anche se in perdita, vanno protetti.

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