martedì 26 novembre 2013

LA GERMANIA VEDE NERO: 8 MILIONI DI LAVORATORI SENZA CONTRATTO

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In Italia ci siamo abituati, nonostante gli appelli da parte di sindacati e di qualche politico che periodicamente sollecitano dall’emersione dal ‘nero’, la situazione del lavoro è inesorabilmente compromessa. Però, se qualcuno vi dicesse che la situazione in Germania è molto simile, se non numericamente più significativa, rimarreste basiti. Eppure è proprio così! Con un volume totale di 350 miliardi di euro sottratti alle casse dello Stato, oltre a essere la più grande economia d’Europa è anche in cima alla classifica dei Paesi del Vecchio continente per quel che riguarda il sommerso.

Si tratta del 13% della produzione economica tedesca e coinvolge 8 milioni di lavoratori. Il dato è emerso da uno studio realizzato dalla società di carte di credito Visa in collaborazione con l’università austriaca di Linz, e riportato dalla Süddeutsche Zeitung. «La responsabilità maggiore di questo risultato è da attribuirsi alla preferenza psicologica dei tedeschi di tenere soldi contanti nel portafoglio», ha scritto il giornale bavarese. Il 60% di loro continua a utilizzare denaro contante per le principali transazioni quotidiane e il pagamento attraverso la targhetta magnetica non ha mai raggiunto i livelli di altri Paesi occidentali, neppure in bar e ristoranti.
Per quanto riguarda le assunzioni senza regolare contratto, soprattutto nella capitale Berlino, trainata dal poderoso settore dell’edilizia, la diffusione del lavoro nero sembrerebbe la regola più che l’eccezione e la tendenza negli ultimi anni è andata in controtendenza rispetto al dato nazionale, che resta il più alto nel panorama europeo ma è segnalato comunque in lenta discesa rispetto al picco toccato nel 2003, quando l’economia ristagnava e la Germania era più o meno nella condizione in cui si trovano oggi gli Stati europei in crisi.
Negli ultimi tre anni, infatti, il riassorbimento della zona grigia si è accelerato, grazie al buon andamento dell’economia. Il mondo delle costruzioni sembrerebbe proprio aver creato l’ambiente perfetto per la contrattazione in nero. «Due terzi dei danni prodotti sono causati da imprenditori e lavoratori», ha proseguito la Süddeutsche, «che preferiscono accordarsi per pagamenti interamente illegali delle prestazioni fornite, l’altro terzo è dovuto alla prassi di versare sui conti degli operai somme inferiori rispetto a quelle effettivamente erogate».
Nell’edilizia la quota dell’economia sommersa è un terzo di quella totale dell’intero settore. Seguono a distanza i piccoli esercizi commerciali e la gastronomia. Ma la situazione è difficile anche in altri Stati, in particolare nell’ex Europa dell’Est, nei Balcani, in Grecia, Turchia e Italia. Se in termini assoluti nessuno strappa ai tedeschi la prima piazza, quando si rapporta la quota del lavoro nero al volume complessivo dell’economia nazionale è la Bulgaria a balzare in cima alla classifica, con il 31%. Seguono Romania, Croazia, Estonia e Lituania con quote di economia sommersa al 28%, quindi Turchia, Grecia e Italia dove la percentuale è superiore al 20.
Ed ora, chi glielo dice alla Merkel che il suo paese che bacchetta gli altri per rispettare le rigorose regole, ha un esercito di lavoratori che senza tutele di cui nessuno parla?
Fonte: CORRIERE DELLA SERA

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