mercoledì 16 luglio 2014

L'altra faccia della Disney: sfruttamento lavorativo di donne e bambini in Asia e nello stesso Occidente



Di Klaus Werner e Hans Weiss *

In Cina Walt Disney non cerca solo consumatori, ma fa anche produrre i suoi noti pupazzi: Topolino,Paperino,Bambi,Cenerentola e tutti gli altri.Topolino,però, in Cina ha preso un altro volto : "Attenzione alle fabbriche illegali della Disney in Asia meridionale!", grida l'associazione di consumatori Hongkong Christian Industrial Committee e distribuisce manifesti nei quali Topolino è rappresentato con denti aguzzi, capaci di mordere con forza.


All'inizio del 2001 l'associazione pubblicò un rapporto sulle irregolarità in dodici fabbriche cinesi che fabbricavano prodotti per la Walt Disney Company.

I capi d'accusa: il personale era costretto a lavorare fino a diciotto ore al giorno, sette giorni a settimana, spesso per molti mesi consecutivi senza interruzioni e in condizioni talvolta pericolose.
La maggior parte dei lavoratori sono giovani donne, spesso di appena sedici anni, che guadagnavano da 38 a 63 euro al mese.Uno stipendio da fame, ben al di sotto del salario minimo prescritto dalla legge se si considerano le ore lavorative.
Per fare un paragone: l'ex direttore della Disney Company,Michael Eisner, guadagnava 6,25 milioni di euro, anche lui al mese.
Gran parte delle ore di straordinario non veniva retribuita.Spesso le aziende erano in ritardo con i pagamenti degli stipendi di due o tre mesi.
Le lavoratrici si lamentavano della cattiva qualità del cibo della mensa, e del fatto che spesso in una stessa stanza dovevano dormire fino a ventiquattro persone.
Inoltre le ragazze dovevano subire angherie e punizioni.
Sebbene in Cina la legge lo preveda, alla maggior parte di loro non veniva garantita nè la previdenza sociale nè l'assicurazione sanitaria.
I controlli degli ispettori venivano annunciati in anticipo,Così le aziende avevano tempo per mettere tutto in ordine.
Le lavoratrici erano costrette a firmare false buste paga, e dovevano esercitarsi a rispondere "bene" a eventuali domande.Le minorenni dovevano lasciare la fabbrica per tutta la durata dei controlli.

Un anno prima la Hongkong Christian Industrial aveva pubblicato un rapporto sulle irregolarità in quattro fabbriche cinesi che realizzavano anch'esse prodotti per la Disney.
Il gruppo aveva reagito sospendendo gli ordini per tre delle quattro fabbriche e aveva così mantenuto pulita la fedina penale.Solo che ora non c'era più lavoro, e le lavoratrici furono licenziate.
Per evitare che la Walt Disney cambiasse di nuovo i suoi centri di produzione e le vittime delle irregolarità perdessero il lavoro, l'associazione umanitaria pubblicò il rapporto nel 2001 senza fare i nomi delle aziende responsabili.
Il gruppo americano fu costretto ad applicare le norme di condotta che esso stesso si era dato e a fare in modo che i fornitori rispettassero determinati requisiti minimi.La Disney doveva chiarire ai lavoratori i loro diritti e includerli nei controlli sulle condizioni di lavoro.
La Disney reagì alle accuse con la solita ricetta:silenzi,smentite,segreti.

A dicembre del 2001, il quotidiano "New York Times", parlò della fabbrica KTB Inc., un fornitore del gruppo Disney con sede in California: circa ottocento dipendenti producevano corone e bacchette magiche per 1,35 dollari l'ora, mentre il salario minimo in California è di 6,25 dollari.
Nella fabbrica erano impiegati anche bambini di età compresa fra i sette e i quindici anni.
La Walt Disney negò ogni responsabilità, ma nel 2001 fu pronta a pagare 903.000 dollari di risarcimento alle lavoratrici.
Fino all'autunno del 2002 nell'azienda Makhdum in Bangladesh, altro fornitore della Disney, le condizioni erano le seguenti: le ore di lavoro giornaliere ammontavano a quattordici o quindici; le lavoratrici venivano picchiate dai sorveglianti; venivano pagate 5 centesimi di dollaro per ognuna delle magliette che la Disney vendeva a 17,99 dollari.
Quando le organizzazioni internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani, come l'US-National Labour Committee, iniziarono a rendere pubblica la situazione,Walt Disney sospese tutti gli ordini.
Agli inizi del 2004, ventidue dipendenti dell'azienda Niagra in Bangaldesh, che produceva per la Disney, furono licenziate senza preavviso e attaccate da un gruppo di picchiatori per ordine della direzione dell'azienda.La loro "colpa" era di aver protestato per ottenere i loro stipendi arretrati, denunciando condizioni di lavoro inaccettabili.Erano costrette a lavorare quattordici ore al giorno con un solo giorno di ferie al mese, per uno stipendio settimanale di 5,28 dollari.Chi, secondo la direzione, non lavorava abbastanza velocemente, veniva picchiato.Chi osava parlare durante l'orario di lavoro, doveva pagare una multa equivalente a un giorno di salario.

Klaus Werner e Hans WeissI crimini delle multinazionali ( Newton Compton,2010) pagine 152-155.

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