mercoledì 23 aprile 2014

MATTEO RENZI CHE FINE HA FATTO LA CENTRALE NUCLEARE MILITARE DI PISA?

S. Piero a Grado (Pisa): centrale nucleare militare Cisam - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes



Mister Renzi le dicono niente Camen, Cresam e Cisam? A nessuno è consentito mettere a rischio la vita di milioni di persone, e neanche di un solo essere umano. Anche se lei Renzi non è espressione della volontà popolare per la carica istituzionale che ricopre pro tempore, almeno si faccia tornare la memoria. Un decennio fa un ingegnere ha denunciato alla procura della Repubblica di Pisa, l'interramento illegale nella pineta della base nucleare in riva al Tirreno di scorie radioattive. Nel 2003, come attesta la risposta del ministro della Difesa Antonio Martino ad alcuni atti parlamentari, sono stati trasferiti da La Spezia in loco, considerevoli quantità di uranio impoverito.

Ho visitato questo sito nucleare e posso documentare inequivocabilmente che purtroppo esiste; anzi qui sono state realizzate sperimentazioni nucleari di ogni genere.

Perché lo Stato italiano, o meglio i governi tricolore, nascondono l'esistenza di una centrale nucleare militare attivata nel 1963? Al primo ministro pro tempore Matteo Renzi, in virtù dell'articolo 32 della Costituzione e della Convenzione di Aarhus, ratificata con legge statale 108 del 16 marzo 2001, sottopongo un semplice quesito: che fine hanno ben 350 metri cubi di scorie nucleari ad alta attività (di terza  categoria, ossia, le più pericolose) prodotte dal reattore Galilei? In base a quale criterio scientifico, se non violando il principio europeo di precauzione, è stato autorizzato lo scarico nel Mar Tirreno dei liquidi radiottivi del reattore Galilei? 

 S. Piero a Grado (Pisa): centrale nucleare militare Cisam - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

In democrazia le domande sono fondamentali, ed altrettanto eloquenti le mancate risposte di chi detiene il potere statale per conto terzi. E’ possibile mantenere il segreto di Stato in un settore che coinvolge la sicurezza della popolazione italiana? Assolutamente no. E l’ha sancito la Corte costituzionale con la sentenza numero 86, esattamente il 24 maggio 1977.




Eppure, quando lo Stato, o meglio il governo Berlusconi grazie all’attiva omertà del centro sinistra, nel 2003 tenta di imporre un deposito unico di scorie nucleari, prima in Sardegna poi in Basilicata, l’Italia si accorge per qualche istante della pesante eredità con cui bisogna fare i conti.

Nell’ordinanza firmata dal primo ministro Berlusconi (numero 3267 del 7 marzo 2003) di nomina del generale Carlo Jean (già aiutante al Quirinale di Francesco Cossiga, e collaboratore come Giorgio Napolitano dell'Aspen Institute Italia dipendente dal Bilderberg e finanziato da David Rockefeller) con poteri speciali per il nucleare, ossia di violare le leggi ed attentare alla vita di cittadine e cittadini, il criminale Berlusconi elenca gli impianti atomici che devono essere smantellati con il successivo stoccaggio delle scorie in un deposito unico. In questo atto non vi è alcun riferimento al reattore Galilei, né del Cisam e nemmeno viene menzionata la Toscana tra le regioni in emergenza nucleare.

Strano, perché il rapporto sullo “Stato della radioprotezione in Italia”, compilato da tecnici dell’ente statale Enea prima che nel 1999 la gestione del nucleare transitasse in mano alla Sogin (ministero del Tesoro), considera la centrale nucleare del Cisam tra quelle da porre in sicurezza, considerata la pericolosità del combustibile nucleare e delle scorie prodotte.

Sul Galilei, tuttavia, è da sempre distesa una cappa impenetrabile di segretezza. Il significato è evidente: una parte (la metà) dei rifiuti del centro nucleare dello Stato Maggiore della Difesa, sono finiti altrove. Ma dove? Più recentemente, nel 2013, è stato predisposto ed infine autorizzato il rilascio nel Mar Tirreno dei liquidi radioattivi. Ovviamente, in barba alla protezione ambientale, alla difesa sanitaria, al buon senso.

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