L’Ungheria non
cede il passo contro l’usura internazionale e in nome della riacquisita
sovranità nazionale ed economica. Il primo ministro magiaro di
centro-destra Viktor Orban ha annunciato che sono in corso trattative
per cui diverse “utilities” – le compagnie che forniscono servizi –
dovranno essere rinazionalizzate, ovvero torneranno finalmente sotto il
controllo dello Stato e non rimarranno nelle mani di speculatori privati
senza scrupoli.
Da quanto
emerso negli ultimi giorni l’esecutivo alla guida dell’Ungheria è in
trattative per la nazionalizzazione di sei o sette utility con
l'obiettivo di abbassare i prezzi dell’energia dopo gli attacchi
speculativi al fiorino magiaro e le difficoltà create al governo Orban
dall’usura internazionale e dai suoi servitori delle agenzie di rating
privato.
Si
tratta di un tentativo deciso dal premier, che il prossimo anno dovrà
affrontare le elezioni con la sua coalizione, per aumentare il controllo
statale, andando contro il trend negativo di svendita e di perdita dal
controllo delle compagnie statali prevalente ormai in tutto il resto
d’Europa. «Non posso ancora fare rivelazioni ma siamo in colloquio
continuo per riacquistare o statalizzare almeno 6-7 società molto serie
che operano nel comparto delle utilities e che sono state
precedentemente privatizzate», ha precisato il primo ministro magiaro.
Tra i principali operatori del settore utility in Ungheria c’è anche
l’Eni tramite Tigaz, oltre alle tedesche E.On e RWE e alle francesi Edf e
GDF Suez.
Non può
stupirci una scelta del genere presa dal premier ungherese che da mesi
si batte contro lo strapotere dei Signori del danaro in patria e
all’estero. Una scelta responsabile in grado di avversare le ricette
economiche iperliberiste che puntano alla svendita delle compagnie di
fondamentale importanza per la collettività, evitando di regalarle a chi
problemi economici non ne ha (multinazionali, imprese private, banche,
ecc.). Operazione pianificata già da tempo: «Sono in corso colloqui con
sei o sette compagnie fornitrici di servizi di pubblica utilità
precedentemente privatizzate, per un loro riacquisto da parte dello
stato», aveva osservato Orban qualche giorno fa nella sua settimanale
intervista alla radio di Stato, soddisfatto delle strategie perseguite
dal governo e dei successi ottenuti sul piano politico-economico.
Il capo del
governo non ha comunicato i nomi di queste compagnie. Da quasi tre anni
Orban e il suo partito Fidesz continuano a perseguire i loro obiettivi e
ad inanellare una serie di successi nella lotta senza quartiere contro
l’usura, la Banca centrale magiara, le banche ungheresi e
internazionali, le tlc, nonché i famelici eurocrati sempre pronti a
colpire chi difende la propria libertà e quella del suo popolo dalla
troika dei grandi speculatori, rappresentata soprattutto dalla Bce e
dalla Commissione europea, ma sostenuta in questa lotta senza quartiere
da Fondo monetario e Banca mondiale, organizzazioni costituite da un
ristretto numero di banchieri e tecnocrati in grado di prendere
decisioni tali da rappresentare i veri nemici dei popoli sempre più
sfruttati.
Dopo essere
andato al governo nel 2010, con delle regolari elezioni politiche vinte
grazie a un consenso popolare diffuso, il governo Orban ha già ripreso
il controllo di alcune compagnie energetiche, tra le quali la
controllata magiara del gigante tedesco E.On, oltre alla quota in mani
estere della società petrolifera nazionale Mol e a una società idrica
che era finita nelle mani della francese Suez.
Tutto questo
vuole dire ritorno alla sovranità economica e nazionale nel rispetto del
popolo e dello Stato, un binomio inscindibile in una società normale
laddove l’economia sia davvero al servizio della politica e non il
contrario, come avviene quotidianamente in tutto il mondo, tranne in
America Latina dove sono riprese le nazionalizzazioni che avvengono nel
nome della patria bolivariana per volere di Nicolás Maduro, successore
di Hugo Chávez, oppure secondo le decisioni del governo boliviano di Evo
Morales o del peronismo di sinistra argentino rappresentato
egregiamente da Cristina Fernández Kirchner.
Nel resto del
mondo, invece, i Signori del danaro dominano incontrastati un nugolo di
indigenti, non più cittadini ma sudditi, spesso ignari volenti o nolenti
della loro misera condizione e delle vere cause del disagio sociale
crescente.
Persino
superfluo, infine, sottolineare come una notizia di genere, come questa
proveniente dall'Ungheria, abbia la capacità di delineare cosa avviene,
al contrario, nel nostro Paese proprio in questo periodo.
Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle”
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