Sono infatti stati ben 767.144 gli interventi di aiuto e sostegno erogati negli ultimi dodici mesi, anche se la Caritas sottolinea come non sia stato possibile “prendere in carico tutte le persone in difficoltà” e come le file di persone in coda dvanti ai Cda si siano allungate in maniera esponenziale. Lo studio mostra poi “l’identikit” di chi si rivolge alla Caritas: “È in prevalenza donna (54,4%), è coniugato (50,2), è disoccupato (61,3%), con domicilio (81,6%). Ha figli nel 72,1% dei casi. Il 15,4% è separato o divorziato; il 6,4% è analfabeta o completamente privo di titolo di studio”.
Allo stesso modo, va sottolineato che la necessità che in misura maggiore determina la richiesta di aiuto e sostegno “è la povertà economica (59,2%), seguono i problemi di lavoro (47,3%) e quelli abitativi (16,2%)”. Da valutare anche la “provenienza” delle richieste di aiuto: mentre come dato complessivo il 61,8% delle persone che si rivolge alla Caritas per indigenza è straniero, al Sud Italia il 59,7% delle richieste arriva da cittadini italiani (per i quali “incidenza della povertà economica è molto più pronunciata rispetto a quanto accade tra gli stranieri”, con un tasso del 65,4% rispetto al 55,3%). Infine, nel rapporto che sarà presentato domani a Quartu Sant’Elena (Cagliari) nel corso del trentasettesimo convegno nazionale delle Caritas diocesane, bisogna evidenziare come il ricorso ai dormitori aumenti in maniera esponenziale nel caso di una separazione fra coniugi: il nuovo volto dell’emergenza abitativa, insomma.
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