giovedì 17 luglio 2014

SCATTA LA CACCIATA DEI POLITICI ''FILO UE'' DALL'ESECUTIVO: CAMERON VARA UN NUOVO GOVERNO DA BATTAGLIA (A BRUXELLES)


SCATTA LA CACCIATA DEI POLITICI ''FILO UE'' DALL'ESECUTIVO: CAMERON VARA UN NUOVO GOVERNO DA BATTAGLIA (A BRUXELLES)
LONDRA - In quattro anni di governo, il premier britannico, David Cameron, e' sempre stato allergico ai rimpasti. Piu' di altri leader che lo hanno preceduto, ricorda il "Financial Times", e' stato restio a rimaneggiare la squadra e ha consentito ai suoi ministri di crescere nel loro lavoro.
A un anno dalle elezioni politiche, tuttavia, ha accantonato la cautela e promosso cambiamenti per migliorare l'immagine del suo partito.

Ha riconosciuto la necessita' di una maggiore rappresentanza femminile nel consiglio dei ministri e ha raddoppiato il numero delle donne al governo, anche se gli elettori potrebbero considerare l'intervento poco piu' che di facciata.
La "maggiore sorpresa", secondo un editoriale del quotidiano della City, e' stata la rimozione di Michael Gove, uno dei politici piu' vicini a Cameron, dal ministero dell'Istruzione, una scelta dovuta all'impopolarita' dell'ex ministro tra gli elettori, in particolare tra gli insegnanti.
Le "implicazioni piu' significative" del rimpasto, pero', riguardano la politica europea. Con l'avvicinarsi delle elezioni, spiega il commento, il primo ministro ha bisogno di affinare il messaggio euroscettico per contrastare l'Ukip, il partito indipendentista.
Dopo la disastrosa battaglia contro la nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea, i cambiamenti decisi da Cameron non rassicurano l'Ue.
La sostituzione di Hague con Hammond destera' allarme in Europa: Hammond e' piu' euroscettico del suo predecessore e terra' una linea piu' dura nelle trattative per rinegoziare l'appartenenza britannica all'Unione.
Deludente - ma per le oligarchie di Bruxelles - anche la designazione a commissario di Lord Hill of Oareford, sconosciuto agli elettori britannici: non e' certo un peso massimo dello stampo di Peter Mandelson o Leon Brittan, molto più accomodanti con la UE, anche se Brittan è stato cacciato per lo scandalo che lo vede coinvolto in una devastante accusa di "insabbiamento" di indagini contro una rete di pedofili d'alto livello all'intero dei gangli vitali dello stato.
Lasciano i loro uffici, inoltre, eminenti "europeisti" ora caduti in disgrazia come Kenneth Clarke, Damian Green e David Willetts.
Rimodellando il suo governo, Cameron dimostra di voler conquistare l'anno prossimo la maggioranza assoluta che ha mancato nel 2010. Se ci riuscisse, potrebbe rinegoziare l'appartenenza all'Ue e indire un referendum per uscirne, che tutti i commentatori politici danno per certo porterà all'effettivo abbandono della UE. Col rimpasto, conclude il "Financial Times", Cameron "rafforza la sua posizione in patria, ma manda segnali contrastanti all'estero", che nel linguaggio diplomatico del più autorevole quotidiano inglese, sta a significare: l'Unione Europea ha i giorni contati.
Redazione Milano
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