martedì 8 aprile 2014

In Cambogia le fabbriche delle multinazionali avvelenano gli operai

Questi lavoratori sonorisultati dipendenti, secondo le segnalazioni della polizia di Phnom Penh edell’agenzia stampa Misna, di due aziende impegnate nella produzione di importantimarchi internazionali, tra cui Puma e Adidas che hanno già annunciatoun’inchiesta sui malori odierni. Ora la Cambogia, a causa delle condizioniestreme di precarietà nel lavoro, rischia che le multinazionali delle calzaturesportive e dell’abbigliamento si allontanino verso mete forse meno lucrose mapiù accettabili per i loro clienti. Questo avvelenamento di massa hainfatti inferto un duro colpo alla già screditata immagine pubblica del Paese, permolti anni, target preferito dei grandi marchi grazie al contenutissimo costodella locale manodopera.

Occorre quindiricordare che le sole manifatture dell’abbigliamento danno lavoro a 600 milacambogiani e garantiscono alla modesta economia nazionale un introito indispensabiledi oltre 5 miliardi di dollari all’anno.
In merito alla piaga lavorativae sociale costituita dagli avvelenamenti di lavoratori, essa risulta, come giàaccennato, tutt’altro che infrequente a causa della scarsa ventilazione degliambienti di lavoro e l’uso di prodotti tossici. Iniziative governative eprivate per limitare queste patologie del lavoro hanno portato a pochirisultati, dato il contemporaneo aumento delle iniziative produttive. 
Sull’ultimaintossicazione di massa, non vi sono ancora verità ufficiali ed univoche, alcunetestimonianze parlano di operai caduti a terra senza ragioni apparenti o piùprobabilmente diverse rispetto ai rischi abituali. Fonti sindacali parlano diduecento lavoratori svenuti solo in questa settimana, con 53 sicuramenteintossicati dalle vernici utilizzate.
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