mercoledì 26 marzo 2014

PERCHE’ L’ALTA FINANZA, SOSTENNE LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA E, IN PARTE, ANCHE HITLER

PERCHE’ L’ALTA FINANZA, SOSTENNE LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA  E,  IN PARTE, ANCHE HITLERDi: Maurizio Barozzi
Per avere una chiave interpretativa degli avvenimenti storici, soprattutto del XX Secolo, necessaria anche per capire le vicende contemporanee, è importante leggere il libro di G. P. Pucciarelli: “Segreto Novecento”. E’ una ricostruzione particolareggiata e documentata, senza viaggi di fantasia, su certe vicende storiche, indispensabile anche perché non ci sono nella letteratura italiana testi, ben documentati.

In questo libro si descrivono le strategie e i progetti di un pugno di Famiglie, di antica ed enorme potenza finanziaria, veri e propri imperi economico-finanziari, con al vertice i Rothschild e attorno i Rockefeller, i Morgan, poi i Goldman & Sach, i Lehman, i Kuhn & Loeb, i Ginzburg, i Warburg, ecc.
Imperi bancari, assestati sull’asse City di Londra – Wall Street di New York, e presenti con banche, succursali, assicurazioni e dependance in tutte le Nazione e aree strategiche del pianeta.
Sono coloro che ora definiamo i BANKSTERS, o gangsterismo finanziario, soprattutto perché dopo il varo del Federal Reserve System (nel 1913) hanno stretto attorno al collo degli Stati un cappio di usura e un totale controllo monetario delle Banche Centrali, tale da sottomettere tutto e tutti e trasformare le classi politiche locali in veri e propri “camerieri”, come le definì Ezra Pound.
Si da però il caso che con i primi del ‘900, queste “Famiglie” dell’Alta Finanza, grazie al controllo delle più importanti risorse della terra, in particolare il petrolio, che oramai stava sostituendo nell’Industria e nei trasporti, la vecchia energia carbonifera, si stavano trasformando in una specie di “capitalismo monopolista”, una immensa forza finanziaria, delle Power Elite, che detenevano il possesso o il controllo anche di buona parte della grande Industria strategica, e si imbarcarono in questo nuovo capitalismo d’assalto e monopolista. Un vero e proprio Corporate Banking, in grado di creare imperi e succursali capitaliste in ogni parte del pianeta..
L’Alta Finanza, quindi, poteva ora pensare in grande, anche grazie al fatto che gli Stati Uniti, area in cui avevano un loro punto di forza finanziario e vi controllavano buona parte della Amministrazione, dopo la breve guerra con la Spagna si proiettavano anche verso i mercati del Pacifico, affiancandosi così all’Impero britannico.
Si determinavano quindi le condizioni affinchè il Corporate Banking potesse dare corpo e fattualità alla sua atavica “volontà di potenza”, mettendo in atto un vero e propri progetto di dominio mondiale, la cui prima fase doveva essere la conflagrazione in Europa che poi divenne mondiale (la Grande Guerra).
Dobbiamo inoltre considerare che pur se su diversi piani, in realtà, erano all’opera tre, solo apparentemente diverse, forze, strutture e lobby di carattere mondialista, ovvero finalizzate al dominio mondiale: una specie di trinità Una e Trina, dove vi giravano spesso gli stessi potentissimi uomini: dagli Untermeyer, ai Baruch, ai Warburg, ai Mandel House, gli Hammer, gli Helphand, ecc., tutti insieme a costituire una potentissima Casta capace di imporsi ai Governi e condizionare gli Stati nazionali.
Queste tre Forze possono essere così riassunte: Alta Finanza con il suo Corporate Banking; la Massoneria Universale in tutte le sue onnipresenti logge e obbedienze; e l’internazionale ebraica, sionista e talmudista, incarnata in particolare nel Congresso Mondiale Ebraico. Tutte forze sostanzialmente cosmopolite, con punti di forza in tutto il pianeta, non antitetiche tra loro, ma complementari e con lo stesso progetto di dominio Mondiale.
