Se persino le banche hanno il barbaro coraggio di lamentarsi per l’elevato livello della tassazione, vuol dire che veramente siamo arrivati alla frutta e forse anche all’ammazza caffè, già che ci troviamo.
Dimentiche del generoso e non certo disinteressato aiuto accordato loro dall’amico Mario Draghi, governatore della BCE, che ha ridotto il livello dei tassi di interesse sulla soglia dello 0% che gli permette, ricordiamolo bene, di acquistare i titoli del debito sovrano che rendono poi un profitto assai elevato, le banche si lamentano per la stretta fiscale. A recitare la sceneggiata, ci ha pensato nei giorni scorsi, il presidente dell’ABI Antonio Patuelli, che è intervenuto al XX congresso della FABI.
Peccato però che il buon Patuelli si sia dimenticato di dirci perché le banche non si decidono più da oltre cinque anni a riaprire i rubinetti del credito che, in questa fase di congiuntura economica caratterizzata da profonda e duratura recessione, darebbe senz’altro una boccata d’ossigeno molto importante a famiglie ed imprese.
Con lo Stato che se fosse retto da persone serie, oneste ed interessate al benessere collettivo, dovrebbe poi impegnarsi a controllare ed a verificare che gli istituti di credito eroghino prestiti a condizioni dignitose e non certo usuraie, come invece accade oggi in quei rari casi in cui esistano mutui o fidi che sono stati miracolosamente accordati!
Franco Svevo
http://www.signoraggio.it/le-banche-si-lamentano-per-le-troppe-tasse/
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