mercoledì 7 maggio 2014

La risposta di Mosca e Teheran agli USA

rouhani-putin

Gli strateghi statunitensi sono ossessionati dall’idea di una guerra fredda contro il Cremlino, senza avere alcuna comprensione di come possa finire. Gli sforzi della Casa Bianca per incolpare la Russia di ciò che accade in Ucraina non hanno il sostegno della comunità internazionale. Solo i satelliti degli Stati Uniti sono dalla parte di Washington; anche nei Paesi della NATO non c’è unità a livello nazionale.

I riferimenti antirussi degli statunitensi nelle decisioni della Commissione europea non possono essere rispettati; le condizioni sono dettate da una trentina di commissari nominati dal Consiglio d’Europa le cui opinioni nei principali Paesi del Vecchio Mondo non sono mai ascoltate. La politica degli Stati Uniti in Ucraina è incompatibile con gli interessi di un gran numero di Stati, tra cui uno dei leader del Medio Oriente, l’Iran.
Alcuni giorni fa, nelle tradizionali preghiere del venerdì all’Università di Teheran, il leader religioso iraniano ayatollah Ahmad Khatami ha definito l’intervento statunitense un “atto di aggressione”. “L’intervento degli Stati Uniti in Ucraina ha portato questo Stato sull’orlo della guerra”, ha dichiarato l’ayatollah Khatami. La sua valutazione riflette la posizione della leadership iraniana, anche se gli Stati Uniti tentano continuamente di dipingere l’Iran come un Paese che utilizza le divergenze tra Russia e USA per i propri interessi. Falsità vengono diffuse sulla volontà di ridurre i prezzi del petrolio di Teheran a scapito degli interessi della Russia e di voler sostituire il gas russo in Europa.
Washington è resa davvero spaventata dalla possibilità di misure reattive del Cremlino in Iran e tenta di evitare che Mosca si avvicini decisamente a Teheran. Molti credono che questa potrebbe essere la risposta più efficace ai tentativi degli Stati Uniti d’imporre il proprio diktat in Medio Oriente. Un’alleanza strategica tra Russia e Iran potrebbe costringere Washington a fare leva sul suo regime ucraino ben oltre l’Europa orientale. Non è una questione di “vendetta” geopolitica contro gli USA; è più opportuno parlare di Russia che costantemente tutela i propri interessi nazionali collaborando con uno Stato che deve liberarsi dei diktat degli Stati Uniti.
E probabilmente la prima cosa che Mosca potrebbe fare è rimuovere il meccanismo della Casa Bianca nel fare pressione su Teheran, interrompendone il sistema sanzionatorio contro l’Iran. Dopo tutto, la Russia ha firmato solo le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; considera illegali le restrizioni unilaterali adottate dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. Ora il Cremlino ha confermato questa posizione con un passo specifico verso Teheran. Russia e Iran hanno terminato i negoziati sullo scambio di merci russe con petrolio iraniano. L’accordo potrebbe ammontare a 20 miliardi di dollari. Ci sono piani per acquistare 500000 barili di petrolio iraniano al giorno. E l’accordo raggiunto tra Russia e Iran non viola le sanzioni internazionali imposte a Teheran, cosa che di per sé evoca la reazione quasi isterica di Washington.
Dopo che apparvero notizie sull’accordo, il segretario stampa Jay Carney ha dichiarato che la Casa Bianca intende perseguire le sanzioni contro Teheran e Mosca se l’affare andrà in porto. “Siamo netti sul fatto che l’accordo fra Russia e Iran potrebbe scatenare sanzioni e probabilmente creare enormi spaccature nel P5 +1, rendendo un accordo globale (sul programma nucleare dell’Iran) più difficile se non impossibile”, ha detto un funzionario del dipartimento di Stato statunitense. In realtà è vero il contrario. Russia e Iran negoziano l’accordo petrolifero indipendentemente dalla posizione degli Stati Uniti, al fine di rendere più difficile all’amministrazione Obama imporre le nuove sanzioni contro Teheran preparate dal Congresso.
Il Cremlino rifiuta gli appelli degli Stati Uniti a non firmare il contratto petrolio-merci con l’Iran. Il viceministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov ha affermato che l’espansione del commercio russo-iraniano è “un processo naturale e non ha alcun elemento di sfida politica o economica a chicchessia”. Ha descritto l’approccio degli Stati Uniti come creazione di “barriere artificiali” allo sviluppo della cooperazione russo-iraniana. La Casa Bianca dice, in riferimento alla potenziale adesione dell’Ucraina alla NATO, che il Presidente Putin vuole creare un “nuovo ordine mondiale” negando il principio che “i Paesi sono… liberi di scegliersi le alleanze”. Ritornando alla Guerra Fredda Washington chiede che i Paesi della NATO aumentino le spese per la difesa e passino a un’unione militare più dura con un netto orientamento contro la Russia.