Per la prima volta nella Storia, la presenza di questa “Trinità” tesa al dominio mondiale, sostanzialmente, rompeva vecchi schemi geopolitici , nel senso che pur avendo i suoi punti di forza e principale residenza in Inghilterra e negli Stati Uniti, non era propriamente vincolata a queste nazioni e alle loro esigenze geopolitiche. Si è pertanto verificato che il “motore della storia”, ovvero le cause prime che innescano interessi e contrasti che poi determino le guerre o le evoluzioni diplomatiche che scompongono e ricompongono le alleanze, non siano state più, o almeno non siano state più solo, le strette esigenze geopolitiche delle singole nazioni, ma appunto gli interessi e la volontà di potenza di queste Forze il cui aspetto più visibile e materiale è rappresentato dal Corporate Banking.
Non possiamo qui riportare tutti questi particolari storici, ma ne vogliamo sottolineare almeno due, che mostrano la spregiudicatezza e il modus operandi di questi Banksters usi da sempre a sostenere e finanziare tutte quelle situazioni che possono tornargli utili.
In particolare finanziare il riarmo delle Nazioni, pur schierate in campi opposti, in modo da legarle con il debito in tal modo contratto e costringerle poi all’utilizzo di quegli armamenti, a cui la maggior parte dei finanziamenti erano finalizzati, per scatenare guerre che ritornavo opportune ai Bankste stessi sia per speculazioni finanziarie che per progettualità politiche (oltretutto non si dimentiche che, al tempo, il tesoro e i beni di varie famiglie dinastiche, per esempio gli Zar, erano al sicuro e di fatto, sotto ipoteca, nelle banche dei Rothschild a Londra).
Qui accenneremo, sempre per sommi capi (chi vuole i dettagli e le documentazioni veda il libro di Pucciarelli “Segreto Novecento”), ai finanziamenti che venero elargiti a mani basse dai banksters alla rivoluzione bolscevica e in parte all’ascesa del nazionalsocialismo di Hitler.
Due forze opposte sulle quali il Banking Corporate aveva puntato per conseguire alcuni scopi.
In genere per la finanza monopolista , finanziare opposte fazioni, Stati in guerra tra loro, e paradossalmente anche “forze” nemiche giurate dei banksters, è una costante da sempre utilizzata da questi vampiri. Finanziare significa controllare, avere voce in capitolo e poi, in definitiva non rimetterci mai, perché una delle forze finanziate deve pur vincere, quindi poi paga e l’altra, quella che soccombe, è obbligata a pagare obtorto collo
Nel caso però dei bolscevichi soprattutto, ma anche dei nazionalsocialisti, vi erano dietro progetti, da parte dei Banksters, molto più complessi e di grande respiro.
E’ importante conoscerli per capire la politica internazionale.
Per iniiare occorre premetteree che nella decifrazione di questi “enigmi” si deve sempre partire da una Legge storica: quando si affaccia alle cronache storiche una forza, un uomo, un partito che mostra determinate “idee forza”, una determinata spinta dinamica, grandi capacità di aggregazione, ecc., sempre e comunque ci sono poteri costituiti, interessi, che cercano di utilizzare per i propri scopi queste forze questi uomini.
Un altra necessità storica invece ci dice che qualsiasi entità rivoluzionaria non può mai fare a meno di finanziamenti, perché la politica costa, costano i giornali, le sedi, l’attività, ecc., e se il caso le armi. Nessun leader o dirigente di un gruppo o partito rivoluzionario può permettersi di rinunciare a determinati sostegni.
L’importante semmai, per “salvare” l‘ideale, è sempre e solo il concetto che questi finanziamenti, pur condizionando, in chi li accetta non devono mai far perdere di vista o stravolgere quelli che erano gli obiettivi politici di fondo e gli ideali per i quali si sono mobilitate ed entusiasmate tante anime ed energie. Purtroppo non sempre questo avviene e per gli idealisti la fregatura spesso è inevitabile.
Come vedremo la rivoluzione Bolscevica rimase sempre, anche con Stalin, condizionata dai progetti del Corporate Banking, mentre invece Hitler e il Nazionalismo, andarono dritti per la loro strada finendo ovviamente per entrare in contrasto insanabile proprio con i Banksters che infatti dovettero impegnare ogni loro energia per distruggere la Germania e il nazionalsocialismo e ammazzare Hitler come un cane rabbioso.
