giovedì 31 luglio 2014

LA BCE AVREBBE POTUTO SVALUTARE L'EURO QUANDO ERA IL MOMENTO GIUSTO ORA LO SUBIRA' COME CONSEGUENZA DEL DECLINO DELLA UE

LA BCE AVREBBE POTUTO SVALUTARE L'EURO QUANDO ERA IL MOMENTO GIUSTO ORA LO SUBIRA' COME CONSEGUENZA DEL DECLINO DELLA UE
PARIGI - Secondo diversi analisti finanziari consultati dal quotidiano francese "Le Monde", diversi indizi indicano una tendenza dell'euro al ribasso, c'è chi si spienge a parlare di "declino", provocata soprattutto dalla diversa velocita' con cui viaggiano l'economia dell'Europa e degli Stati Uniti: la prima è in stagnazione, la seconda in forte crescita, dopo i dati del Pil USA del secondo trimestre 2014 che segnano un clamoroso +4%.
Se infatti il primo calo dell'euro registrato sui mercati monetari poteva sembrare legato al contingente inasprimento della crisi in Ucraina, le ultime giornate di scambi sono state poi influenzate da una serie di indicatori negativi per l'economia del Vecchio Continente.
Il 22 luglio Eurostat ha confermato che, dopo un leggero miglioramento nel primo trimestre, il debito pubblico dei paesi dell'eurozona e' tornato a crescerei dal 92,7 al 93,9 per cento del Pil europeo.
A cio' si e' aggiunta la sorpresa rilevata dall'indice Ifo sul clima degli affari in Germania, che a luglio e' caduto a 108 da 109,7 i giugno, facendo credere che l'attivita' economica rischia di indebolirsi anche Oltre-Reno. Al contrario i dati incoraggianti si moltiplicano negli Stati Uniti, dove gli ordini di beni durevoli sono saliti piu' del previsto a luglio, mentre l'inflazione al 2,1 per cento su base annua e' al livello piu' alto dal 2012.
"L'accelerazione della ripresa Usa e soprattutto le opposte politiche monetarie adottate dalle Banche centrali sui due lati dell'Atlantico," spiega Jean-Fran§ois Robin di Natixis, "stanno spingendo il dollaro in alto rispetto a tutte le altre valute e soprattutto all'euro".
La Federal Reserve (Fed) Usa, nella riunione dei direttori iniziata ieri e che proseguira' oggi, sta continuando a ridurre gli interventi di "quantitative easing" sui mercati, che attualmente ammontano a 35 miliardi di dollari al mese (26 miliardi di euro), contro gli 85 miliardi di un anno fa; soprattutto, se la ripresa riuscira' ad accelerare, alla meta' del 2015 pensa di aumentare il proprio tasso di riferimento.
Al contrario la Banca centrale europea (Bce) ha dichiarato a giugno che non esitera' a prendere nuove misure per contrastare il rischio deflazione: Cio' significa che i tassi resteranno bassi per molto tempo ancora nella zona Euro" commenta l'economista Philippe Crevel di Cercle des e'pargnants. E questa divergenza costerà cara all'euro. E' altamente probabile che i capitali sfrutteranno il rinnovato vigore e l'accresciuta redditività della valuta americana per migrare verso gli Stati Uniti. 
La svalutazione dell'euro che la BCE avrebbe potuto decidere di mettere in atto autonomamente, con tutti i benefici conseguenti, adesso sarà la conseguenza del declino dell'Europa, e non più di scelte mirate delgi artefici dell'euro. E' una differenza sostanziale che causerà ulteriri difficoltà all'economia già "gelata" dell'Eurozona.
Redazione Milano. 
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