lunedì 10 novembre 2014

Il sovraindebitamento degli Stati: una strategia della elite finanziaria già attuata in America Latina


 Il sovraindebitamento degli Stati: una strategia della elite finanziaria già attuata in America Latina

di Luciano Lago
Se andiamo ad analizzare la storia degli ultimi 40 anni, possiamo facilmente accorgerci che determinate situazioni , verificatesi in varie parti del mondo, tendono a ripetersi.  Non per nulla un grande storico italiano, Gian Battista Vico, storico e filosofo del XVII secolo, aveva esposto una sua teoria  dei cicli storici o dei “corsi e ricorsi storici”, che, a nostro modesto parere, si potrebbe ben applicare anche alla storia economica dell’ultimo secolo.

Se consideriamo quello che sta accadendo in Europa in questa fase della sua Storia e paragoniamo questa situazione di grave crisi economica e di forte indebitamento degli Stati europei con quanto accaduto in America Latina nella decade degli anni ’80, sembra inevitabile trovare delle impressionanti analogie.
Qualora  si volesse  verificare quale sia stata la condotta dei grandi organismi internazionali quali il FMI , la Banca Mondiale, nonchè le grandi banche internazionali, si potrà facilmente comprovare che le strategie, le fasi e persino la terminologia che furono teorizzate in quell’epoca (fine anni ’80) nella crisi economica e finanziaria in cui furono coinvolti quasi tutti i paesi dell’America Latina, coincidono esattamente  con quelle  che attualmente vengono utilizzate per le nazioni del Sud Europa.
In una prima fase della crisi, in America Latina, esisteva una momentanea  carenza  di liquidità che spingeva i governi di quei paesi a richiedere nuovi prestiti e finanziamenti per lo sviluppo a detti organismi internazionali  dai quali venivano concessi ( con interessi sempre più alti) per rifinanziare i debiti degli stati. Nello stesso tempo  i medesimi  organismi  richiedevano ai governi  che accedevano a quei finanziamenti, di ottemperare ad  alcune condizioni basilari che essenzialmente consistevano nel  procedere a varare riforme ed “aggiustamenti strutturali “delle loro economie, riforme che  quasi sempre includevano programmi di riduzione della spesa pubblica e privatizzazioni del patrimonio nazionale (società minerarie, aziende di stato, impianti di raffinazione, ecc.) e dei servizi pubblici.
Trascorsi circa trenta anni da quell’epoca, verifichiamo che la stessa situazione e gli stessi meccanismi, nel contesto europeo, che vengono applicati in Europa ed in particolare in paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda  e l’Italia.  In questi paesi l’applicazione di queste ricette ha portato all’attuazione di programmi di deflazione e di svalutazione interna dei salari e dei patrimoni (immobiliari) dovuti alle politiche di austerità ed al vincolo della moneta euro che può essere facilmente paragonata al vincolo che i paesi  latino americani avevano con il dollaro, trattandosi in entrambi i casi di una moneta straniera che viene ottenuta in prestito dietro interessi  dal cartello bancario per finanziare la spesa pubblica degli Stati.
Nel corso degli anni, gli stessi dirigenti dell’FMI, uno dei principali organismi che erogavano i finanziamenti dietro condizioni capestro, hanno fatto autocritica riconoscendo ,dopo molto tempo, che “si erano sbagliati”, nell’individuare il principale problema della mancanza di liquidità quando invece, hanno detto, questo era nella insolvenza dei governi di quei paesi (incapacità di fare fronte al debito).  In realtà vari analisti oggi osservano che non si è trattato di un errore ma piuttosto di una strategia ben calcolata che cerca, in una prima fase della crisi, di garantire i creditori, costituiti come il “ cartello bancario”. Questo è successo in America Latina e succede oggi nella periferia europea. Il problema è che, una volta consolidati debiti con i creditori, si deve fare fronte al vero problema che consiste nel sovra indebitamento degli Stati, secondo l’analisi dei principali esperti economici.
Questo sovra indebitamento  potrebbe portare in una seconda fase della crisi ad uno scenario di remissione di parte del debito o di un concordato con gli organismi finanziari, quando si accerta la sostanziale impossibilità di procedere al pagamento parziale o totale del debito.
A questo punto il problema, come è accaduto in America Latina, esula dalla sfera esclusivamente economica e finanziaria e diventa un problema politico. La decisione di arrivare ad una remissione o concordato sul debito diventa una pesante arma di ricatto di cui dispongono i  governi che dirigono il gioco finanziario ( in pratica il governo USA e della Gran Bretagna) quello della creazione del denaro e delle leve finanziarie, mediante il quale il paese debitore viene assoggettato ad uno status di tipo neocoloniale, con un governo fantoccio pilotato da Washington e dalla elite finanziaria che fa capo agli organismi internazionali,   un governo sottoposto alla subordinazione verso gli USA e verso l’elite finanziaria, ottiene i finanziamenti di cui necessita ma si sottopone alle “cure interessate” di una equipe di esperti economisti” che hanno il compito di trascinare il paese fuori dal suo avvitamento finanziario ed omologarlo ai grandi mercati internazionali. Questa fu la storia di paesi come il Perù, l’Argentina, la Bolivia, la Colombia, il Salvador, il Guatemala e molti altri.
