giovedì 17 luglio 2014

GAZA: SANGUE PER IL GAS

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Alla fine Bibi ha avuto la sua guerra nuova di zecca. L’Operazione Barriera Protettiva, ovvero l’attuale pulizia etnica al rallentatore messa in atto a Gaza dalle Forze d’Attacco, scusate, Forze di Difesa Israeliane, è il sogno erotico del Primo Ministro Bibi Netanyahu.
È necessario un veloce riassunto. Il Segretario di Stato USA John “Megafono” Kerry stava portando avanti un gioco ipocrita chiamato “tavolo di pace” tra Israele e Palestina. Come previsto, ha fallito miseramente. Hamas e il PLO in Palestina si sono uniti a formare un governo di unità tecnocratico. Bibi, come prevedibile, si è infuriato.



Successivamente due Palestinesi – non Hamas – hanno rapito tre coloni adolescenti israeliani mentre facevano autostop di notte vicino ad Hebron. Uno degli autostoppisti in qualche modo è riuscito a chiamare il numero di emergenza della polizia israeliana con il cellulare. I rapitori hanno perso la testa e sparato immediatamente ai ragazzi, sbarazzandosi poi dei corpi.
Tutti gli Israeliani hanno perso la testa. Per tre settimane, decine di migliaia di soldati sono state impiegate per la ricerca. I media si sono scatenati – immolando i Palestinesi in una pira funeraria di stampo razzista.

C’è un diffuso chiacchiericcio nelle strade arabe che dice sia stato un false flag. Le prove, tuttavia, puntano alla forte tribù Qawasmeh nella regione di Hebron – la quale è storicamente conosciuta come antagonista di Hamas e usa attaccare i coloni israeliani. C’è anche la possibilità che i rapitori volessero usare gli autostoppisti come merce di scambio per la restituzione di prigionieri palestinesi.

Bibi e l’intelligence Shin Bet sapevano fin dall’inizio che i ragazzi erano morti – e chi era responsabile, ma Bibi semplicemente non poteva sorvolare sulla possibilità di sfruttare l’accaduto – durante le tre settimane di folle ricerca – come motivazione per perseguire Hamas nella Zona Ovest e a Gaza, un’operazione già pianificata da tempo.
Lo scorso martedì, l’esercito israeliano ha esposto il tutto: “Ci è stato ordinato dagli alti livelli governativi di colpire pesantemente Hamas”, in una perfetta neolingua, l’operazione è stata 
battezzata “guerra giusta”. (Un background dettagliato del conflitto può essere trovato qui).

ISRAELE VUOLE TUTTO
I numeri non rendono giustizia all’orribile massacro. Lunedì, nel nord di Gaza, dopo che Israele ha avvertito i residenti di andarsene per evitare gli attacchi aerei, almeno 167 persone sono state uccise  – la maggior parte delle quali donne, bambini ed anziani civili, da 30 missili israeliani – e più di 1.000 ferite. Duecento case, non installazioni militari, sono andate completamente distrutte e 1.500 sono state gravemente danneggiate.

Paragonare con zero morti in Israele. Un portavoce dell’IDF si è macabramente vantato che Gaza – un campo di concentramento/baraccopoli de facto – stava venendo bombardata ogni 4 minuti e mezzo.
Ogni missile artigianale dei Palestinesi costa meno di 1.000$, mentre un solo Iron Dome israeliano che dovrebbe intercettarli ne costa 100.000 (senza contare i sistemi di lancio e controllo). In aggiunta, da giovedì un’invasione terrestre è definita “imminente”.

Che Bibi la possa fare franca è tutto ciò che le strade arabe – e di tutto il sud del mondo – devono sapere circa il depositario delle navi da guerra e degli aerei statunitensi in Medio Oriente. Una cosa di cui molti non sono a conoscenza è che 14 anni fa sono stati scoperti al largo della costa di Gaza 1.4 trilioni di piedi cubi di gas naturale, del valore di almeno 4 miliardi di dollari.

È facile dimenticare che al tempo dell’ultima invasione israeliana di Gaza – Operazione Piombo Fuso – i giacimenti di gas palestinesi furono confiscati da Israele. Questa “operazione” era già una guerra energetica, come Nafeez Ahmed ha analizzato qui (Trad. italiana).

Bisogna guardare al tutto da fuori – i 122 trilioni di piedi cubi di gas più i potenziali 1.6 miliardi di barili di greggio del bacino del Levante sparsi nelle acque territoriali di Israele, Siria, Libano, Cipro e –  ovviamente – Gaza. Queste acque territoriali sono alacremente contese come quelle del Mar Cinese del Sud. Neanche a dirlo, Tel Aviv le vuole tutte.
Per integrare il quadro, Israele si sta preparando ad affrontare un crescente incubo di sicurezza energetica, come spiegato qui.

Persino Tony Blair, il Fantasma dell’Opera, è coinvolto (Trad.italiana). Come la (fallita) delegazione del Quartetto Mediorientale, Blair se ne è venuto fuori con il brillante piano di “sviluppare” lo sfruttamento dei giacimenti di gas di Gaza attraverso un accordo tra la British Gas e le autorità palestinesi, escludendo totalmente Hamas e la popolazione di Gaza.
Il modo in cui Gaza è mantenuta come un campo di concentramento, soggetto a violenze di massa ininterrotte, è già abbastanza rivoltante. Bisogna aggiungere la componente chiave economica: in tutti i modi possibili a Gaza deve essere impedito di accedere ai giacimenti Marina-1 e Marina-2. Questi verranno inghiottiti da Israele. Da ogni punto di vista, e anche in pratica, Israele controlla tutte le risorse naturali palestinesi – acqua, terra ed energia.
Ecco il “segreto” dell’Operazione Proteggi Sionisti, scusate, Barriera Protettiva: senza schiacciare Hamas, che controlla Gaza, gli Israeliani non potranno trivellare la costa. Per Bibi, così come per il Knesset, la possibilità che i Palestinesi abbiano accesso alla loro ricchezza proveniente dal gas è un confine invalicabile.

L’UE potrebbe essere parte del gioco. Nessuno a Bruxelles lo vuole ammettere, ma è facile ipotizzare una “strategia” circa questo impossessarsi dei giacimenti palestinesi, che aprirebbe le porte in futuro ad una minore dipendenza dell’UE dalla Gazprom e ad un acquisto del gas israeliano (rubato).

La neolingua israeliana è storia vecchia, dopotutto sono maestri nell’ingannare per primi loro stessi. Estendendo ciò che Michael Klare ha brillantemente spiegato, la nuova, ininterrotta e collettiva aggressione a Gaza è soprattutto una guerra energetica che versa sangue in cambio di gas. 
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://www.rt.com/
Link: http://rt.com/op-edge/172524-bibi-punishing-gaza-ethnic-cleansing/
14.07.2014

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

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