giovedì 5 dicembre 2013

Record di aziende chiuse nel primo trimestre del 2013

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Secondo la Confesercenti, nei primi due mesi di quest’anno sono state costrette alla chiusura ben 167 imprese al giorno: di questo passo, si rischia di veder sparire ben 60mila esercizi a fine 2013
Il 167 viene definito un numero “felice” secondo la matematica: eppure, non  si rimane certo felici nel leggere gli ultimi dati diffusi dalla  Confesercenti, l’associazione di categoria che raggruppa le piccole e  medie imprese attive nel commercio, turismo e artigianato.
Infatti, una stima davvero allarmante ci comunica che ogni giorno, nei primi due mesi di  questo 2013, abbassano le saracinesche ben 167 attività. In pratica, le città italiane stanno perdendo progressivamente i loro negozi ed esercizi commerciali, tanto che entro il prossimo mese di  dicembre potrebbero sparire ben 60mila aziende. La distribuzione commerciale è il settore maggiormente interessato da  questo triste fenomeno, visto che sono stati chiusi circa diecimila  negozi, senza dimenticare il 50% in meno di nuove attività, quasi ci sia la paura di affrontare un disastro annunciato.

Il primo trimestre dell’anno, inoltre, dovrebbe concludersi con  ulteriori peggioramenti, vale a dire un saldo negativo di oltre 14mila  unità (più di ventimila chiusure e poco meno di seimila aperture). Se  poi questo ritmo dovesse continuare fino alla fine dell’anno, si  arriverebbe alla scomparsa di sessantamila imprese, una vera e propria  “Caporetto” per il settore. Le previsioni della Confesercenti hanno  messo in guardia soprattutto bar, ristoranti ed esercizi simili.
C’è poi un altro aspetto di cui non si può non tenere conto. Il fatto che moltissimi negozi siano sfitti significa che il Fisco non riesce a  guadagnare venticinque miliardi di euro l’anno per quel che riguarda i  canoni di locazione. Il triste primato delle chiusure spetta alla città  di Cagliari (31%), seguita a ruota da Rovigo (29%) e Catania (27%). Quale soluzione verrà adottata in uno dei paesi con la pressione fiscale sulle imprese più alta ‘Europa?

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