venerdì 7 novembre 2014

RENZI... E IL SUO MANGANELLO DEMOCRATICO




Alla fine ci siamo arrivati. Era nell’aria già da tempo, in fondo. Il PD sta vivendo una fortissima crisi di consensi: calo delle iscrizioni e malcontento generale regnano sotto il cielo. E – Gramsci docet – quando la forza dominante perde il consenso, per poter mantenere il dominio deve ricorrere al manganello.

Il paradosso sta nel fatto che a ricorrere al manganello sia la forza politica che sempre sventola la bandiera dell’antifascismo per legittimare se stessa. Il PD finalmente si mostra pienamente per quello che è, senza infingimenti né maschere di sorta: è il partito dei dominanti e del capitale.

Ogni forza politica si costituisce contro un nemico, essendo la politica stessa strutturata sulla dicotomia amico/nemico. Il PD non fa eccezione. Renzi alla Leopolda ha finalmente esplicitato chi è il nemico del PD: i lavoratori, i precari, la gente comune, i semplici, chi scende in piazza a difendere i diritti e a protestare contro le scelte dissennate e criminali del governo.

Qualcuno ha ancora dubbi sul fatto che il PD è il partito del capitale e della finanza? Il PD di Renzi è il lurido partito dei maggiordomi della finanza e del capitale. E non sta facendo più alcunché per nasconderlo. Alla Leopolda, il nemico è stato da Renzi individuato espressamente nei lavoratori e in chi scende in piazza a difendere i diritti del lavoro contro vergognose riforme come il “Job Acts”, che americanizzano – a partire dal patetico nome in lingua inglese – il sistema del lavoro.

Ieri il nemico è stato da Renzi colpito: i lavoratori sono stati fatti pestare brutalmente dalla polizia. Ormai chi ha ancora dubbi sul fatto che nello scontro capitale-lavoro il PD sta col capitale? Chi dubita ancora che Renzi e il suo ridicolo partito non hanno nulla di democratico e sono solo maschere della finanza e della dittatura europea? Solidarietà ai lavoratori pestati, intanto: il capitale e i suoi servi pagheranno anche per questo.

“Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, violenze e di menzogne crollerà” (P.P. Pasolini).

FONTE: http://www.lintellettualedissidente.it/corsivi/il-manganello-democratico-di-matteo-renzi/

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Manganelli su chi contesta il pensiero unico di Renzi-Bava Beccaris



di STEFANIA PIAZZO

L’Italia è uno dei rari stati sulla faccia della terra in cui governano o hanno governato generali e prefetti. Gli si fa fare i ministri, come niente fosse. Da qui alle democrazie latinoamericane poco ci passa.

E poco ci passa nel vedere le immagini dei lavoratori che ieri in piazza le hanno prese di santa ragione. Gente esasperata senza futuro. Dall’altra parte c’è di tutto. Un governo con i discepoli di Gramsci, Togliatti, Andreotti, tutti uniti a gridare: «Qui si salva l’Italia, o si muore!». E giù botte.

Come nelle democrazie che guardiamo a distanza, anche qui ci sono governi del presidente. Così gli italiani imparano a fare gli italiani. E’ una storia lunga, già vista lungo tutto l’Ottocento, con la tassa sul macinato e le cannonate di Bava Beccaris, ed è finita nei massacri della Grande Guerra. Appunto, quella che si celebra in pompa magna adesso. Senza vergognarsi di avere ancora piazze o strade dedicate a folli come Diaz, Cadorna….

Il fascismo doveva fare gli italiani, epilogo in Piazzale Loreto. Ci hanno provato la DC e il Pentapartito, e ora ci provano Renzi e i poteri forti. Susanna Camusso ha ragione nel dire che il premier sta lì perché deve contenere con la sua sicumera eloquente un Paese che non esiste più. Poi però deve spiegare la Camusso con chi è stato il sindacato.

Tasse, scuola, stragi, bombe, stato-mafia, queste sono le leve su cui agisce lo Stato sui cittadini per controllare il potere. Sulle tasse già si è scritto tutto. Sulla scuola si può ancora dire che il sistema nazionale serve solo a preservare posti per gli insegnanti del Sud. Sulle altre leve, c’è il segreto di Stato. Capirai che segreto, hanno capito tutti.

Renzi vuole fare rinascere il Paese. Un piano di rinascita c’era già, si chiamava P2 e poi P3. In Italia la rinascita è diventato il placet alla eurocrazia. L’Europa entro cui stare stringendo il culo e i denti. Per chi? Per i poteri forti. Anche senza Camusso lo avevamo capito.

Tra poco arriva la cittadinanza facile per gli stranieri, che già sono più del 50% seduti in classe e quindi rappresentano il futuro della futura classe dirigente, e lavoratrice. E votante. L’idea di uguaglianza e di democrazia è la nuova ideologia che ha sostituito il fare gli italiani con il fare il paese aperto a tutti i costi. Tranne per quelli che manifestano, scendono in piazza contro il pensiero unico renziano. E allora, giù botte.

Il neonazionalismo economico del rigore di Renzi e il multiculturalismo del cattocomunismo che gli regge il moccolo, sa produrre questo.

“La scuola di Stato non ha creato la Nazione e non ha fatto gli Italiani. Ha strappato le radici ai nostri popoli, li ha derubati di lingue, anima e identità, e ci ha dato una non nazione, in cui il primo comandamento è sopravvivere e dove i migliori sono i cosiddetti furbi” (Giuseppe Reguzzoni).

L’Italia di Renzi, è quella di capitan Schettino, è l’Italia dell’inchino ai poteri forti. Eccola qua.

fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/manganelli-su-chi-contesta-il-pensiero-unico-di-renzi-bava-beccaris/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=manganelli-su-chi-contesta-il-pensiero-unico-di-renzi-bava-beccaris

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