giovedì 9 ottobre 2014

Il massacro sociale in Italia ha un diretto e principale responsabile: il PD

di Luciano Lago
Ancora una volta i giornali e le TV ci scodellano il solito loquace “fiorentino” che fa da intrattenitore alla riunione dei leader  europei a Milano; sembra quasi che sia lui il protagonista per quanto si agita e si atteggia sulla scena in presenza delle telecamere di tutti  i network  internazionali. In realtà Renzi sa bene che l’Italia si trova in una posizione molto scomoda per i conti disastrosi della sua economia ed è con molta probabilità alla vigilia di un commissariamento.
Per questo motivo cerca di offrire, in “omaggio” ai responsabili europei che lo vigilano con occhio attento, il “pacchetto” della riforma del lavoro, il “Job Act”, come un suo successo personale da offrire in pasto alla Troika come una volta si propiziavano gli dei con sacrifici umani. L’atteggiamento di chi vuole far capire che, passo dopo passo, fra non poche difficoltà, riuscirà ad ottenere l’omologazione dell’Italia ai dettati dei potentati finanziari europei. Il “Job Act” è il primo step, poi seguiranno le altre riforme e le privatizzazioni, necessarie per alleggerire un pò del debito pubblico (in crescita incontrollabile) e per pagare gli interessi alle grandi banche che hanno in cassa i titoli di credito del tesoro italiano.
I leader europei ed i responsabili della Commissione Europea, per quanto parlino e promettano,  non possono mascherare la realtà: in tutta Europale politiche di austerità imposte dalla Troika di Bruxelles hanno prodotto come dirette conseguenze un arretramento delle condizioni di vita  di una buona parte della popolazione, impoverimento della classe media, aumento fortissimo delle diseguaglianze, crescita enorme della disoccupazione in paesi come Spagna, Grecia, Italia e Portogallo, riduzione della domanda interna, affossamento delle piccole e medie imprese schiacciate dalla spropositata pressione fiscale e dall’euro, con un parallelo aumento dell’indebitamento pubblico dello Stato, in Italia come anche in paesi come Spagna e Francia. In pratica un disastro economico e sociale ed un totale fallimento delle politiche neoliberiste.
Questo fallimento non è bastato per provocare  un cambio di rotta ma al contrario, dietro la cortina di chiacchiere sulla necessità di sviluppo, rimane l’inflessibile atteggiamento della Commissione europea, dominata dalla posizione della Germania, insiste nel mantenimento di queste politiche e nella richiesta a tutti i paesi di “mantenere gli impegni” presi con i trattati sottoscritti a suo tempo, dal Fiscal Compact al Mes, Lisbona  ed agli altri, trattati che di fatto hanno spodestato gli Stati ed i Parlamenti nazionali delle loro competenze sulle principali materie economiche.
In Italia  queste politiche hanno prodotto un  massacro sociale che si è attuato grazie al collaborazionismo ed  alla preminenza di un solo partito, il PD, divenuto maggioritario, appoggiato dai poteri sovranazionali che contano, che sta gestendo il passaggio da una morente partitocrazia , verso una “oligarchia finanziaria”, che ha avuto come responsabili gli  ultimi tre governi  nominati e non eletti  appoggiati dalla complicità di quasi l’intera classe politica. Il perno principale  di questo processo è stato  proprio il PD ed a questo partito ed alla sua classe dirigente (la vecchia come la nuova) spetta la principale responsabilità. Si tratta di un partito che si autodefinisce “democratico”, ma che di democratico non ha più niente, perché asservito direttamente all’interesse delle lobbies finanziarie euro atlantiche e dei centri di potere di  Washington.
Questo partito ha trovato come suo segretario, successivamente designato  come presidente del consiglio dall’impagabile Presidente Napolitano, Matteo Renzi, un personaggio di facciata e filodiretto, il quale  ha il preciso compito di trascinare il paese verso il sistema di mercato omologato richiesto dalle centrali finanziarie, adeguando il sistema Italia con le opportune riforme, alle richieste fatte dalle entità finanziarie come BCE, FMI e Commissione Europea.