Il criminale progetto del Corporate Banking.
Come accennato il progetto di dominio mondiale dei banksters, passava per una grande conflagrazione europea, la liquidazione di ogni Istituzione e struttura che ostacolasse progetti mondialisti e la realizzazione di Istituti e organismi trans e over nazionali in grado di condizionare le Nazioni e di limitare la sovranità degli Stati.
Ma attenzione: la Grande Guerra non poteva risolvere tuti i problemi che si presentavano ai banksters, i quali erano ben consci che necessitava una Seconda guerra mondiale, risolutiva, come infatti lo fu. Ergo la prima e la Seconda guerra mondiale furono due tempi di uno stesso film, mentre i perfidi e insanabili assetti di Versailles e la grande crisi finanziaria del 1929, furono tutte tappe intermedie programmate per la realizzazione di questi obiettivi.
Solo dopo la Seconda guerra mondiale e l’imposizione di altri grandi Istituzioni e Organismi mondialisti, FMI e Banca Mondiale, con una miriade di istituzioni trans nazionali che ruotano anche attorno all’Onu, il progetto di dominio mondiale si potè dire che entrò in una fase decisiva, anche a livello ideologico con la pianificazione e omologazione delle culture, del linguaggio e dell’informazione per tutti gli esseri umani, verso standard e modelli ideologici ben definiti.
Nella prima decade del ‘900 quindi, dopo aver finanziato il riarmo delle Nazioni europee, strangolate dal debito pubblico contratto verso i Bankesters, tanto che oramai l’unica soluzione per queste nazioni era quella di scannarsi in una guerra europea, dopo aver manovrato le varie diplomazie attraverso un sottile gioco massonico in modo da rendere i contrasti insanabili (la massoneria aveva anche la necessità di liquidare una volta per tutte, attraverso la guerra, il potere di Trono e Altare), i Banksters misero in conto di realizzare un progetto di ordine anche, se non soprattutto, economico - finanziario, funzionale all’espansione di quel capitale monopolistico a cui i Banksters puntavano.
Il capitalismo monopolista del Corporate Banking
Il progetto principale era quello di togliere di mezzo la Russia degli Zar e di creare poi in Medioriente lo Stato sionista. Vediamo perché.
A parte varie valutazioni di ordine ideale, come per esempio quelle confacenti al sionismo, presenti, ma non decisive, il problema vero partiva dal presupposto che la Russia, come gli Stati Uniti, era una riserva immensa di materie prime, petrolio compreso.
A differenza degli USA però La Russia era notevolmente arretrata, ma fino a quando lo sarebbe stata? Con l’avanzamento del progresso scientifico e tecnologico, infatti, che proprio a cavallo dei due secoli stava facendo salti da gigante, la Russia zarista, arretrata non lo sarebbe rimasta per molto e quindi sarebbe diventata un pericoloso concorrente per il Corporate Banking, costretto non solo alla concorrenza, ma anche a non poter imporre i suoi prezzi specialmente sul petrolio, che gli Zar per espandersi e finanziarsi avrebbero potuto vendere sottocosto.
Per impedire alla Russia di risolvere annose e penose situazioni interne, come quella della sua agricoltura e il servaggio in cui vivevano i contadini, già si era dovuto far assassinare il ministro Stolypin che aveva in progetto una riforma agraria di ampio respiro che avrebbe non solo moltiplicato la produzione, accontentato i tanti contadini nel possesso della terra, ma anche stemperato ogni contrasto sociale foriero di esplosioni rivoluzionarie.
La Russia zarista doveva dunque scomparire, con tutto il suo potenziale di materie prime che sarebbe potuto, sia pure a medio termine, esplodere in un agguerrito e concorrenziale capitalismo monopolista, e questa necessità era per i Banksters preminente, perché senza il totale monopolio dei mercati futuri, non si sarebbe poi avuto il necessario potere per attuare tutti gli altri progetti di dominio politico.
