martedì 30 dicembre 2014

L’AUGURIO DI UN MAGISTRATO

ferdinando_imposimato
Carissimi amici, desidero fare a voi tutti i miei auguri più affettuosi per il Natale e il nuovo anno 2015 ringraziandovi del calore e dell’amicizia che mi avete donato.
Non certo con animo lieto saluto l’anno che sta morendo: le ingiustizie sociali si sono acuite e i diritti civili sempre più violati a scapito dei più deboli.
La politica è ancora condizionata da chi ha il peso maggiore di questa crisi e tenta riforme eversive della Costituzione.
La maggioranza anziché pensare al bene comune, difende i privilegi di pochi garantendo, con leggi fasciste del 1930, l’impunità di corrotti e corruttori, criminalizzando chi difende la vita e l’ambiente.
La situazione sociale è intollerabile; vi è una parte del nostro popolo, la maggioranza – che va dall’operaio al professore, dall’impiegato all’esodato, dal disoccupato al pensionato, dallo studente al piccolo e medio imprenditore – costretta a sopportare tutto il peso della crisi.
E un’altra parte ha più di quanto abbisogni e rifiuta non solo di accettare sacrifici, ma specula sulla crisi per aumentare il proprio benessere, rendendo più penoso il sacrificio della maggioranza.
Ora è ingenuo pensare di superare l’angustia di meschini interessi con il consenso dei privilegiati.
Ricordiamo quanto disse Aldo Moro: la resistenza nella difesa di ingiusti privilegi deve essere contrastata con tenacia per avere una società più giusta.
“Io penso che la città, se tutta quanta è prospera, arreca ai cittadini più vantaggi che se fosse fortunata in ciascuno dei suoi cittadini, ma andasse in rovina nel suo complesso” (Tucidide II)
È ciò che dimenticano coloro che che vogliono costruire la propria fortuna mantenendo gli altri nel bisogno.
Bisogna avere la consapevolezza che “nessuno tra i cittadini deve ritenere di appartenere a se stesso, ma tutti allo Stato, perché ciascuno è parte dello Stato e la cura di ciascuna parte deve tener conto della cura del tutto”. (Aristotele, Politica VIII)
Non possiamo più accettare l’assenza di molti giovani dalla vita sociale e politica, la loro indifferenza, la mancanza di ideali, il loro scetticismo.
C’è un’enorme moltitudine lontana da ogni ideale, da ogni umana passione, da ogni speranza.
Ciò è responsabilità di politici, me compreso, per non avere saputo creare le condizioni perché la speranza apparisse concreta e fosse giusto credere negli ideali di eguaglianza dei diritti sociali. Tuttavia non possiamo arrenderci.
Bisogna agire per recuperare la forza vitale dei milioni di giovani, il loro slancio di energie, il loro spirito di giovinezza, il loro amore per la vita e la solidarietà, instillando in loro la passione per la politica e la fiducia di realizzare quel continuo ricambio attraverso il quale si verifica senza posa, nelle vere democrazie, il rinnovamento della classe politica dirigente, che non rimanga una casta chiusa, come è oggi, ma è la espressione aperta e mutevole delle forze più giovani e meritevoli della società.
Un abbraccio a tutti voi con umiltà e amore
Ferdinando Imposimato

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