Lo scenario statunitense è già stato scritto: accettare Ucraina, Moldova, Georgia e Azerbaigian a membri della NATO e dispiegare truppe e aviazione statunitensi in Polonia e Stati baltici. Istituendo un blocco militare attorno alla Russia e creando nuove basi ai confini della Russia, Washington difende la sua “libertà di scegliersi le alleanze”, indicando a Mosca che non deve impegnarsi nella cooperazione militare e tecnica con l’Iran. Per tale sola ragione, il ritorno della Russia alla piena cooperazione militare e tecnica con l’Iran è assolutamente legittima. La resurrezione del contratto per la fornitura di S-300 all’Iran potrebbe esserne l’inizio.
Dopo tutto, in questo caso, come nell’accordo petrolio-per-beni, la Russia non violerebbe la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1929 del 9 giugno 2010, causa della sospensione dell’esecuzione degli obblighi della Russia per la fornitura dei sistemi S-300 all’Iran. Le limitazioni contenute nella presente risoluzione non si applicano all’invio di S-300, in quanto questi sistemi superficie-aria sono volti alla difesa e la loro vendita all’Iran non viola gli accordi internazionali. Un tempo Washington espresse il suo apprezzamento per la Russia nella sua “moderazione” nella non attuazione del contratto per la fornitura di S-300 all’Iran. Il rappresentante del dipartimento di Stato Philip Crowley ha osservato che la risoluzione esorta tutti i Paesi a mostrare cautela e moderazione nella vendita di armi. Accettò, tuttavia, che la vendita di S-300 non era vietata dalla decisione del Consiglio di Sicurezza. Ma si scoprì che Mosca interruppe la cooperazione militare con Teheran in quel momento, in cambio dell’apprezzamento degli Stati Uniti.
Forse è giunto il momento di “correggere gli errori” nella cooperazione con gli Stati Uniti anche nell’agenda afgana. Teheran ritiene che la continua presenza militare USA e NATO in Afghanistan potrebbe avere conseguenze negative sia per quel Paese che per l’intera regione. E’ difficile non essere d’accordo con gli argomenti degli iraniani secondo cui l’Afghanistan potrebbe essere utilizzato dagli Stati Uniti per minacciare gli Stati confinanti a proprio vantaggio. Tanto più che gli stessi afghani non vogliono firmare l’accordo coloniale con gli statunitensi, che vogliono rimanere nel Paese per molti anni ancora.
Ora, quando la NATO ha dichiarato che sospende la cooperazione militare con la Russia, ha senso abbandonare l’interazione con la NATO in Afghanistan, in quanto tale interazione non è significativa per la Russia. La NATO non ha fretta di abbandonare il suo hub di transito ad Uljanovsk per inviare uomini e merci in Afghanistan, ma Mosca potrebbe prendere una decisione proprio su questa iniziativa, in qualsiasi momento lo ritenga opportuno… Si tenga a mente che né il disgelo nelle relazioni tra Washington e Teheran, né le concessioni della nuova diplomazia iraniana nei negoziati sul programma nucleare iraniano, hanno cambiato la posizione degli Stati Uniti nel negare la partecipazione dell’Iran al processo di pace siriano.
L’Iran ha una  delle maggiori influenze sulla crisi in Siria. Tuttavia, mentre rimane in primo piano negli eventi siriani, Teheran è stata esclusa dagli sforzi internazionali nel risolvere il conflitto. Fu un tentativo di Washington di provocare l’Iran e irritare Mosca. Nelle nuove condizioni, l’alleanza di Russia e Iran potrebbe benissimo competere con gli Stati Uniti che dipende dalla cooperazione con il terrorismo internazionale.
Quest’anno V. Putin ha in programma di visitare l’Iran. Oltre l’ulteriore sviluppo del partenariato regionale si prevede che Russia e Iran possano giungere ad un “grande accordo” sulla cooperazione basata su una nuova agenda delle relazioni bilaterali. L’Iran è interessato a una maggiore cooperazione con la Russia sull’energia atomica. I preparativi per la Convenzione sullo status giuridico del Mar Caspio richiedono una svolta al più alto livello. Entrambe le parti sono interessate a progetti congiunti nel settore petrolifero e gasifero iraniano, nell’esplorazione dello spazio e nello sviluppo delle infrastrutture dei trasporti.
La cosa principale è ora smettere di determinare la profondità e la portata della collaborazione bilaterale badando a Washington. Come dice un proverbio persiano, “I cani possono abbaiare, ma la carovana passa”.
lavrov-zarif
Posted on 6 maggio 2014 by 
Nikolaj Bobkin Strategic Culture Foundation 02/05/2014
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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