Al contempo il Corporate Banking, aveva anche la necessità nel Medio Oriente, dove si erano scoperti i più importanti giacimenti petroliferi (accaparrati dai Rockefeller e dalla Britisch Petroleum), con la immancabile presenza finanziaria dei Rothschild, di instaurare un presidio, anche militare, per il controllo di quelle delicate rotte e condizionare tutta quella turbolenta area geografica in buona parte anche strappata all’ex Impero Ottomano.
Non a caso dopo l’apertura del Canale di Suez, attorno alla metà dell’800, era cresciuta di importanza la “portaerei naturale” nel Mediterraneo che era l’Italia, di cui ci si prefiggeva di utilizzare come “base” permanente in quello che veniva considerato un “lago inglese”, tanto che venne finanziata e promossa la rivoluzione del Risorgimento e l’ascesa della “anglofila” Casa Savoia.
Adesso però con le esigenze petrolifere enormemente cresciute e la prospettiva di una creazione dello Stato israeliano, che oltretutto soddisfaceva gli atavici desideri del sionismo, si creava un altro fondamentale presidio sulle rotte del petrolio.
Se ne gettarono le basi durante la Grande guerra, con la dichiarazione Balfour e l’intervento americano in Europa, si prese subito a programmare questa realizzazione dell’”emporio” ebraico, con il riversare in Palestina più ebrei possibili, in particolare gli ebrei tedeschi, una popolazione molto qualificata, non facile però da esportare dalla Germania. Vedremo come a questo fine tornò anche utile il nazionalsocialismo.
Il finanziamento della rivoluzione bolscevica
Per la distruzione della Russia zarista si resero necessarie sia la sconfitta in guerra e soprattutto la rivoluzione bolscevica sulla quale si mossero enormi finanziamenti dalla banche Newyorkesi. Il Corporate banking, quindi, non solo sostenne la rivoluzione bolscevica in modo determinate, ma poi pilotò tutta la ricostruzione della Russia e i suoi piani economici, anche ai fini degli interessi dei banksters.
Il principio perverso del capitale monopolistico finanziario era quello che una Russia comunista, avrebbe prodotto un tipo di economia non concorrenziale, avrebbe annullato ogni spinta euro asiatica di quell’immenso paese verso la genialità e spregiudicatezza del capitalismo, e quindi, la Russia comunista non sarebbe mai stata un concorrente dei banksters. Cosa puntualmente verificatasi.
Ma c’era di più: la Russia doveva anche servire per una nuova conflagrazione in Europa, il secondo atto della guerra mondiale, che l’avrebbe dovuto proiettare verso una parziale occupazione, a partire dalla Germania, del continente europeo, cooperando alla distruzione totale della entità Europa e quindi garantire il potere planetario del grande capitale monopolistico e consentirgli, in una ulteriore fase, dopo lo sbaraccamento della stessa URSS, di attuare il progetto di un Governo Mondiale, se non addirittura di una Repubblica Universale.
Non a caso i banksters, attraverso i grandi intermediari della finanza americana, tra questi il ricco petroliere e delle ferrovie Hammer, potentati che passavano come “progressisti, finanziarono i piani quinquennali sovietici, atti a non far morire di fame vasti strati della popolazione, in particolare i contadini, ridotti all’indigenza dopo la scossa rivoluzionaria e a riarmare la potenza sovietica. Pochi sanno che l’URSSS ha sempre devoluto o è stata finanziata a questo scopo, enormi fette del proprio prodotto lordo delle sue finanze, denaro impiegato per gli armamenti, toccando sempre cifre incredibili, attorno al 34 percento, che nessun paese ha mai raggiunto.
E la Russia, anche con Stalin, che ben si guardò dal toccare gli interessi privati della finanza internazionale nella su Banca Centrale, la Gosbank, si mosse sempre con questi presupposti, anche se i sovietici puntavano ad esportare la rivoluzione comunista nel mondo espandendosi sulle stesse rotte degli Zar. Ma questo non era un problema per il Corporate Banking, anzi.
Cosicchè, fin dagli anni ’20, quando i sovietici in gran segreto aiutarono i tedeschi per la ricostruzione della Wermacht, ad arrivare al Patto Molotov – Ribbentrop del ‘39, dove i sovietici si impegnarono a sostenere lo sforzo economico della Germania costretta alla guerra con gli anglo francesi, lo scopo di Stalin era sempre stato uno solo: aiutare la Germania a rialzarsi, metterla in condizione di sostenere uno sforzo bellico e spingerla ad una guerra in Europa, per poi attaccarla al momento opportuno con una potenza di fuoco straordinaria, frutto di pluriennali piani di riarmo.