Superfluo rilevare che le grandi banche e gli organismi finanziari internazionali lucrano un enorme importo di interessi sull’indebitamento degli Stati e riescono a controllare il sistema finanziario e l’economia di questi paesi che viene collegata con le grandi multinazionali che intervengono nelle acquisizioni del patrimonio pubblico mediante i processi di privatizzazione.
Nella norma l’indebitamento degli Stati si accompagna a situazione di crescente povertà e sfruttamento delle popolazioni che vedono diminuire il loro livello salariale, bruciare i risparmi e crescere la dipendenza economica dalle grandi società straniere presenti nel territorio, in contrasto con la ricchezza  ed i privilegi detenuti da una ristretta oligarchia di affaristi e speculatori  che fa capo al governo ed ai circoli economici che collaborano con i poteri dominanti.
Le analogie fra la situazione vissuta dai paesi dell’America Latina con quella che vivono attualmente i paesi delle periferia europea sono quindi impressionanti: tutti i paesi sono sottoposti alla stessa egemonia finanziaria e politica in un mondo globalizzato. La differenza sostanziale si può trovare nel fatto che, mentre nel continente latino americano di volta in volta vi è stata necessità di ricorrere a colpi di Stato e rovesciamento di governi per ottenere in un singolo Stato che ci fosse una giunta di governo al potere perfettamente allineata alla volontà della potenza dominante, gli Stati Uniti, in Europa questo non è stato necessario poiché si sono creato una serie di organismi nell’ambito dell’Unione Europea che hanno fatto per conto proprio il “ lavoro sporco” della elite finanziaria dominante, sottraendo agli Stati nazionali le sovranità essenziali (da quella monetaria a quella normativa sulle questioni essenziali) mediante i trattati sottoscritti da governi asserviti agli interessi della elite, creando una uniformità di vincoli che hanno poco a poco svuotato ogni capacità di reazione delle popolazioni, condizionate da una enorme macchina della manipolazione attraverso i media controllati.
Anche in questo caso le politiche di austerità attuate dai governi per conto della UE hanno portato al crollo dei salari , disoccupazione, aumento della fascia di popolazione povera, affossamento della classe media, chiusura di migliaia di piccole e medie imprese a vantaggio delle grandi multinazionali e dei gruppi della grande distribuzione.
Il risultato ,nei paesi del sud Europa, in definitiva è stato lo stesso: indebitamento degli stati grazie al sistema dell’euro, cioè  della moneta straniera presa a prestito dietro interessi, interessi da corrispondere su un debito che diventa sempre più impagabile, svuotamento di ogni sovranità e di autonomia dei singoli stati, processi di privatizzazione giù in corso o da attuare a breve, smantellamento della struttura industriale nazionale a favore delle grandi multinazionali (e dell’industria tedesca) a cui vengono aperte le porte del mercato europeo. A questo si deve aggiungere la subordinazione alle politiche egemoniche degli USA ed integrazione con la struttura militare NATO anche per i paesi dell’Est Europa che ne erano riamasti fuori.
La subordinazione agli USA è divenuta ancora più evidente, nel caso delle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina, per cui gli stessi paesi europei hanno dovuto, dietro pressioni americane, ottemperare ad una direttiva partita da Washington che risulta lesiva dei propri interessi economici.  Salvo qualche singola “resistenza” alle pressioni USA da parte dell’Ungheria, repubblica Ceka e dalla Slovacchia, i paesi più esposti.
Alcuni paesi dell’America Latina, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio della decade del 2000, con un percorso sofferto,  sono riusciti ad affrancarsi in parte o in tutto, dalla subordinazione neo coloniale agli interessi dell’impero USA e del sistema finanziario internazionale: vedi il Venezuela, l’Argentina, la Bolivia, l’Ecuador, l’Uruguay, il Nicaragua, ed altri, riuscendo anche a creare degli organismi di cooperazione economica mutua ed appoggiandosi agli investimenti ed al supporto della emergente potenza della Cina, vista come alternativa agli USA. Vedi: Cepal.org
Nel caso dei paesi europei nulla di tutto questo si vede ancora ma al contrario l’Unione Europea tramite, la BCE, il FMI ed altri organismi, sta studiando nuovi trattati e nuovi sistemi finanziari sofisticati per consolidare e il debito dei paesi più esposti sottraendolo totalmente alla potestà dei governi ed a maggiore garanzia dei creditori.
In definitiva la strategia del sovraindebitamento  si rivela sempre più come funzionale agli interessi della Elite finanziaria ed al mantenimento dell’egemonia di Washington sull’Europa. I paesi indebitati sono più facilmente controllati e ricattati.
Il paradosso sta nel fatto che gli europei, con tanti secoli di storia e di cultura, per scrollarsi da dosso il dominio dell’impero americano  ed il percorso verso il NWO,   dovrebbero avere la capacità di ispirarsi e  di fare tesoro dell’esperienza dei latinos, quelli che una volta erano colonie dell’impero spagnolo e portoghese.

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