Queste riforme prevedono essenzialmente  una liberalizzazione di tutto: dal mercato del lavoro ai servizi pubblici con un necessario processo di privatizzazioni che avvantaggeranno le grandi corporations internazionali e le banche d’affari che sono già impazienti di mettere le mani sul bottino delle aziende pubbliche italiane  (come ENI, ENEL, Finmeccanica).
Tra una cortina di chiacchiere, una sceneggiata e l’altra, una veste di giovanilismo americanoide  e di apparente innovazione, Matteo Renzi sta trascinando il paese verso la subordinazione totale alle centrali finanziarie esterne.
Quello che non si spiega è come i sostenitori del PD non si siano  accorti di niente.
La base elettorale di questo partito  non ha ancora compreso che il Pd è un partito che collabora con le forze esterne che stanno svendendo l’Italia ai potentati esteri, affossando l’industria manifatturiera italiana, riducendo sul lastrico migliaia di famiglie, costringendo i giovani a scegliere fra emigrare o rassegnarsi ad una vita di eterno precariato, smantellando i diritti sociali acquisiti da 40 anni di lotte operaie, abolendo l’art.18 ed utilizzando questo come cortina fumogena per occultare le questioni essenziali e come un grimaldello per demolire definitivamente lo Statuto dei lavoratori e i Contratti collettivi di lavoro, quando l’Italia è il paese che, in Europa, presenta già attualmente il più alto numero di contratti atipici.
Anche se una ampia fascia di elettori di questo partito li troviamo fra i dipendenti pubblici, fino ad oggi abbastanza protetti e garantiti da diritti acquisiti ed illicenziabilità, anche questa fascia di cittadini si troverà presto ad avere una brusco risveglio, viste le previsioni di tagli e ridimensionamenti nel pubblico impiego come già avvenuto in altri paesi europei.
Renzi ed il  Partito “Democratico” stanno  infatti preparando  le riforme,  che saranno conformi a quanto richiesto dalle centrali finanziarie e che mirano alla costruzione di una società governata da oligarchie finanziarie, ove preminente è l’apertura ai mercati, la privatizzazione dei servizi pubblici, con la riduzione al minimo di qualsiasi diritto, con un netto ridimensionamento della previdenza e delle spese di assistenza sociale. La nuova società ultra liberista si prepara ad  “esternalizzare”  i servizi che non siano essenziali. Un copione già visto in paesi come Grecia e Spagna, in quest’ultimo paese si è calcolato che la metà degli ospedali sono ormai divenuti privati.
Il  modello economico neo liberista che viene imposto si basa sul controllo di una  base sociale, costituita da consumatori/ lavoratori ,  da utilizzare  con bassi salari, ed ai quali  imporre ,attraverso tassazione, interessi, mutui,  controllo del contante,  il sostentamento dell’ apparato statale, oltre a mentalizzare,  mediante i media, una uniformità di modelli di consumo e di concetti base indiscutibili quali  deregolamentazione, finanziarizzazione, globalizzazione .
L’imposizione di una moneta unica è stata un marchingegno che ha permesso di  demolire  la sovranità monetaria degli Stati, che  ha costituito una forma di usurocrazia mascherata delle centrali finanziarie che realizzano enormi profitti sul debito pubblico degli  Stati  e sul controllo della base monetaria affidata a Banche private.
Una gabbia difficile da poter rompere sopratutto per l’abilità del sistema di potere di condizionare e manipolare l’opinione pubblica a cui viene sottratto qualsiasi potere di controllo e di partecipazione democratica. La classe politica si è arrogata  il potere di consegnare le sovranità del paese senza interpellare i cittadini e si trincera poi dietro l’alibi del non potersi sottrarre all’osservanza delle disposizioni esterne e dei trattati.
Un comodo alibi che non potrà reggere a lungo: prima o poi la gente si dovrà accorgere dell’inganno ed allora potrebbe montare una forte rabbia popolare contro i politici che sono stati partecipi del disastro.  Non sappiamo se questi ne siano consapevoli.

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