E’ oramai certo che il 22 giungo 1941, i sovietici furono preceduti dai tedeschi di un paio di settimane nell’attacco, trovandosi in tal modo sbilanciati in avanti senza poter, in breve tempo, correre ai ripari su posizioni difensive. La Germania che non ignorava questi intenti li aveva miracolosamente preceduti.
Insomma, i veri architetti di una immane carneficina che sconvolse il XX Secolo furono appunto i Corporate Banking con la loro criminale casta e il comunismo è stato un utile mezzo, da questi criminali pilotato, per raggiungere i loro fini.
Del resto il comunismo, una utopia, al di fuori della portata umana, non solo non si realizzò con la rivoluzione bolscevica, nonostante gli orrori, le violenze e la dittatura, che già si poteva constatare come in Russia quello che si era configurato con la nomenklatura con falce e martello, non era certo una fase transitoria verso il comunismo, ma un capitalismo di Stato che ben presto si strutturò in varie oligarchie, mentre l’URSS, lungi dall’essere quella Nazione guida, madre del comunismo, non fu altro che una nazione imperialista, preposta ad un transitorio dominio mondiale, in accordo strategico, con la superpotenza americana.
I finanziamenti a Hitler e al Nazionalsocialismo
Quando in Germania si rese evidente che si stava affacciando una personalità di grande carisma e forza rivoluzionaria, Adolf Hitler, la finanza internazionale non poteva di certo ignorare questo realtà. Come ha sempre fatto quindi cercò di finanziarne l’ascesa nella speranza di poterne controllare gli sviluppi.
Gli investimenti a favore dello NSDAP non furono di certo paragonabili a quelli elargiti ai sovietici, ma comunque ci furono.
A parte gli aspetti spiccioli e contingenti che consigliavano questi finanziamenti, il Corporate Banking si prefiggeva, sostenendo l’ascesa di Hitler di raggiungere due obiettivi.
Primo: l’avvento in Germania di un partito estremista, sciovinista, pangermanico, unito alle insanabili contraddizioni, ruberie e imposizioni della pace di Versailles, avrebbe sicuramente creato le condizioni per il riarmo della Germania, la rinascita di una sua volontà di potenza e quindi di una futura guerra perché, dall’altra parte, si stava al contempo predisponendo il grande riarmo dell’URSS, con presupposti di distruzione della Germania sessa e quindi si sarebbe anche potuto proiettare la Germania contro l’URSS, mentre gli inglesi, come avevano sempre fatto nella loro storia, si sarebbero sicuramente mobilitati per impedire che nel continente si realizzasse una forte entità nazionale che andava contro i loro interessi. Gli interessiper un'altra guerra non mancavano.
E interessante notare che il Corporate Banking, anche attraverso il controllo di grandi industrie americane, in particolare della chimica, della meccanica, e della energia petrolifera, sostennero in qualche modo la potenza tedesca, onde spingerla alla guerra, che comunque poi gli avrebbero prima o poi sicuramente scatenato contro, ben sapendo che la Germania priva soprattutto di petrolio, non avrebbe potuto confrontarsi a lungo sul piano militare, né contro l’URSS, né contro gli occidentali. Al momento opportuno quindi, chiudendo i rubinetti, la Germania sarebbe stata spazzata via.
Secondo: il programma del nazionalsocialismo, pangermanista, contemplava anche un forte programma antiebraico, il cui fine ultimo era la espulsione degli ebrei dalla Germania. Proprio quello che necessitava al sionismo e al Corporate Banking: l’uscita dei preziosi ebrei tedeschi dalla Germania per farli arrivare in Palestina.
Del resto due propositi, sia del sionismo che del nazionalsocialismo, andavano a incontrarsi: l’evacuazione degli ebrei dalla Germania e la proibizione di matrimoni misti.
A questo proposito, dagli USA il Congresso Mondiale Ebraico, non perse tempo e scatenò, dal momento stesso che Hitler arrivò al governo (gennaio 1933P una serie crescente di ricatti, intimidazioni e dichiarazioni di guerra contro la Germnai, al solo fine di indurla a incattivire le misure antiebraiche. Al contempo la stampa, soprattutto anglo americana, sparava titoli, spesso inventati di sana pianta, per dipingere u clima invivibile e di persecuzioni subite dagli ebrei nel Reich. Si arrivò addirittura al punto, che eminenti membri della comunità ebraica tedesca, preoccupati veramente che la loro situazione in Germania potesse precipitare, smentirono più di una volta che sul posto essi fossero sottoposti a tutte queste angherie.
Delle guerra e di quello che accadde dopo, con tutto l’ebraismo oramai compattato contro i tedeschi e la Germania decisa a liberarsi degli ebrei nel Reich e nel resto dell’Europa, sono fatti arcinoti, che ancora una volta, mostrano come vennero a realizzarsi i piani del Corporate Banking che, nel 1948, vide premiati i suoi investimenti, con la nascita dello Stato ebraico in Medioriente.
Resta solo da far osservare che, come accennato, che mentre il Bolscevismo, fino alla sua implosione, restò in definitiva sempre funzionale ai progetti del Corporate Banking, Hitler e il nazionalsocialismo, come del resto il fascismo, finirono per rappresentare una grave minaccia per questi immondi interessi.
Il fatto era che fascismo e nazionalsocialismo, non rinunciarono mai alla loro forma dirigistica dello Stato, uno Stato nazionalpopolare, che vedeva l’adesione delle masse, le quali percepivano tangibilmente che il governo protendeva ogni sforzo al suo benessere e al mantenimento di una giustizia in ogni campo, anche sociale. Uno Stato, quello fascista, dove gli aspetti etici e politici dovevano avere la preminenza su quelli economici e finanziari.
Questi presupposti, uniti alla gelosa tutela della indipendenza e sovranità nazionale erano la più netta antitesi del liberismo e della speculazione finanziaria.
Non a caso, l’Italia con l’IRI, con il corporativismo e con la riforma bancaria del 1936, che limitò il potere delle banche private nella Banca Centrale e il nazionalsocialismo, che addirittura arrivò nel 1939 a nazionalizzare la Banca Centrale tedesca e a sperimentare una forma di baratto negli scambi internazionali in modo da tagliare le intermediazioni bancarie e a sostituire il valore dell’oro con quello della “forza lavoro”, furono i veri e soli, oppositori al sistema dei Banksters.
Fascismo e Nazionalsocialismo, andavano assolutamente distrutti e cancellati dalla faccia della Storia, come infatti avvenne con la grande carneficina della Seconda Guerra Mondiale.
Riusciranno i Banksters, entità che dal dopoguerra in avanti, nel momento in cui si realizzarono concretamente i presupposti per la realizzazione di un Governo Mondiale, possiamo anche chiamare MONDIALISMO, nel loro proposito di Governo Mondiale, nella edificazione di una Repubblica Universale, magari con capitale a Gerusalemme?
Non lo sappiamo. Certo sul piano della formattazione della mentalità del genere umano, sempre più impregnato di ideologia mondialista i risultati conseguiti, sembrerebbero dover dare una risposta positiva, così come il potenziale militare del braccio armato del mondialismo, vale a dire gli Usa – Israel, sembra non avere rivali, ma sul piano geopolitico le cose stanno altrimenti.
Gli interessi geopolitici dei popoli e della nazioni, alla fin fine, pur sotto altre configurazioni, riemergono sempre e intralciano i piani mondialisti, ma soprattutto nella storia per la Legge della “eterogeneità dei fini”, ogni volta che si producono azioni che si prefiggono certi scopi, sempre si verificano anche altri effetti imprevedibili e spesso divergenti. Questo vuol dire che il progetto mondialista finisce per diventare una specie di tela di Penelope: da una parte si mettono insieme i pezzi del mosaico del Governo Mondiale, dall’altra forze contrarie imprevedibili, scombinano tutto costringendo a ricominciare da capo. Staremo a vedere, la lotta del sangue contro l’oro è sempre aperta.

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